Grecia, Unhcr "Dobbiamo essere pronti a migliaia di nuovi arrivi"

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La chiusura della frontiera macedone e poi l’aumento delle temperature. Un mix esplosivo per la Grecia, alle prese oggi con l’arrivo di duemila

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La chiusura della frontiera macedone e poi l’aumento delle temperature. Un mix esplosivo per la Grecia, alle prese oggi con l’arrivo di duemila migranti al giorno dalla vicina Turchia.

Per capire qual è la situazione sul campo, Euronews ha intervistato Philippe Leclerc, responsabile dell’Agenzia Onu per i rifugiati ad Atene.

Euronews
Lei si trova oggi al centro della crisi. Come è la situazione sul campo, dopo la chiusura delle frontiere al nord?

Philippe Leclerc, UNHCR Atene
Ci troviamo senza dubbio in uno stato di crisi, in particolare al confine con la Repubblica di Macedonia, dove 10.000 persone sono in attesa di poter attraversare la frontiera, che però resta chiusa. Ieri soltanto in quattrocento sono riusciti a passare il confine. Stiamo convincendo gli iracheni e i siriani sul posto a recarsi ai centri di registrazione gestiti dalle autorità greche.

Euronews
Crede che la decisione di chiudere le frontiere lungo la Rotta Balcanica possa davvero scoraggiare le persone, i rifugiati e i migranti a mettersi in viaggio verso l’Europa?

Philippe Leclerc
Al momento non c‘è nessuna riduzione dei numeri. Forse potrebbe accadere nelle prossime settimane. Dobbiamo prepararci qui in Grecia a ricevere un altissimo numero di persone nei prossimi mesi. Ecco anche la ragione del piano di emergenza presentato dalla Commissione Ue, che ora deve essere implementato in modo da permettere alle persone di poter andare anche in altri posti, in modo organizzato.

Euronews
Come stanno rispondendo i comuni cittadini all’attuale crisi?

Philippe Leclerc
Dal punto di vista dell’accoglienza, direi che nella maggior parte dei casi, la popolazione sta reagendo molto bene. Certo c‘è chi parla di invasione, poi ci sono alcuni sindaci che hanno vietato la costruzione di campi profughi nei loro comuni, ma in generale c‘è molta solidarietà. Resta il problema della capacità di Ong e governo di far fronte agli arrivi.

Euronews
Cosa si aspetta dal vertice di lunedì tra Unione europea e Turchia?

Philippe Leclerc
Ci aspettiamo che vengano prese decisioni a livello generale. Chiediamo che si lavori a risolvere i conflitti che alimentano questi esodi di massa verso Paesi come la Turchia. Chiediamo anche Paesi come Libano, Giordania e Iraq, che oggi ospitano la maggior parte dei rifugiati siano aiutati non soltanto con lo stanziamento di fondi, ma anche con politiche di ricollocamento a livello globale. Ed ecco perché noi dell’Agenzia Onu per i rifugiati abbiamo chiesto che in futuro il 10% dei rifugiati siriani siano ricollocati non soltnato in Europa, ma in tutto il mondo: dal Sud America all’Australia.

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