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Bielorussia, tra eredità sovietica e avvicinamento all'Europa

Bielorussia, tra eredità sovietica e avvicinamento all'Europa
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Di Euronews
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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La Bielorussia, dunque, guarda ad est o a ovest? Sta lentamento passando ad una maggiore democrazia o mantiene i suoi modi autoritari sotto il pugno di ferro del presidente Lukashenko, in carica da 22 anni? Il cammino è lungo, per un paese che ancora esegue condanne a morte...

In questa nuova puntata di Insiders, il programma di attualità di Euronews dedicato agli eventi più importanti del mondo, ci occupiamo della Bielorussia (o Belarus, che è il nome ufficiale del paese, riconosciuto dalle Nazioni Unite).

La nostra inviata Valérie Gauriat è stata a Minsk, la capitale, e in altre zone del paese, in coincidenza con il 25 marzo, il "Giorno della Libertà", una data importante per tutti i bielorussi, perchè ricorda la proclamazione della Repubblica Popolare Bielorussa. Era il 1918.
Quest'anno, dunque, si è celebrato anche il Centenario.

Le piazze di Minsk si sono riempite di giovani e meno giovani, in uno sventolio prodigioso di bandiere bianco-rosso-bianco, il colore della vecchia bandiera bielorussa, mandata in soffitta dal presidente Alexander Lukashenko.
Non è ufficiale nemmeno la data del 25 marzo: la festa nazionale della Bielorussia, infatti, è il 3 luglio. giorno che ricorda - nel 1944 - la liberazione di Minsk dalle truppe tedesche.

La buona notizia è che, quest'anno, le celebrazioni del 25 marzo sono state non solo tollerate, ma anche "ufficializzate" dal governo: anche se per poche ore della domenica pomeriggio e solo nel perimetro cittadino previsto dalle autorità.
In realtà, qualche arresto "preventivo" c'è stato, come quello di Mikalai Statkevich, storico oppositore di Lukashenko e suo rivale alle elezioni del 2010. Ma è sembrata, quella della Polizia, più un'azione dimostrativa che una vera repressione. La maggior parte degli arrestati è stata liberata la sera stessa.

Niente a che vedere con la dura repressione del 2017, quando semplici cittadini, attivisti, giornalisti e diverse centinaia di persone erano finite in carcere, sull'onda della protesta per l'emanazione della cosiddetta tassa "sui parassiti sociali", i disoccupati.
Decreto legge abolito nel gennaio scorso.
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Timidi segni di apertura?**
Forse, ma non ancora sufficienti per potersi garantire un avvicinamento, gradito dalla Bielorussia, all'Unione Europa. Troppo poco ancora per allentare la morsa - soprattutto economica - di Mosca.

C'è ancora troppo da fare, in termini di diritti umani, di libertà di stampa, di democrazia.
"Non possiamo andare a letto in Unione Sovietica e svegliarci subito in uno Stato totalmente europeo e democratico", dice il ministro degli esteri Vladimir Makei.
Per dire: ci vuole tempo.

Già, ma quanto tempo?

E in un paese diviso tra la sua eredità sovietica e la sete di modernità, due gioventù convivono fianco a fianco.
Chi sogna la liberta, la democrazia, l'Europa.
Chi, invece, si sente parte integrante di questa società bielorussa, fieri del loro amore per la Patria e dei loro sentimenti patriottistici.

Anche per questo, la Bielorussia si trova di fronte al bivio dei cambiamenti della Storia.

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