Presidente macedone a euronews: "La frontiera è chiusa solo per chi non ha documenti validi"

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Di Euronews
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La repubblica ex-jugoslava di Macedonia è al centro dell’attenzione dei media per la crisi dei rifugiati. Se migliaia di migranti si ritrovano

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La repubblica ex-jugoslava di Macedonia è al centro dell’attenzione dei media per la crisi dei rifugiati. Se migliaia di migranti si ritrovano bloccati a Idomeni è perché la Macedonia ha sbarrato loro il passaggio, mentre anche Serbia, Croazia e Slovenia hanno chiuso le frontiere.

Euronews ha intervistato in merito il presidente macedone Gjorge Ivanov.

“La nostra frontiera non è chiusa” precisa. “Quello che è bloccato è l’attraversamento illegale che i migranti erano soliti fare in passato. Chiaramente chiunque voglia essere registrato e porti con sé documenti validi può passare.”

Ma nei mesi scorsi, la disponibilità della Germania e di altri Paesi ad accogliere rifugiati, in particolare siriani, aveva portato all’apertura di una sorta di corridoio umanitario nei Balcani, un’area i cui abitanti sanno bene cosa significhi la guerra.

“La Macedonia ha ospitato rifugiati anche in passato” ricorda Ivanov. “Prima con la guerra in Bosnia, poi con quella in Kosovo, 360.000 rifugiati sono stati nel nostro Paese. Quindi non è la prima volta che abbiamo fornito ospitalità.”

Ivanov sostiene che il suo Paese paga gli errori dell’Unione europea e che le istituzioni macedoni hanno speso finora 25 milioni di euro per far fronte a questa crisi, senza ricevere nulla da Bruxelles.

Sull’accordo tra la Turchia e i Ventotto afferma: “È presto per commentarlo. Dobbiamo vedere quali soluzioni verranno finalizzate tra una settimana. È molto importante che si cerchino soluzioni, perché questo è solo l’inizio della crisi dei migranti. Per essere più chiari, dovremo affrontare per tutta la vita queste crisi e questi movimenti di persone.”

Il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, contesta le affermazioni di Ivanov, riferendo che l’Unione europea fornisce alla Macedonia oltre 600 milioni di aiuti strutturali in 7 anni e 52 milioni per la crisi dei rifugiati.

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