La crisi ucraina e la violenza in Medioriente, le priorità del nuovo Segretario Generale della Nato

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Di Euronews
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La Nato difenderà la Turchia se il paese fosse attaccato dagli estremisti dello Stato islamico, lo ha affermato il nuovo segretario generale dell’Alleanza atlantica.

Jens Stoltenberg ha annunciato che visiterà la Turchia la settimana prossima perché Ankara sta pensando di usare la forza per respingere i militanti di Isil verso l’Iraq e la Siria.

“La nostra responsabilità di base – ha detto Stoltenberg- è di affermare chiaramente che proteggeremo la Turchia, secondo l’articolo 5 che prevede l’assistenza e la difesa di uno stato membro dell’alleanza, lo applicheremo alla Turchia se fosse attaccata”

L’ex premier norvegese ha preso funzioni a capo dell’Alleanza Atlantica questo mercoledi’.

Spiega James Franey, inviato di Euronews alla sede della Nato a Bruxelles:
“Non molto tempo fa la Nato era definita una reliquia della guerra Fredda. ma le minaccie ai confini dell’Europa dell’est e la violenza in Medio oriente hanno dato all’Alleanza una nuova ragione d’essere. Ora il nuovo Segretario Generale Stoltenberg dovrà convincere gli alleati a mettere le risorse finanziarie necessarie per affrontare seriamente questi pericoli”.

Quali sono le principali sfide che dovrà affrontare Jens Stoltenberg come segretario della Nato? Lo abbiamo chiesto a Julian Lindley-French, ricercatore presso l’Institute for Statecraft di Londra.

James Franey, euronews:
“Come potrà Stoltenberg convincere le nazioni europee a spendere di più per la difesa quando sono ancora alle prese con la crisi della zona euro?”

Julian Lindley-French, Senior Fellow presso l’Institute for Statecraft, Londra:
“Beh, la crisi della zona euro, di fatto nessuno se ne occupa. La stiamo finanziando semplicemente perché nessuna delle riforme strutturali di cui si avrebbe veramente bisogno per risolvere la crisi sono state attuate nei paesi europei, quindi stiamo semplicemente aspettando la crescita ….. in tale situazione, i bilanci della difesa sono un bersaglio molto facile”.
Quello che abbiamo visto negli ultimi quattro anni sono bilanci della difesa di fatto direi ‘violentati’ per mantenere l’assistenza sociale, la sanità, l’istruzione, nei paesi con l’austerità. Quindi, in un certo senso ciò che Stoltenberg deve fare è presentare la realtà in cui gli europei oggi vivono, e la realtà del declino americano. La grande stagione del dominio americano è ormai finita. E c‘è un altro fattore che si aggiunge. gli americani diventeranno autosufficienti per l’approvigionamamento energetico nei prossimi anni. Considerato il cambiamento generazionale al Congresso americano, i nuovi politici americani non saranno disposti a finanziare il benessere in Europa, utilizzando le forze militari americane per proteggere l’Europa. Gli europei si devono rendere conto che dovranno proteggersi da soli insieme agli americani, ma dovranno fare di piu’ per giustificare gli investimenti americani in europa.

James Franey, euronews:
“Quale dovrebbe essere la strategia a lungo termine con la Russia?”

Julian Lindley-French, Senior Fellow presso l’Institute for Statecraft, Londra:
“Da un lato, a mantenere la comunicazione aperta per costruire la fiducia e mantenere un rapporto. Ma allo stesso tempo, dobbiamo far capire alla Russia attraverso la Nato che nonstante tutto quello che i russi spendono – circa 700 miliardi di dollari entro il 2020, cioé circa 20 per cento di tutta la spesa pubblica russa và nelle forze armate, nonostante questi investimenti, l’alleanza riuscirà a spendere di piu’ e meglio. Possiamo comunicare questo a Mosca. Spiegare che tali investimenti russi nella difesa, impoveriscono la Russia nel lungo periodo, e minacciano lo stato russo, molto piu’ di quanto la Nato di fatto minacci la Russia. La Nato non sta minacciando la Russia, ma questa è la loro propaganda al momento. Quindi mantenere le comunicazioni aperte, mantenendo allo stesso tempo l’impegno degli Alleati affinché la Nato sia la maggior potenza militare nel continente europeo.

James Franey, euronews: “Quale ruolo dovrebbe avere eventualmente la Nato nel combattere lo stato islamico?”

Julian Lindley-French, Senior Fellow presso l’Institute for Statecraft, Londra:
“La Nato non avrà un ruolo diretto. Si tratta di una coalizione guidata dagli americani, e si vede che si tratta di una lezione imparata dalle operazioni in Afghanistan, con coalizioni guidate dagli americani che vanno al di là della Nato. Ma qui sta il valore dell’Alleanza: oggi la Nato agisce sia come generatore di coalizione che come un’alleanza militare. Ha standard di interoperabilità condivisi tra i membri e partner, cosicché quando si genera una coalizione, le forze militari dell’Alleanza possono agire in modo efficiente ed efficace molto più di qualsiasi altro partenariato di nazioni. Quindi, la Nato ha un chiaro ruolo da svolgere nella creazione di efficienza ed efficacia, ma non un ruolo politico da svolgere nel conflitto in Medio Oriente in questo momento.

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