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Wall Street ancora in perdita, pesa il mantenimento dei dazi sui prodotti cinesi

I mercati hanno subito una grande volatilità legata alla guerra commerciale scatenata dagli Stati Uniti
I mercati hanno subito una grande volatilità legata alla guerra commerciale scatenata dagli Stati Uniti Diritti d'autore  Canva
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Di Indrabati Lahiri
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Sebbene il presidente degli Stati Uniti Donald Trump abbia sospeso i dazi per 90 giorni sui prodotti di numerose nazioni, alla Borsa di New York continua a regnare il nervosismo

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Giovedì la Borsa statunitense è tornata in territorio negativo, dopo il rimbalzo del giorno precedente. Sulle contrattazioni a Wall Street ha pesato la valutazione dell'impatto della guerra commerciale in corso, dal momento che la sospensione dei dazi doganali, come spiegato dall'amministrazione di Washington, non riguarda la Cina. Contro la quale le barriere, dunque, restano.

I dati su inflazione e disoccupazione non placano gli investitori

L'S&P 500 ha avviato la giornata in calo del 2,3 per cento, dopo l'impennata del 9,5 per cento che aveva seguito l'annuncio del presidente Donald Trump di sospendere buona parte dei dazi. Allo stesso modo, il Dow Jones Industrial Average subiva una contrazione di 700 punti, pari all'1,7 per cento, alle 15:35 europee, mentre il Nasdaq composite fletteva del 2,7 per cento.

Neanche i dati sull'inflazione migliori del previsto, pubblicati giovedì mattina, sono bastati a restituire vigore al mercato azionario, reduce dal terzo miglior risultato dell'S&P 500 dal 1940. Gli economisti hanno sottolineato che i dati non erano così utili perché offrivano una situazione figlia delle condizioni passate, mentre proprio per via dei dazi i prezzi rischiano di aumentare anche fortemente nel prossimo futuro.

Neppure l'andamento della disoccupazione, anch'esso migliore del previsto, ha aiutato Wall Street: gli investitori appaiono concentrati soprattutto sul futuro. "Trump cambiato rotta", ha detto Bhanu Baweja, esperto di UBS, a proposito della decisione del presidente sui dazi, "ma il danno non è stato cancellato".

Trump mantiene i dazi sulla Cina

Trump si è dunque concentrato sulla Cina, mantenendo i dazi sui prodotti provenienti dalla seconda economia mondiale al 125 per cento. Anche se si dovesse negoziare una riduzione a qualcosa come il 50 per cento, e anche se si rimanesse solo al 10 per su altri Paesi, secondo Baweja il colpo all'economia statunitense potrebbe comunque essere sufficientemente grave da danneggiare la crescita prevista per i prossimi profitti aziendali americani.

Pechino, nel frattempo, si è rivolta ad altri Paesi del mondo nella speranza di formare un fronte unito contro Trump. L'Unione Europea, tuttavia, giovedì ha dichiarato di voler sospendere le proprie misure di ritorsione commerciale per 90 giorni, lasciando spazio a un negoziato. Il presidente americano e il suo segretario al Tesoro, Scott Bessent, hanno inviato un messaggio alle controparti mercoledì dopo aver annunciato la sospensione della guerra commerciale: "Evitate ritorsioni e sarete ricompensati".

Altre oscillazioni possibili nei mercati

A Wall Street ci si preparano ad altre oscillazioni del mercato, dopo che l'S&P 500 ha rischiato il tracollo. La volatilità potrebbe dunque caratterizzare le prossime sedute. L'S&P 500 è inoltre ancora al di sotto del livello in cui si trovava quando Trump ha annunciato l'imposizione dei dazi, la scorsa settimana, celebrando quello che ha definito "il giorno della liberazione".

"Tutto è ancora molto fluido, perché con Trump non si sa cosa aspettarsi", ha dichiarato Francis Lun, amministratore delegato di Geo Securities. "Assistiamo davvero a una grande incertezza nei mercati. E il rischio di recessione non è svanito".

Un segnale incoraggiante, tuttavia, arriva dal mercato obbligazionario, dove la situazione di stress sembra attenuarsi parzialmente. Il balzo in avanti nei rendimenti dei titoli sovrani statunitensi all'inizio della settimana hanno scosso il mercato, tanto che lo stesso Trump ha parlato mercoledì di come gli investitori stessero "diventando un po' nervosi".

Sembra invece migliorare la situazione sulle obbligazioni statunitensi

Diverse ragioni potrebbero essere all'origine del brusco e improvviso rialzo dei rendimenti di ieri, tra cui il fatto che gli hedge fund, i fondi speculativi, abbiano dovuto vendere i loro bond per raccogliere liquidità. O ancora che gli investitori al di fuori degli Stati Uniti abbiano liberato i portafogli dagli investimenti nei titoli americani a causa della guerra commerciale. Indipendentemente dalle ragioni, l'aumento dei rendimenti rende ancora più forte la pressione sul mercato azionario e può incidere sui mutui e sui prestiti concessi alle famiglie e alle imprese statunitensi. Nell'ultima seduta i bond decennali si sono però attestati su un 4,31 per cento, dopo il 4,5 di mercoledì mattina. Il dato resta però ancora superiore rispetto al 4,01 per cento della scorsa settimana.

Nei mercati azionari esteri, gli indici sono risultati in rialzo in Europa e in Asia nella prima seduta dopo l'annuncio di Trump. Il Nikkei 225 in Giappone ha guadagnato il 9,1 per cento, il Kospi della Corea del Sud il 6,6 per cento e il DAX tedesco il 5,6 per cento.

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