"L'intervento militare in Siria è illegale": al vertice di Mosca accuse alle potenze occidentali

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Di Euronews
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Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, in una conferenza stampa trilaterale (Russia, Iran, Turchia) sulla Siria critica ancora la decisione di Trump, Macron e May di bombardare le presunte installazioni di armi chimiche che sarebbero in possesso del regime di Assad.

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La crisi siriana deve avere una soluzione politica. Qualsiasi azione militare è da considerarsi illegale. Dal trilaterale di Mosca, che ha riunito attorno a un tavolo i ministri degli Esteri di Russia, Iran e Turchia, viene ribadito l'impegno - assunto nell'incontro di Ankara del 4 aprile scorso - per arrivare a un "cessate il fuoco duraturo".

"Il nostro obiettivo - ha dichiarato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Chavushoglu- è quello di trovare una soluzione politica per la Siria. Sono convinto che si tratti dell'opzione migliore e qualsiasi soluzione militare è illegale e insostenibile".

Azione illegale, dunque, la cui responsabilità - per Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo: "Dobbiamo confermare i tentativi in corso di ostacolare i progressi nel dialogo tra Siriani. Ma bisogna dire che - mentre noi insieme lavoriamo, costruiamo quel dialogo - alcuni nostri colleghi stanno tentando di distruggere il processo di un costruttivo sforzo congiunto, senza prendere in considerazione che si tratta di una violazione della legge internazionale. Mi riferisco all'azione di Stati Uniti, Regno Unito e Francia contro la Siria il 14 aprile scorso".

Al centro dei colloqui anche la difficile situazione umanitaria, in particolare della Ghouta orientale, e l'utilizzo delle armi chimiche.

"Abbiamo già condannato l'uso delle armi chimiche - ha ribadito Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri iraniano- ma non crediamo che manipolare la legge a titolo personale per interessi politici possa servire a qualcosa, se non a complicare la situazione"

Le potenze occidentali hanno accusato il governo siriano di aver lanciato un attacco chimico nella città di Douma il 7 aprile scorso, un'accusa che Damasco (e la Russia) negano fortemente.

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