"Woman", le parole inascoltate delle donne

"Woman", le parole inascoltate delle donne
Diritti d'autore Apollo Films
Di Frédéric Ponsard
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Il docu-film di Anastasia Mikova e Yann Arthus-Bertrand. Il fotografo: "E' un po' come andare dallo psicologo. A un certo punto le donne non parlano più per la telecamera, ma per sé stesse"

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"Woman" è il nuovo film della giornalista Anastasia Mikova e del fotografo Yann Arthus-Bertrand. Un progetto colossale, che ha l'obiettivo di ascoltare la voce delle donne di tutto il mondo, con testimonianze intime. Yann Arthus-Bertrand ci racconta la realizzazione del film: "Tutte le interviste sono state realizzate da donne, non era possibile fare altrimenti", spiega ai nostri microfoni. "Le domande sono piuttosto intime, sono donne che parlano alle donne. Abbiamo progettato tutto nei minimi dettagli con Anastasia, i fixer hanno preparato le domande in anticipo, perché non è facile parlare davanti a una telecamera, sapendo che quello che stai per dire sulla tua vita intima lo vedranno milioni di persone. Bisogna essere preparati e accettare di farlo. Abbiamo girato per due anni, ma dietro c'era quasi un anno di preparazione".

2000 donne sono state intervistate, in 50 Paesi diversi, sull'istruzione, sul mondo del lavoro, ma anche sull'indipendenza finanziaria, sulla sessualità o sulle mestruazioni. "Sono interviste, ne abbiamo messi uno o due minuti nel film, ma le interviste durano dalle due alle tre ore".

E' un po' come andare dallo psicologo. A un certo punto le donne non parlano più per la telecamera, ma per sé stesse
Yann Arthus-Bertrand
Fotografo e co-regista di "Woman"

"Sono come libere, sono al buio con una luce davanti a loro, vedono a malapena la giornalista, fissano la telecamera e diventa una discussione molto personale", conclude Arthus-Bertrand.

Questo documentario è un'occasione per ascoltare parole inascoltate e per vedere le ingiustizie subite e la forza della resistenza che anima le donne di tutto il mondo.

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