LA COMMISSIONE EUROPEA INVITA I GIGANTI DEL WEB A PUBBLICARE I DATI SULLA NATURA E LA DIFFUSIONE DELLE FAKE NEWS RIGUARDANTI IL CORONAVIRUS
Bufale e pandemia, un pericolo salute e democrazia
A fronte delle numerose bufale relative al COVID 19, la Commissione europea chiede ai giganti della tecnologia di intensificare gli sforzi per rimuovere le notizie false in rete. Google, Facebook e Twitter, hanno acconsentito a pubblicare rapporti mensili circa la natura delle notizie false sul coronavirus condivise sui loro canali, compresa la sua origine e il pubblico di destinazione.
La Commissione desidera però che tutte le piattaforme più popolari adottino questo metodo.
“I cittadini devono sapere da dove arrivano e come arrivane le informazioni che ricevono- ha spiegato mercoledì la Vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourova. - Sono lieta di annunciare che Tiktok mi ha confermato che aderirà al codice europea sulla disinformazione e concluderà molto presto le formalità. Ora stiamo anche negoziando con Whatsapp".
Bruxelles afferma che la disinformazione non danneggia solo la salute dei cittadini, ma anche la democrazia e accusa Pechino e Mosca di diffondere campagne di disinformazione in Europa per scopi politici.
Le ingerenze straniere
"Per quanto riguarda gli attori, gli attori stranieri, citiamo chiaramente Russia e Cina e disponiamo di prove sufficienti per fare una tale dichiarazione perché abbiamo delle solide evidenze", ha dichiarato Jourova. Ma Marietje Schaake, direttrice del Cyber Policy Center di Stanford, ritiene che la Commissione debba fare un passo avanti e aggiornare la normativa, per garantire che le società private siano ritenute le responsabili di questi episodi di disinformazione.
"Hanno continuato ad attribuire la responsabilità di moderare, ridimensionare, e rimuovere informazioni dannose e persino illegali, proprio a quelle stesse aziende che hanno creato il problema. Quindi, qualsiasi soluzione proposta dalla Commissione europea che continui a privatizzare la sorveglianza dei contenuti online non risolve il problema, secondo me. E’ giunto il momento che i principi dello stato di diritto diventino le basi per procedere alla moderazione dei contenuti e che vi sia una maggiore trasparenza su ciò che fanno le aziende e sulla loro responsabilità ".
Attualmente i giganti della tecnologia partecipano alle campagne per la lotta alla disinformazione online solo su base volontaria.