Roma, Napoli, Matera, Latina, Viterbo, Caserta, Torino, Milano, Foggia, Reggio Emilia. Le perquisizioni in chiave antiterrorismo compiute nelle ultime ore dalla polizia coinvolgono tutto il territorio italiano. Da Nord a sud.
Quella esistente, dunque, è una rete capillare. Ma quali sono le reali conseguenze degli arresti effettuati oggi? Lo abbiamo chiesto al Generale Giuseppe Morabito, ufficiale in congedo dell'Esercito Italiano e docente presso il Nato Defence College Foundation.
Morabito spiega che gli arresti servono soprattutto a limitare l'attività delle cellule jihadiste presenti sul territorio nazionale e che fanno in modo che l'organizzazione perda tasselli fondamentali del suo organigramma: ciò ne rallenta inevitabilmente l'azione. La conseguenza negativa dell'operazione antiterrorismo è che gli arresti alimentano il rischio di azioni indipendenti di lupi solitari, sfuggiti alle retate, che potrebbero sentirsi "persi e senza più punti di riferimento" e quindi senza nulla da perdere, venendo così spinti a compiere nuovi attentati.
L'allerta quindi rimane alta ovunque ma l'altissimo livello in termini di capacità e di addestramento dell'intelligence e delle forze dell'ordine italiane è tale che la minaccia possa essere quasi arginata. Anche nei prossimi giorni di festa. E l'aver reso l'opinione pubblica partecipe di quanto sta accadendo, serve a potenziare il livello di attenzione dei singoli cittadini, questione fondamentale nella lotta al terrorismo.
Il depotenziamento del Sedicente Stato Islamico in Siria e in Iraq fa sì che la propaganda jihadista si sviluppi con mezzi alternativi e che i reclutamenti avvengano principalmente via web. Un fenomeno dunque sempre più difficile da controllare ma colpi come quello sferrato dalla polizia negli ultimi giorni servono quantomeno a prendere tempo.