Iran-Iraq iniziavano a farsi la guerra 40 anni fa, oggi sono alleati legati a doppio filo

fabbricazione sovietica che cercano di attraversare il fiume Karun, nord-est di Khorramshahr, in Iraq, durante la guerra Iran-Iraq. Dietro, l'oleodotto Abadan in fiamme
fabbricazione sovietica che cercano di attraversare il fiume Karun, nord-est di Khorramshahr, in Iraq, durante la guerra Iran-Iraq. Dietro, l'oleodotto Abadan in fiamme Diritti d'autore AFP/AFP
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Di AFP, Redazione iraniana
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Il dittatore iracheno Saddam Hussein ordinò l'invasione dell'Iran il 22 settembre 1980 nel timore che i nuovi leader iraniani volessero esportare la rivoluzione islamica del 1979 anche nel vicino Iraq. Oggi i due paesi sono molto, molto legati.

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Esattamente quarant'anni fa, Iran e Iraq iniziavano a farsi la guerra (1980-1988). Oggi i due paesi sono decisamente più amici, a tal punto che l'Iraq è il primo partner commerciale dell'Iran. Teheran detiene un notevole capitale politico ed economico nella capitale irachena, Baghdad, tanto è vero che molti ex premier iracheni si sono formati in Iran.

La storia

Il dittatore iracheno Saddam Hussein ordinò l'invasione dell'Iran il 22 settembre 1980 nel timore che i nuovi leader iraniani volessero esportare la rivoluzione islamica del 1979 anche nel vicino Iraq.

Durante tutta la guerra, l'Iran ha offerto un rifugio sicuro ad una serie di gruppi ostili a Saddam, dai curdi al Consiglio Supremo per la Rivoluzione Islamica in Iraq passando per il suo braccio militare, la Brigata Badr - entrambi fondati in Iran nel 1982.

Coltivare tutti questi contatti ha permesso a Tehran di avere legami più stretti e di più lunga data con i successori di Saddam alla caduta di quest'ultimo, rispetto a quelli che poteva vantare Washington. 

Nei 17 anni successivi, gli iraniani si sono mossi con destrezza nei palazzi del potere iracheno. 

Dei sei primi ministri iracheni dopo l'invasione, tre hanno trascorso gran parte degli anni Ottanta a Teheran, tra cui Ibrahim al-Jaafari, Nuri al-Maliki e Adel Abdel Mahdi, dimessosi l'anno scorso.

Gli ufficiali della Brigata Badr occupano ancora posizioni di vertice nelle forze di sicurezza. Masrour e Nechirvan Barzani - le cui famiglie sono scappate da Saddam per rifugiarsi in Iran -  sono ora rispettivamente primo ministro e presidente della regione curda dell'Iraq.

"All'epoca era difficile immaginare che tutto questo sarebbe accaduto accaduto, che i partiti legati all'Iran avrebbero avuto le redini del paese", dice all'agenzia AFP Aziz Jaber, professore di scienze politiche all'Università Mustansariyah di Baghdad, sopravvissuto al conflitto. 

"L'Iran ha dei politici astuti", continua il docente. "Non ha coltivato prestanome [in Iraq] solamente a scopo bellico, ma ne ha beneficiato fino ad oggi".

Il polmone economico dell'Iran

Il rapporto tra i due ex nemici va ben oltre la politica.

Se durante il periodo di Saddam non esistevano scambi commerciali bilaterali, durante gli anni '90 i beni iraniani hanno trovato un mercato di sbocco (attraverso il contrabbando) lungo il confine poroso di 1.600 chilometri che divide i due paesi. In quel periodo, Baghdad era stritolata dalle sanzioni internazionali.  

Dopo la caduta di Saddam sono riprese le normali relazioni commerciali, come indica Esfandyar Batmanghelidj di Bourse & Bazaar, sito web di notizie e analisi a sostegno della diplomazia commerciale con l'Iran. "É l'ordine naturale delle cose, per due paesi confinanti. Si può fare lo stesso discorso per la Polonia e la Germania dopo gli orrori della seconda guerra mondiale".

Mentre l'Iraq cercava di rimettersi in sesto dopo l'invasione della coalizione guidata dagli Stati Uniti, sono stati decisivi i materiali da costruzione a basso costo provenienti dall'Iran. 

La relazione commerciale si è poi estesa ad altri settori come quello alimentare, dell'auto, quello dei farmaci fino ad arrivare all'import-export di elettricità attuale. 

Dalle albicocche agli antidolorifici, prodotti iraniani sono venduti in tutto l'Iraq a prezzi più bassi rispetto a quelli nazionali.

Secondo la Camera di Commercio iraniana, l'Iraq è il primo mercato per quei beni non derivati da idrocarburi, per un volume d'affari di 9 miliardi di dollari (7,7 miliardi di euro) tra il marzo 2019 e il marzo 2020.

Nel luglio scorso, il presidente iraniano Hassan Rouhani ha promesso di raddoppiare questa cifra. 

L'economia iraniana è sempre più in crisi a causa dalle sanzioni statunitensi imposte nel 2018, e così Teheran conta sempre più sull'Iraq come vero e proprio "polmone economico".

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"Le aziende iraniane cercano mercati pieni di consumatori, perché non è possibile far crescere le vendite in Iran", aggiunge Batmanghelidj.

Ma non tutti sono così felici delle buone relazioni tra i due paesi, a Baghdad.

"Gli iracheni al governo oggi hanno permesso all'Iran di entrare. Hanno svenduto il nostro Paese, la sua economia, l'agricoltura e la sicurezza", dice all'agenzia AFP Mohammad Abdulamir, veterano di guerra di 56 anni. "Ho combattuto per cinque anni, e sono stato prigioniero di guerra in Iran per altri dieci - e alla fine il mio Paese è stato consegnato all'Iran".

La sua frustrazione è condivisa da molti altri iracheni e ha raggiunto il culmine nell'ottobre dell'anno scorso, quando nella capitale e nel sud dell'Iraq sono scoppiate proteste senza precedenti contro una classe dirigente vista come corrotta, inetta e subordinata a Teheran.

Mesi dopo, un attacco di droni statunitensi a Baghdad ha ucciso il generale iraniano Qasem Soleimani e il comandante militare iracheno Abu Mahdi al-Muhandis.

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