Il Chievo e 4 club di serie C (Carpi, Novara, Sambenedettese e Paganese) rischiano di non essere iscritti al campionato per un intoppo burocratico: hanno pagato i contributi dei dipendenti in 12 rate - come concesso dall'Inps - anzichè in 4 rate, come richiesto dalla Covisoc. È battaglia legale
Davvero il Chievo rischia di essere cancellato dal calcio professionistico italiano per un cavillo burocratico?
Il rischio, purtroppo, è concreto.
È una vera battaglia legale quella in atto tra il Chievo da una parte e Covisoc (la Commissione di vigilanza delle squadre di calcio professionistiche della Figc) dall'altra, per l'iscrizione al prossimo campionato di serie B.
Una battaglia che stanno combattendo anche quattro società di serie C: Carpi, Novara, Sambenedettese e Paganese (anche se la situazione dei campani è più leggera e più risolvibile).
I cinque club hanno presentato il ricorso martedì e ora aspettano il parere della Covisoc, previsto per mercoledì e poi la decisione definitiva verrà presa dal Consiglio Federale di giovedì.
La cosa incredibile è che il Chievo, così come le altre società coinvolte, sembra assolutamente in regola: ha rateizzato in dodici mensilità (vero pomo della discordia) i contributi di ottobre e novembre 2020 dei dipendenti - a cominciare dai giocatori - usando una norma governativa anti-Covid riconosciuta dall'Inps, che, però, non è prevista dalla Covisoc, che - viceversa - pretende il saldo dei contributi in quattro rate e non in dodici.
Sulla carta non esiste, quindi, assolutamente nessun errore amministrativo (se non di interpretazione in "buona fede") da parte del Chievo e degli altri club, mentre la Casertana - anch'essa momentaneamente bocciata - sarà quasi certamente esclusa dalla serie C, perché non ha presentato la fidejussione necessaria da 350.000 euro (cosa regolarmente fatta dalle altre società).
Sembra davvero impossibile - eppure può accadere - che il Chievo venga cancellato dal calcio professionistico italiano soltanto a causa di una interpretazione differente della stessa norma da parte di diversi organismi (di cui, evidentemente, non tutte le società erano state debitamente informate).
Il Chievo rappresenta un pezzo di storia del calcio italiano.
Espressione di un quartiere di Verona, guidato dal 1964 dalla famiglia Campedelli - quella dei panettoni Paluani - il "Ceo" (come è soprannominato il Chievo dalle...sue parti) è salito per la prima volta in serie A nel 2001, sotto la guida tecnica dell'allenatore Gigi Del Neri, giungendo sorprendentemente al quinto posto nel suo primo campionato nella massima serie.
Da allora, 17 campionati di serie A - con partecipazione anche alle coppe europee -, intervallati da una retrocessione nel 2006-07 (con pronto ritorno in A l'anno dopo, in panchina Beppe Iachini): un ciclo concluso con la nuova retrocessione della stagione 2018-2019, che relega ora il Chievo in serie B.
Nella storia del calcio italiano, il Chievo è ricordato anche per essere stato il primo avversario di Cristiano Ronaldo in Italia, nella partita Chievo-Juventus 2-3 del 18 agosto 2018.
In caso di clamorosa e ingiusta esclusione, il Chievo e le altre società avranno ancora un'ultima strada da percorrere, prima di non essere iscritte ai campionati: il Collegio di Garanzia del Coni.
In caso di mancata iscrizione del Chievo, il Cosenza spera nel ripescaggio.
Per la serie C, ci sperano anche Pistoiese, Lucchese, Arezzo e altre squadre.