Mano forte della polizia contro gli ortodossi che continuano a pregare in gruppo. Secondo una ricerca, un quarto dei morti per coronavirus è legato a questi ambienti
Con manganelli, mascherine e tute protettive, la polizia israeliana arresta gli ebrei ultraortodossi che non rispettano il divieto di pregare in sinagoga. Nel paese si contano 6808 casi confermati di infezione e 33 morti, almeno un quarto dei quali in ambienti ultra-religiosi.
Proprio gli stili di vita di queste comunità, formate da famiglie numerose, in cui non si leggono giornali nè si guarda la tv ma si prega tre volte al giorno, allarmano gli esperti, per il forte pontenziale di diffusione del contagio.
Secondo una ricerca pubblicata dai media, a Bnei Brak, località a maggioranza abitata da ebrei ultraortodossi, si registra un tasso di contagio del 34%, un terzo della popolazione locale, contro il 6% di Tel Aviv e il 10% di Gerusalemme.
In vista delle feste per la Pasqua ebraica, in cui è tradizione riunirsi in famiglia, le autorità hanno predisposto un inasprimento dei divieti e un aumento dei controlli.