Tony Gatlif: "lasciate in pace i rom"

Tony Gatlif: "lasciate in pace i rom"
Di Euronews
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I rom sono i protagonisti dei suoi film. Tony Gatlif, regista di origini gitane, nato ad Algeri e in Francia dall’età di 14 anni, ha girato film su questa popolazione in 35 anni di carriera. Una popolazione spesso incompresa e discriminata, sostiene.

Il suo ultimo film, “Liberté”, uscito lo scorso anno, narra le vicende dei circa 30mila rom francesi arrestati e deportati durante la seconda guerra mondiale. Sebbene Gatlif sia indignato per le espulsioni e lo smantellamento dei campi rom illegali in Francia, aggiunge che i fatti di oggi non possono essere paragonati alle deportazioni avvenute durante la seconda guerra mondiale.
Euronews ha incontrato il regista a Lione.

Valerie Zabriskie, euronews:
Signor Gatlif, lei è contrario agli smantellamenti dei campi Rom, tuttavia secondo i sondaggi circa il 60 per cento dei francesi sono favorevoli. Questo la stupisce?

Tony Gatlif, regista:
“Non ci posso far nulla. L’unica cosa che posso fare è spiegare, a tutte queste persone che non lo conoscono, il problema delle “gens du voyage”, un termine amministrativo. Io parlo piuttosto di rom, dei manouche che sono in Francia da molto molto tempo, spesso si dice dai tempi di Francesco I. E i gitani, i gitani che sono nel sud della Francia e della Spagna. Ecco, è tutto, è una popolazione che vive lì dal medioevo, sono in Europa e hanno contribuito all’Europa, alla cultura, a tutto quello che si intende per Europa. E dunque oggi ci vogliono far diventare invisibili. Vogliono che non esistiamo. Ma come può un popolo di dieci milioni di persone sparire all’improvviso? Perché dei capi di Stato decidono di fare delle leggi contro di loro affinché non si spostino più. Ciò vuol dire che quando si vuole che una popolazione non si sposti più le si impone l’obbligo di residenza. E’ quello che è stato fatto durante la guerra.

euronews:
Ma ora, appunto, visto che la Romania e la Bulgaria fanno parte dell’Unione Europea, ciò non si può fare. Hanno il diritto di andare in altri Paesi europei, ma dopo tre mesi, si dice, se non hanno un lavoro, o se sono un peso per la società, si ha il diritto di espellerli.

Gatlif:
“Quella legge è stata fatta per loro, non per tutti. Vicino casa mia a Parigi dove vivo adesso c‘è un senzatetto tedesco che è lì da tre anni. Qualcuno gli ha detto di andarsene in Germania? E’ un senzatetto tedesco, ha dei documenti tedeschi, ho parlato con lui. Quindi le leggi sono fatte per alcuni, sono leggi fatte per cittadini di secondo rango mentre altre sono fatte per i “veri” cittadini.
Ecco, ritengo che questa legge sia stata fatta unicamente per i gitani, per dire: attenzione, se l’Europa apre le porte, avremo qui tutti i gitani, che dal canto loro vogliono partire. Sanno molto bene che i gitani partono sempre, per cui fanno questa legge per fermarli e rimandarli a casa semmai restino più di tre mesi”.

euronews:
Ma appunto, dopo quello che è accaduto al vertice europeo di settembre, quello che è accaduto tra il presidente francese Sarkozy e la commissaria Reding, non sembra che la Commissione cominci a dare risalto a questo problema che viene definito il problema dei Rom in Europa?

Gatlif:
“Sono scioccati, credo che tutti i Paesi siano scioccati, perché altri Paesi, come la Spagna, non fanno quello che fa la Francia. La Grecia non lo fa, la Grecia ama i gitani. Mentre la Francia, all’improvviso tira fuori queste leggi con cui si vuole far partire, sloggiare delle persone, dei rom che sono là non so da quanto tempo. Da tre-quattro anni, credo anche di più, e li sloggiano dalle loro capanne, dalle catapecchie, dagli scatoloni, nei boschi sotto i ponti, le autostrade. Non sono case di lusso. E li fanno sgomberare in massa. Questo ci rammenta un trauma. Dei bambini appena svegli, mezzi nudi, nelle braccia delle madri, il panico ovunque. Non hanno il tempo di far le valigie e tutto questo è spaventoso. Non è comunque la retata del 1940, attenzione, ma è una retata comunque, una piccola retata”.

euronews:
“C‘è chi dice che ci sono dei rom, dei gitani con grandi carovane, belle macchine e dall’altro lato quelli che fanno le vittime, le donne con i loro piccoli per strada…”

Gatlif:
“Alla stazione di Lione quando sono arrivato una donna mi ha fermato. Aveva gli occhi blu, non era straniera. Era francese e mi ha chiesto dei soldi per i suoi figli. Davanti a me c’era tutta la sua miseria perché vive nella miseria, poverina, e quindi io non ho chiuso gli occhi. Che i gitani chiedano l’elemosina dà invece fastidio a tutti. Ma perché? Perché forse questo fa riflettere la gente sulla loro insicurezza personale. Si sentono importunati? Ma anch’io vengo importunato dai senzatetto. Ma è normale che lo sia. Ci manca solo questo, che crepino così, a terra, senza chiedervi nulla. E’ così. E’ il mondo nuovo, il mondo moderno”.

euronews:
Ma forse lei non è ottimista quando parliamo della copertura delle espulsioni di quest’estate, ma grazie a questo forse ci sarà più pressione sui capi di Stato europei affinché cerchino di affrontare questo problema che è europeo?

Gatlif:
“Io non ho paura dei capi di Stato europei. Non ho paura di chi governa l’Europa. Io temo la popolazione europea. A partire dal momento in cui un governo come la Francia che è un governo che ha fatto sognare tutta l’Europa dell’est durante il comunismo, perché era l’esempio del Paese dei diritti umani, a partire dal momento in cui un Paese dei diritti umani punta il dito contro una popolazione fragile, temo possa generare una fiammata. Temo che la gente di quei Paesi si dica, possiamo farlo perché il governo francese, il capo del governo francese ha detto che non sono persone perbene. Non ha detto che non sono persone perbene, ma ha detto che sono persone che creano problemi. Allora le persone che vivono accanto a loro in Romania, in Bulgaria, in Ungheria, ovunque, dicono la stessa cosa, che noi abbiamo dei problemi con loro”.

euronews:
Questo mese c‘è il summit di Bucarest sull’integrazione dei Rom in Europa. Cosa si aspetta da questo vertice? Cosa spera?

Gatlif:
“Che si lasci in pace questo popolo. Questo popolo non ha chiesto nulla. Questo popolo non ha mai fatto la guerra, non ha mai preso le armi. Non ha mai messo bombe. Questo popolo ha voglia di vivere. Che lo si lasci vivere e che gli si diano i mezzi per vivere, ovviamente, come tutti, come tutti gli europei. E che si smetta di affibbiare loro delle etichette negative o delle leggi che danneggiano la loro esistenza”.

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