Peter Hook: "Unknown Pleasures non ci piaceva. Lo avremmo voluto più punk"

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Di Francisco Marques
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L'ex chitarrista e fondatore dei Joy Division si svela ai microfoni di Euronews

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Un album cult della musica rock festeggia i suoi primi quarant'anni. "Unknown Pleasures" dei Joy Division ha segnato l'inizio di una storia che gli ex membri della band amano raccontare. Come Peter Hook, bassista e fondatore del gruppo, che a Euronews svela che all'epoca il risultato non gli era piaciuto: "Bernard Summer ed io non eravamo soddisfatti della produzione. Pensavamo che fosse un brano troppo 'vecchio' per noi, troppo 'bello'. Volevamo che fosse molto punk, come i Clash, come i Sex Pistols. Non abbiamo fatto questo album perché diventasse un cult quarant'anni dopo".

Tutto quel che volevano i Joy Division era fare musica e suonare dal vivo, dice Hook: "Era divertente aspettare le recensioni. Da un lato non ti interessano, ma dall'altro sì. Cose del genere sono una spada a doppio taglio. Ma come gruppo eravamo felici, ci credevamo. È stato solo dopo che la malattia di Ian Curtis ha cominciato a incombere sul gruppo".

Colpito da epilessia, poi schiacciato dalla crisi coniugale e dalla pressione dell'industria musicale, a meno di un anno dall'uscita di "Uknown Pleasures" il cantante si tolse la vita. Un'esperienza traumatica per Hook, che ricorda: "Vedevo quel che succedeva a Ian e non potevo aiutarlo. E poi abbiamo dovuto convivere con il senso di colpa del sopravvissuto, anche se eravamo molto giovani e c'erano persone molto più mature e istruite, degli esperti che si prendevano cura di lui. Se loro non avevano potuto farlo, perché mai tre idioti di 21 anni pensavano che avrebbero potuto aiutarlo?"

Dopo la scomparsa del frontman, i Joy Division divennero i New Order, da cui Peter Hook si separò nel 2007. Nel 2010 Hook decise di celebrare l'amico nel trentennale della morte esibendosi live con il suo nuovo gruppo, Peter Hook and The Light. Una decisione non presa alla leggera, racconta: "L'eredità di Ian Curtis era un'eredità molto ingombrante da raccogliere. Le aspettative erano alte e morivo di paura, ma dovevo farlo, perché l'alternativa era tornare a fare il deejay".

Una decisione che però ha dato grandi soddisfazioni, perché, continua Hook, "Ian Curtis aveva grandi ambizioni per il gruppo, in tutto il mondo, non solo a Manchester o in Inghilterra. Aveva l'ambizione di portare la musica dei Joy Division ovunque, perché era il nostro più grande fan. E io sento che, facendo quello che ho fatto, in realtà ho realizzato quell'ambizione per lui. Penso che ne sarebbe molto orgoglioso. Poter andare a suonare in Messico, Portogallo, Brasile, Mongolia, come abbiamo fatto noi, andare in tutti questi posti a suonare la musica che amo e che ho contribuito a creare con altri, è una sensazione meravigliosa. Insomma, è un gran bel lavoro, quello che faccio".

Ed è quello che stanno facendo in questo momento Peter Hook and the Light, portando in tutto il mondo la musica dei Joy Division e dei New Order. Nel maggio del prossimo anno suoneranno di nuovo "Unknown Pleasures" in due concerti speciali a Londra e Manchester.

Journalist • Selene Verri

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