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I prezzi del petrolio salgono dopo l'attacco missilistico dell'Iran contro Israele

Il fumo si leva da una raffineria di petrolio nel porto mediterraneo della città portuale del Delta, Alessandria d'Egitto.
Il fumo si leva da una raffineria di petrolio nel porto mediterraneo della città portuale del Delta, Alessandria d'Egitto. Diritti d'autore  Amr Nabil/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
Diritti d'autore Amr Nabil/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
Di Tina Teng
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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I prezzi del greggio hanno subito un'impennata a causa delle preoccupazioni del mercato per una potenziale grave interruzione della produzione iraniana in caso Israele decida di attaccare il Paese come rappresaglia all'attacco missilistico dell'Iran di martedì

I prezzi del petrolio hanno subito un'impennata dopo che martedì l'Iran ha lanciato circa 200 missili balistici contro Israele, segnando un'altra escalation nel conflitto mediorientale. L'attacco era una rappresaglia per l'uccisione del leader di Hezbollah Nasrallah (e del capo politico di Hamas Haniyeh), seguita dal dispiegamento di forze di terra da parte di Israele nel sud del Libano.

Martedì i futures del Brent sull'Ice sono saliti del 2,9 per cento, a 73,56 dollari al barile, mentre i futures del Wti sul Nymex sono saliti del 3,5 per cento, a 70,92 dollari al barile. Entrambi i prezzi di riferimento del petrolio hanno continuato a salire di oltre l'1 per cento durante la sessione asiatica di mercoledì, raggiungendo rispettivamente 74,56 e 70,94 dollari al barile alle 4:45 del mattino CEST.

Per il momento l'impatto sul mercato petrolifero appare limitato, poiché la maggior parte dei missili è stata intercettata dalle difese israeliane, con un solo morto segnalato, un civile palestinese in Cisgiordania.

La preoccupazione principale per i mercati petroliferi è la possibilità di attacchi di rappresaglia contro le strutture petrolifere iraniane da parte di Israele, che potrebbero far salire i prezzi del greggio in modo significativo.

I prezzi del petrolio potrebbero subire ulteriori pressioni al rialzo

L'Iran è tra i primi dieci produttori di petrolio a livello globale, con una produzione che ad agosto ha superato i 3,3 milioni di barili al giorno, la più alta degli ultimi cinque anni, secondo l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec). L'Iran esporta metà della sua produzione, pari a circa il 2 per cento dell'offerta globale.

Inoltre, l'escalation del conflitto militare tra Iran e Israele potrebbe portare al ripristino delle sanzioni statunitensi sulle esportazioni di petrolio iraniano, facendo salire ulteriormente i prezzi del petrolio.

Josh Gilbert, analista di mercato presso eToro, ha dichiarato: "Ciò fornisce indubbiamente un sostegno a breve termine al petrolio, soprattutto se dovessimo assistere a un'ulteriore escalation delle tensioni geopolitiche".

Negli ultimi tre mesi i prezzi del petrolio hanno registrato una tendenza al ribasso a causa dell'indebolimento delle prospettive della domanda, indotto da dati economici globali più deboli, in particolare negli Stati Uniti e in Cina.

Nel frattempo la produzione petrolifera record negli Stati Uniti e il passaggio globale all'energia verde hanno contribuito al crollo dei prezzi. Nonostante questi venti contrari macroeconomici, l'intensificarsi delle tensioni geopolitiche rappresenta spesso un fattore rialzista per il mercato petrolifero.

Anche le recenti misure politiche della Cina potrebbero migliorare le prospettive della domanda del maggiore importatore di petrolio al mondo e far salire i prezzi. La scorsa settimana la People's bank of China (Pboc) ha annunciato un taglio dello 0,5 per cento del Reserve requirement ratio (RRR), accompagnato da una riduzione dei tassi di riferimento. La Cina ha inoltre attuato diverse politiche di allentamento per sostenere il settore immobiliare e i mercati azionari.

Gilbert ha aggiunto: "Anche il pacchetto di stimoli della Cina è un fattore significativo. Se si ritiene che la seconda economia mondiale sia destinata ad aumentare la domanda in un momento in cui l'offerta potrebbe essere limitata, ciò fornisce un vento di coda ai prezzi del greggio".

Riunione sulla produzione dell'Opec+

I mercati guardano anche all'imminente riunione online dell'Opec+, prevista mercoledì alle 12.00 GMT. Secondo il Financial Times il gruppo non dovrebbe apportare alcuna modifica all'attuale piano di taglio della produzione di 5,86 milioni di barili al giorno, anche se le fonti suggeriscono che potrebbe annullare i tagli di dicembre.

L'organizzazione aveva precedentemente concordato di aumentare la produzione congiunta di 180mila barili al giorno a partire da dicembre, come parte del suo piano per aumentare l'offerta nel 2025.

Tra l'aumento della produzione statunitense e il calo dei prezzi del petrolio, l'Opec+ è sotto pressione per il calo della quota di mercato e della redditività.

Nel frattempo i tagli volontari alla produzione non sono stati pienamente rispettati dai Paesi membri, con Nazioni come l'Iran e il Kazakistan che non hanno rispettato i loro impegni. Questi due Paesi hanno registrato un eccesso di offerta e si sono impegnati a compensare con tagli di 123mila barili al giorno a settembre e ottobre. Finché questi tagli compensativi non saranno rispettati, è improbabile che l'Opec+ aumenti la produzione.

Una situazione che sottolinea ancora il ruolo cruciale dell'Iran nell'influenzare le tendenze del mercato petrolifero. Un'ulteriore escalation delle tensioni geopolitiche potrebbe far salire nuovamente i prezzi del petrolio, complicando le prospettive dell'inflazione globale.

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