Crisi migranti in Asia, Indonesia e Myanmar: assistenza e poi rimpatrio

Crisi migranti in Asia, Indonesia e Myanmar: assistenza e poi rimpatrio
Di Giacomo Segantini
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Che facciano parte dei Rohingya (la minoranza musulmana perseguitata in Myanmar) o che vengano dal Bangladesh per sfuggire alla povertà, poco

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Che facciano parte dei Rohingya (la minoranza musulmana perseguitata in Myanmar) o che vengano dal Bangladesh per sfuggire alla povertà, poco importa. Saranno curati e poi rispediti indietro.

Anche il sudest asiatico vive la sua crisi dei migranti: in un campo profughi in Indonesia, nella provincia di Aceh, soltanto questa settimana sono stati registrati oltre 400 richiedenti asilo. Le altre destinazioni più gettonate: Malesia e Thailandia.

Finora le pressioni dei Paesi occidentali e delle Nazioni Unite sono riuscite solo ad evitare il peggio: “C‘è il principio di non respingimento, che vieta di rimandarli in situazioni o circostanze pericolose”, ha sottolineato Ban Ki-moon dal Vietnam.

Jakarta, però, insiste che si tratta di accoglienza temporanea. Persino più rigida la reazione delle autorità birmane: dopo che le foto di una “carretta del mare” con a bordo stipati 200 migranti hanno fatto il giro del mondo, il governo insiste che si tratta di persone originarie del Bangladesh.

Anche in questo caso: prima l’assistenza e poi il rimpatrio. Un approccio che non fermerà le nuove tragedie del mare: dopo il giro di vite della Thailandia sull’immigrazione, gli scafisti abbandonano sempre più spesso i migranti alla deriva.

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