Quale futuro per il TTIP?

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Di Hans von der Brelie
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Il trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti tra l'Unione europea e gli Stati Uniti non è morto. Ora l'UE però spinge il CETA, il trattato libero scambio con il Canada.

Lucía distribuisce volantini contro il TTIP, il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Siamo in Spagna, a Barcellona, una delle città europee di centro-sinistra, dove la protesta contro la globalizzazione è particolarmente viva. Protesta sostenuta sia dai movimenti populisti della destra e della sinistra radicale contrari alla liberalizzazione delle merci e degli investimenti. Lucia coordina un movimento Ecologisti in azione. Sotto tiro le multinazionali e le grandi aziende.

“La nostra democrazia è minacciata, potremmo perdere la nostra sovranità e i nostri poteri per questi trattati, le nostre istituzioni e la società civile finirebbero nelle mani di pochi potenti che in fondo stanno uccidendo gli Stati”, ci racconta la giovane attivista.

Questa è l'economia che ci piace: quella che ci mette la faccia #StopTTIP#StopCETAAlberto_Zoratti</a> <a href="https://t.co/EbpJqyAm17">pic.twitter.com/EbpJqyAm17</a></p>&mdash; STOP TTIP Italia (StopTTIP_Italia) 24 ottobre 2016

Vantaggi e svantaggi del TTIP

Contrari e favorevoli. Ci troviamo da Ficosa, una multinazionale spagnola che produce accessori e ricambi per auto. L’azienda rifornisce le principali marche di tutto il mondo con un giro d’affari ultra miliardari. Ha succursali non solo in Europa, ma anche in Asia, Nord e sud America.

Hans von der Brelie, euronews: “Non è stato facile ottenere l’autorizzazione per le riprese: molte aziende non vogliono parlare del TTIP. Ma quali sono i vantaggi di un accordo transatlantico di libero scambio?”

Siamo a Madrid per incontrare e discutere con Emilio Varela, vice-presidente dell’associazione spagnola dei produttori di componenti per auto, Sernauto. Cinture di sicurezza, luci, freni, la maggior parte di questi componenti devono avere una doppia certificazione, in Europa e negli Stati Uniti. “Il 26% dei costi dei nostri prodotti sono aumentati a causa delle diverse normative. Il TTIP risolverebbe questo problema, e noi avremmo un successo maggiore, la nostra attività si potrebbe estendere e ci sarebbe più lavoro nel nostro paese. Se facessimo il 20% in più del fatturato si potrebbero creare 15.000 nuov posti di lavoro in Spagna”, ci racconta Emilio Varela.

Da Madrid ritorniamo a Barcellona per discutere con chi, come Lucia, è contrario al Trattato. Siamo da Lush, una catena di prodotti per il corpo e cosmetici bio. Con punti vendita in tutto il mondo, 250 solo in Spagna.

L’azienda da sempre è contro i test sugli animali, come ci spiega anche un supervisore Victor Manuel. Il TTIP aprirebbe le porte europee a cosmetici non in linea con l’etica del marchio. “Con questo Trattato non ci sarà più alcun controllo sull’uso di sostanze chimiche proibite nei cosmetici in Europa: Qui da noi i prodotti chimici vietati sono circa 1.300 mentre negli Stati Uniti sono solo undici. Un esempio su tutti è il piombo: in America viene ancora usato in cosmetica come ad esempio per i rossetti, ma noi non lo usiamo più invece”, ci fa notare Victor Manuel Bernal Santos.

Per gli ecologici e gli attivisti l’etichettatura è l’unico modo che hanno i consumatori di sapere cosa esattamente il prodotto contiene, da dove viene e di cosa è fatto. L’accordo del TTIP sta minacciando questo sistema, ovvero le informazioni di base importanti per decidere se comprare o meno un prodotto, in base ai nostri valori etici.

Flores Valles, si trova alla periferia di Madrid; è una delle più antiche aziende industriali della Spagna, fondata nel 1830. Oggi è leader mondiali nel settore di forniture per laboratorio. Il capo della divisione internazionale, Jorge Santos, è portoghese. Quando l’azienda ha deciso di aprire una filiale a New York, il governo americano ha obbligato la società ad assumere personale locale. Per il nostro manager una perdita di tempo che con il TTIP non si sarebbe verificata.

TTIP, un accordo che divide anche gli USA

“In America è ancora in vigore la legge Buy-American-Act per alcuni prodotti si deve comprare acciaio di fabbricazione americana, calcestruzzo made in USA e via dicendo, su prodotti strategici negli Stati Uniti una società europea non può fare nulla- a meno di non acquistare tutti i prodotti, tutte le materie prime negli Stati Uniti. Abbiamo una società all’interno del nostro gruppo che produce le cucine industriali per treni ad alta velocità: abbiamo vinto un grosso contratto negli States e abbiamo dovuto trasferire tutte le nostro tecnologie a una società americana nostra partner per porter lavorare”, fa presente Jorge Santos.

Insiders: TTIP MadridIntanto mentre in Spagna non si fermano le azioni di protesta, dall’altra parte dell’Atlantico di discute in vista delle presidenziali. Se la posizione di Hillary Clinton sul TTIP è ambigua, il candidato repubblicano Donald Trump non nasconde la sua posizione a favore delle norme protezionistiche. A metà ottobre abbiamo incontrato il segretario di Stato spagnolo Jaime García-Legaz per il Commercio. Dopo una riunione con il suo omologo svedese e altri colleghi europei, insieme ai ministri di Portogallo, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Italia, Regno Unito e Irlanda, è stata inviata una lettera aperta alla Commissione europea per sollecitare un rilancio dei negoziati.

Chi sono i nemici del TTIP?

“C‘è una certa avversità nei confronti del TTIP. Questo sia nell’estrema sinistra che nell’estrema destra in molte zone dell’Unione europea. Negli Stati Uniti c‘è un movimento protezionistico, di stampo populista. Trump ha attaccato l’accordo di libero scambio. Ma non credo che questo avrà molta rilevanza. Il libero commercio è una buona opportunità e il TTIP è un modo per proseguire su questa strada”, ci ha spiegato Jaime García-Legaz.

Many small EU companies export to the US. But where exactly are they from? And how small are they? #TTIP#SME#SMBpic.twitter.com/HZI0fC9J5c

— EU TTIP Team (@EU_TTIP_team) 22 gennaio 2016

Anche Lucia non è totalmente contro il libero scambio, è contro il Trattato. Perché, dal suo punto di vista, l’accordo potrebbe declassare gli standard ecologici e sociali utilizzati in Europa. Nelle ultime settimane migliaia di persone sono scese in piazza a Barcellona e Madrid per dire no al TTIP. A preoccupare è la creazione di un sistema di arbitrato speciale che permetterebbe alle multinazionali di dettare le regole. Sbagliato dice la Commissione europea. Vero, sostiene invece Tito Alvarez, il coordinatore delle la protesta dei tassisti: “Questi trattati sono accordi micidiali, rendono le persone degli schiavi, e puntano a dare maggiori benefici economici alle multinazionali, abolendo tutte le norme-standard, e le leggi in vigore in Europa da centinaia di anni.”

Che fine farà il TTIP? Il negoziato è destinato a fallire definitivamente o no? La proposta di accordo di libero scambio tra l’UE e gli Stati Uniti allarma i piccoli imprenditori anche se promette più occupazione. Quindi meno crisi. Forse una risposta sul suo futuro l’avremo dopo l’8 novembre.

Insiders TTIP Barcelona

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