Il clima si fa sempre più teso a Gerusalemme dopo una nuova ondata di violenza anti-ebraica che ha fatto due morti e quattro feriti. Per tutta la
Il clima si fa sempre più teso a Gerusalemme dopo una nuova ondata di violenza anti-ebraica che ha fatto due morti e quattro feriti. Per tutta la giornata al di fuori della Città Vecchia, nel quartiere di Essaouiya si sono registrati pesanti scontri tra decine di giovani con il volto coperto dalla kefiah e la polizia israeliana. Scene che riportano alla memoria la passata intifada. Secondo la Mezzaluna Rossa sarebbero 77 i palestinesi feriti.
“Le persone qui presenti non si sentono in alcun modo rappresentate dal presidente Mahmoud Abbas, è un traditore per noi, un presidente che ha venduto la sua patria. Collaborando con Israele ha di fatto impedito l’inizio della terza Intifada”, dice ai nostri microfoni un ragazzo con il volto coperto.
“Il primo motivo di queste proteste è l’intrusione nella moschea di Al-Aqsa; il secondo l’aggressione dei palestinesi stessi da parte delle forze di occupazione. Le ragioni sono tante e la vita per noi è diventata davvero pesante”, fa notare un altro giovane palestinese.
Intanto dopo la decisione del premier Netanyahu di chiudere per due giorni l’entrata alla Città Vecchia l’atmosfera che si respira attorno alla Spianata delle Moschee è quasi surreale. Negozi sbarrati, vicoli deserti, strade blindate. Israele minaccia il pugno di ferro ma Hamas risponde che questi attentati sono solo un avvertimento.