Dopo la firma dell'accordo con Parigi le opere sono tornate nella Repubblica africana del Benin. Si tratta dei depredati dai francesi nel 1892. Mancavano in patria da 130 anni
Con un volo speciale sono atterrati nella capitale della Repubblica africana del Benin i tesori reali saccheggiati nel 1892 dalle truppe coloniali francesi. Ad accompagnare in patria le 26 opere, restituite da Parigi, il Presidente Patrice Talon mentre nello scalo erano presenti tutti i ministri al gran completo.
Nei giorni scorsi era stato firmati l'atto di cessione di proprietà di questi beni che, dopo 130 anni di assenza, hanno fatto ritorno in Benin. Per l'occasione, a Cotonou, la città più popolosa del Paese africano si è tenuta una cerimonia in omaggio ai tesori restituiti. Tra questi anche due statue totem dell'antico regno di Abomey noto anche come il trono di Re Béhanzin, depredati durante il saccheggio del Palazzo.
"Sarebbe dignitoso per gli altri Paesi che ospitano l'arte africana seguire l'esempio della Francia. Il presidente Macron si è impegnato a restituire il patrimonio africano delle ex colonie nel novembre 2017 e a fine del 2020 ha approvato una legge che permette la restituzione", dice Calixte Biah, curatore del Museo di Storia di Ouidah, dove verranno esposte alcune delle opere.
Tra il XVIII e il XIX secolo, il regno di Abomey visse il suo periodo d'oro, che decadde dopo la conquista coloniale francese nel 1894, durante la quale vennero rubati migliaia di manufatti.
Secondo gli esperti, l'85-90% del patrimonio africano si trova attualmente fuori dal continente. Solo in Francia ci sono almeno 90.000 oggetti d'arte dell'Africa subsahariana, di cui 46.000 sono arrivati durante il periodo coloniale. Dal 2019, oltre al Benin, Senegal, Costa d'Avorio, Etiopia, Ciad, Mali e Madagascar hanno presentato richieste di restituzione.