Gilliam: "L'arte? Un eterno conflitto tra controllo e fantasia"

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Di Katharina Rabillon
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Terry Gilliam, la sua visione dell'arte, dell'Opera e del cinema. "Sempre autocritico, odio e un minuto dopo amo quello che faccio".

Terry Gilliam mette in scena la sua seconda opera di Hector Berlioz, questa volta all'Opera Bastille. Come nei suoi film tipo "Brazil", crea sogni e universi unici.

L'iconico regista, sceneggiatore, comico e animatore ci dà un'idea della sua visione.

TERRY GILLIAM: "Nei film sono sempre lì con la macchina da presa molto vicina all'azione, qui sto lavorando con Leah Hausman che è la mia co-regista e mi ha insegnato tutto il poco che so dell'Opera. Lei è là fuori a lavorare con i cantanti sul palco, io sono seduto dietro e la osservo, qualcosa che non posso fare nel cinema perché sono sempre nel mezzo dell'azione. Lì non abbiamo il tempo di provare molto: usciamo e giriamo e facciamo in modo che tutto avvenga al momento, è difficile abituarmi a questi nuovi ritmi: sono molto diversi per me".

"Non servono solo bravi cantanti, hai bisogno di bravi attori: è molto importante perché altrimenti i personaggi non prendono vita e noi cerchiamo di impedirgli di cantare al pubblico, cerchiamo di tenerli nella scena. In amore concentrati sulla persona di cui sei innamorato non dire: 'Ciao pubblico, ciao, amami'. No: fatti amare".

"Devi essere molte cose diverse per essere un bravo artista. Devi avere passione, devi avere sogni, devi avere capacità di resilienza, devi essere in grado di controllare cose, oggetti. Questo è quello che penso che l'arte sia: il conflitto tra controllo e fantasia. Se queste due cose funzionano bene, puoi fare grandi cose; si combatte con se stessi tutto il tempo facendo arte perché devi essere il tuo peggior critico se hai intenzione di fare qualcosa di buono. Odi quello che fai poi lo ami il minuto successivo".

"Tutto quello che faccio, i film, l'opera, lo odio tanto quanto mi piace. È una linea molto sottile, al momento non ho piani, non ho piani nella mia vita, fondamentalmente, perché quando finisci qualcosa il mondo crolla; quando lavori c'è un mondo che stai creando ed esiste e domina la tua vita. Quando è finito è come i set: tutto scompare, l'illuminazione va, via tutto... e tu sei solo in un buco nero, un po' come la stanza in cui siamo seduti al momento".

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