L'autore di "Cecità" arrivo tardi alla fama e fu anche un intellettuale impegnato a sinistra; nel 1998 vinse il Nobel, morto 12 anni fa, la sua opera è consegnata alla storia della letteratura
Se fosse ancora vivo oggi avrebbe avuto cent'anni, invece se n'è andato 12 anni fa dopo una vita prima da uomo comune poi da scrittore geniale. Il Portogallo celebra i 100 anni dalla nascita di José Saramago, venuto al mondo nel 1922 nella regione di Ribatejo a nord di Lisbona.
A pensarlo centenario subito viene in mente quella vista che si offusca per una pandemia, metafora di una mente che non vede oltre, "Cecità", il libro del '95 che gli valse la fama, nel '98 arrivò il Nobel per la letteratura. Scrittore impegnato, ateo, membro del partito comunista portoghese, da ultimo aveva animato i social forum. Morì a Lanzarote affetto da leucemia. Il Portogallo già da un anno ha dato il via a una serie di eventi celebrativi per il centenario della nascita.
Con la pandemia Saramago è stato considerato una sorta di veggente, il suo capolavoro "Cecità" è andato a ruba. Immaginando distopicamente un contagio diffuso e la spersonalizzazione dell'essere umano, numero tra numeri, sulla scia della peste di Camus, Saramago descrive un mondo di psicosi, paure e limiti. Alcune frasi di "Cecità" sono state tra le più citate durante il periodo pandemico e qui l'arte visionaria dello scrittore è assurta ancora una volta, a pieno titolo, a metafora dei tempi.