Ancora in stallo i negoziati per la creazione di una safe zone nel Paese
La chiamano safe zone: un area cuscinetto nel nord est della Siria, presidiata da turchi e americani. Ma l'ipotesi è nel pantano dei negoziati in corso. Per il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che minaccia un attacco alle forze siriano curde alleate degli Stati Uniti, è necessario dare vita a un’area di sicurezza di circa 32 chilometri, controllata unicamente all'esercito turco.
Dice Erdoğan: "È la massima priorità del nostro Paese: drenare la palude del terrore nel nord della Siria. La Turchia non può sentirsi al sicuro finché le forze curde nel nostro sud, che stanno crescendo come una cellula tumorale e vengono foraggiate dalle pesanti armi dei nostri alleati, non saranno eliminate".
Per gli Stati Uniti, alleati delle Forze democratiche siriane (capeggiate dalle milizie curde), l’opzione ragionevole è quella di una zona sicura, controllata sia da turchi che da americani. Il Segretario alla Difesa Mark Esper ha aggiunto che un attacco contro i curdi, da parte della Turchia, in Siria sarebbe inaccettabile.
"Ciò che vogliamo fare è prevenire incursioni unilaterali che sconvolgerebbero, ancora una volta, gli interessi reciproci che sia gli Stati Uniti, che la Turchia e la SDF condividono nei confronti della Siria settentrionale", è la dichiarazione di Esper.
La SDF è l'acronimo di Syrian Democratic Forces e include le milizie curde, considerate organizzazione terroristica dai turchi. Ma con l'aiuto della SDF gli Stati Uniti hanno riconquistato al sedicente Stato islamico gran parte della Siria nord-orientale.