Sono attese ulteriori cause contro il regime tariffario del presidente degli Stati Uniti dopo che la sua politica ha gettato nel caos i mercati azionari globali e causato ingenti perdite per i ricchi imprenditori che hanno sostenuto la sua elezione
Il regime tariffario del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta già affrontando un'azione legale e, secondo quanto riferito, altri ricorsi sono in fase di preparazione da parte di leader aziendali e avvocati conservatori in seguito alla crescente opposizione ai dazi da parte di influenti esponenti della destra.
La New civil liberties alliance (Ncla), un gruppo legale conservatore senza scopo di lucro con sede negli Stati Uniti, ha intentato una causa la scorsa settimana per conto di un'azienda di cancelleria con sede in Florida, dopo che Trump ha annunciato un prelievo del 34 per cento sulle importazioni dalla Cina come parte dei suoi dazi globali, che si va ad aggiungere al 20 per cento già in vigore.
L'Ncla ha dichiarato che il dazio imposto alla Cina è "dannosa" in quanto l'azienda di cancelleria, Simplified, dipende da materiali importati dalla Cina che non sono disponibili negli Stati Uniti.
"Il presidente Trump ha imposto il dazio invocando l'International emergency economic powers act (Ieepa)", ha dichiarato la Ncla in un comunicato. "Tuttavia, questo statuto autorizza specifiche azioni di emergenza come l'imposizione di sanzioni o il congelamento dei beni per proteggere gli Stati Uniti da minacce straniere. Non autorizza il presidente a imporre dazi".
La causa sostiene che non c'è alcun legame tra l'epidemia di fentanyl, che Trump ha usato per giustificare l'invocazione dello Ieepa, e i dazi.
"Nei suoi quasi 50 anni di storia, nessun altro presidente - compreso il presidente Trump nel suo primo mandato - ha mai cercato di usare lo Ieepa per imporre dazi", ha aggiunto il comunicato della Ncla.
Malumori repubblicani?
La Ncla è sostenuta dai finanziamenti dell'industriale miliardario Charles Koch e dell'attivista conservatore Leonard Leo. Come rivelato dalla Nbc News lo scorso anno, i due hanno investito milioni di dollari nel controverso Project 2025 della Heritage foundation, un documento programmatico che mirava a preparare le basi per una seconda presidenza Trump.
Il Bloomberg billionaires index mostra che le dieci persone più ricche del mondo hanno perso miliardi di dollari dopo che l'annuncio dei dazi di Trump ha mandato in tilt il mercato azionario globale.
L'amministratore delegato di Tesla e SpaceX Elon Musk ha perso oltre 100 miliardi di dollari (92 miliardi di euro), mentre l'amministratore delegato di Amazon Jeff Bezos e quello di Meta Mark Zuckerberg hanno perso almeno 20 miliardi di dollari (18 miliardi di euro) ciascuno.
Musk, che è a capo del dipartimento dell'Efficienza governativa (Doge) per volere di Trump, ha recentemente segnalato di non essere d'accordo con alcune politiche del presidente statunitense, tra cui la limitazione delle relazioni commerciali con l'Ue. Trump ha recentemente dichiarato che il periodo di Musk al Doge terminerà presto e che tornerà a gestire le proprie aziende.
Rachel Tausendfreund, ricercatrice senior presso il German council on foreign relations, ha dichiarato a Euronews che "c'è un notevole fermento sulla questione dei dazi in un'ampia e importante fetta di elettori repubblicani e soprattutto nella classe dei donatori".
"Se Trump perde popolarità, i repubblicani al Congresso potrebbero finalmente iniziare a opporsi a lui", ha aggiunto.