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Escalation militare in Siria: l'UE in cerca una posizione comune

Escalation militare in Siria: l'UE in cerca una posizione comune
Diritti d'autore  EU Mauro Bottaro
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Di Elena Cavallone
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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I ministri degli esteri dell'UE in Lussemburgo discutono dell'offensiva turca nel nord-est della Siria. Tra le opzioni sul tavolo sanzioni economiche ed embargo sulla vendita di armi all'esercito di Erdogan

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É sulla situazione in Siria che si tiene un altro banco di prova per l'unità degli stati membri europei e la credibilità dell'UE sulla scena internazionale. 

Al termine della riunione in Lussemburgo i ministri degli Esteri dell'Unione europea hanno concordato  una unanime condanna dell'attacco turco contro le milizie curde nella Siria nord-orientale, senza pero' pervenire a un embargo generale sulle armi. A rendere difficile una posizione forte sono gli aspetti legali derivanti dal fatto che la Turchia è membro della NATO.

I ministri si sono impegnati pero a mantenere "forti posizioni nazionali" sulla loro politica di esportazione di armi in Turchia. "Gli Stati si sono impegnati. É un documento del Consiglio e nei prossimi due giorni convocheremo il gruppo pertinente, per vedere come i Paesi lo mettono in pratica", ha affermato il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini.

"Per me era importante che l'iniziativa fosse europea perché in questo modo tutta l'Europa si mette in una posizione di pari condizioni nei confronti della Turchia, in modo che nessun Paese ne risenta più di un altro. Tutti insieme lavoreremo al blocco dell'export delle armi, ci sarà bisogno nei prossimi consigli europei di fare uno screening dell'applicazione di questo impegno in ogni Stato", ha commentato il ministro degli esteri Di Maio. "Adesso col dialogo e con la diplomazia dobbiamo lavorare per fermare questa escalation. Inizieremo dalla riunione dell'alleanza anti-Daesh che consentirà di mettere insieme tutti i Paesi che in questo momento sono preoccupati e anche quelli che sono attori".

Fumata nera anche sulla possibilità di introdurre sanzioni economiche contro la Turchia. Tra voci contrarie a questa opzione c'è l'Ungheria. Il primo ministro Viktor Orban prima dell'offensiva turca aveva già bloccato il tentativo dell'UE di emettere un avvertimento comune a Erdogan, mentre adesso insiste per un dialogo con Ankara al posto dell'adozione di misure punitive.

Tra i due paesi intercorrono strette relazioni economiche e politiche, come dimostra il fatto che a novembre Orban riceverà a Budapest il presidente Erdogan.

L'offensiva turca contro i curdi siriani ha già provocato tra i 150.000 e 160.000 sfollati secondo le Nazioni Unite e ha ucciso centinaia di civili.

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