Nato: via dall'Afghanistan. Il primo maggio inizia il ritiro

Nato: via dall'Afghanistan. Il primo maggio inizia il ritiro
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L'Ue rinnoverà gli aiuti finanziari. Ma per gli esperti non basta, ci sarà una nuova fuga di massa da Kabul

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Non solo gli americani. Dall’Afghanistan presto andranno via, a partire già dal primo maggio, anche le truppe della Nato,  l'operazione di ritiro terminerà l'11 settembre 2021 e poi per gli afghani ci sarà il temuto salto nel buio.

L'obiettivo degli Stati Uniti nel 2001, seguiti poi dalla comunità internazionale, era quello di combattere al-Qaida e i talebani che hanno accolto l'organizzazione terroristica internazionale. Con l'uccisione di Osama Bin Laden, al-Qaeda è stata indebolita ma i talebani sono ancora là.

L'esercito afghano d'ora in poi dovrà difendere da solo le conquiste democratiche di questi ultimi venti anni, ma ''senza cedere qualcosa sarà impossibile ottenere la pace con i talebani – ammette Mir Haider Afzaly, presidente della commissione Difesa del parlamento dell'Afghanistan - ci sono però alcuni punti che il popolo afghano non è pronto a negoziare – ammonisce - vogliamo mantenere il controllo della difesa e delle forze dell'ordine. Non accetteremo nessun attacco ai diritti umani, ai diritti delle donne, alla libertà di parola e di stampa''. 

L'Unione europea in questi anni ha fornito a Kabul un supporto fondamentale per la costruzione infrastrutturale dello stato e la protezione del tessuto sociale. Ha anche supportato la formazione delle delle forze dell'ordine afghane per garantire la sicurezza alla popolazione civile. La collaborazione continuerà ma a condizione che i talebani non mettano in discussione i principi democratici.

"Vogliamo sostituire la presenza militare con un sostegno di natura politica – afferma Maria Arena, presidente della Commissione diritti umani al Parlamento Ue - e questo lo faremo continuando a finanziare i programmi di aiuto e sviluppo in Afghanistan, è ovvio che questa collaborazione sarà possibile solo se verrano rispettate le conquiste democratiche " 

La stabilità dell'Afghanistan ora dipende dai paesi confinanti: per l'Unione europea ora inizia una nuova fase politica fatta di sforzi diplomatici delicati con il Pakistan e l'Iran, che non hanno fatto mai mancare il loro supporto ai talebani e ad altre milizie armate.

Se i talebani dovessero riprendere il controllo di Kabul come nel 1996, la risposta armata da parte delle altre minoranze etniche sarebbe inevitabile. Ma la Nato, che dal canto suo ha perso molti uomini in Afghanistan è giunto il momento di mettere fine a questa operazione in cui gli scarsi risultati ottenuti sono costati la vita a molti civili provocando una fuga di massa di persone in cerca di sicurezza.

“L'Unione europea farebbe bene a prepararsi all'arrivo di nuovi flussi di rifugiati afgani – prevede l'esperta Shada Islam del College of Europe - che tentano di salvarsi la vita attraversando prima l'Iran poi la Turchia e da lì in Europa".

Dall'inizio del conflitto, quasi tre milioni di afghani hanno lasciato il Paese, tra questi un gran numero di richiedenti asilo si trova in Europa. I giovani di origine afghana rappresentano la maggior parte dei migranti che intraprendono la rotta balcanica, anche se spesso rimangono bloccati nei campi profughi della Grecia.

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