Turchia, leader del CHP: pronti a governo di coalizione dopo voto anticipato

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La Turchia attende con il fiato sospeso il voto anticipato, dopo il fallimento dei negoziati tra le forze politiche entrate in Parlamento con le

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La Turchia attende con il fiato sospeso il voto anticipato, dopo il fallimento dei negoziati tra le forze politiche entrate in Parlamento con le elezioni del 7 giugno scorso. Per molti analisti, il Paese potrebbe essere avviato verso il governo di un solo partito o verso un nuovo stallo, all’indomani dello scrutinio. Nell’algebra delle alleanze, importante sarà il ruolo del Partito popolare repubblicano (CHP), la prima forza di opposizione. Euronews ne ha intervistato il leader, Kemal Kılıçdaroğlu.

Nezahat Sevim, euronews: Se il Partito popolare repubblicano arrivasse al potere dopo le prossime elezioni, come avanzerebbero i negoziati tra la Turchia e l’Unione europea?

Kemal Kılıçdaroğlu: Avanzerebbero rapidamente. Non aspetteremmo che l’Unione europea apra un nuovo capitolo. Qualunque siano gli standard dei Paese membri, in tema di democrazia, leggi, uguaglianza tra i sessi, indipendenza della magistratura, faremmo il necessario. Non aspetteremmo l’apertura di un nuovo capitolo negoziale per fare le riforme. Riusciremmo a sorprendere l’Unione europea. Bruceremmo le tappe senza che ancora ci sia stato richiesto.

euronews: Il 7 giugno scorso, in Turchia ci sono state regolari elezioni. Ma le trattative tra i leader politici non hanno dato risultati. Il suo partito è arrivato secondo, eppure lei non ha ricevuto l’incarico di formare un governo. A suo avviso, perché?

Kılıçdaroğlu: La persona che ha sabotato quelle elezioni è la stessa che occupa il Palazzo presidenziale, ovvero il signor Erdogan. La costituzione impone che il presidente sia super partes, eppure lui non lo è stato. Ha partecipato ai raduni elettorali del suo partito, l’AKP, chiedendo apertamente il voto degli elettori. Non ha mai voluto formare una coalizione. Ha detto che sarebbe stato un suicidio se il premier incaricato Davutoğlu avesse formato una coalizione. Alla fine, non c‘è stata alcuna coalizione e si torna alle urne.

euronews: I sondaggi indicano che i risultati delle prossime elezioni saranno simili ai precedenti. E’ improbabile che un partito possa governare da solo. Questo significa che seguiranno nuove trattative. Che cosa farà il suo partito?

Kılıçdaroğlu: Se diventeremo il primo partito e se saremo incaricati di dare vita a un governo di coalizione, non esiteremo a farlo. La Turchia non può perdere altro tempo, né convocare nuove elezioni. I problemi non aspettano; anzi, si stanno ingigantendo. Siamo in contatto con tutte le forze rappresentate in Parlamento. Siamo l’unico partito che dialoghi con tutti gli altri. Siamo in contatto con il MHP, con il HDP e anche con l’AKP. In Parlamento ci sono due poli opposti: il HDP e il MHP. E anche loro hanno accettato l’idea di formare una coalizione insieme a noi.

euronews: Dopo un cessate il fuoco durato quasi due anni e mezzo, il terrorismo è tornato a emergere in Turchia, in seguito alle ultime elezioni. Il processo di pace avviato per risolvere la questione curda è a un punto morto. Se il Partito popolare repubblicano arriverà al governo, come pensa di risolvere il problema?

Kılıçdaroğlu: Il motivo per cui finora questo problema non è stato risolto è che i politici non hanno fatto il loro dovere. Hanno sempre pensato che fosse una questione di sicurezza e ne hanno affidato la gestione alla polizia e all’esercito. Il luogo in cui si può risolvere il problema è il Parlamento. Dobbiamo creare una commissione parlamentare per la riconciliazione. Se riusciremo a creare un ampio consenso in Parlamento, il problema può essere risolto. E il nostro partito è l’unico che possa farcela. Non ce ne sono altri.

euronews: Essendo un partito di sinistra, il Partito popolare repubblicano non può sperare di vincere anche nelle regioni orientali, dove c‘è una forte minoranza curda. Che cosa contate di fare per ottenere anche l’appoggio di quella parte di elettori?

Kılıçdaroğlu: Da anni nel nostro Paese esiste una polarizzazione politica, una separazione su base etnica. I curdi votano per il HDP, che considerano il loro partito. In una delle nostre campagne, abbiamo fatto presente ai curdi che il Partito popolare repubblicano ha fatto di tutto per risolvere la questione, tracciando anche una roadmap. Perché non votare per noi? Ci hanno risposto che loro hanno il loro partito e che voteranno per quello. Abbiamo detto: Ma siamo noi che abbiamo trovato la soluzione. E loro: il vostro è un partito socialdemocratico, lo avreste fatto in ogni caso. Quindi non possiamo che prendere atto di questa separazione. La Turchia ritroverà la sua unità quando il problema sarà risolto.

euronews: Parliamo del conflitto in Siria. I leader mondiali sono divisi sul futuro di Bashar al Assad. Se il suo partito arrivasse al governo, quale sarebbe la posizione della Turchia?

Kılıçdaroğlu: La Turchia non dovrebbe prendere le parti di nessuna fazione in Siria, al contrario. Dovremmo aiutare a trovare una soluzione. In presenza di violazioni dei diritti umani, faremmo di tutto per fermarle. Ma non sarebbe corretto sostenere in pieno una delle parti e ignorare le ragioni delle altre. Bisogna lavorare per la pace in Siria, con o senza Assad, per noi non fa alcuna differenza. I jihadisti devono essere fermati. Non possiamo accettare che controllino il Paese che sta ai nostri confini.

euronews: Secondo lei, la Turchia dovrebbe limitarsi a esercitare un ruolo di pressione politica, diplomatica, o dovrebbe avviare un’operazione militare?

Kılıçdaroğlu: L’opzione militare non dovrebbe essere esclusa. Abbiamo già detto al Parlamento cosa ne pensiamo: voteremmo a favore di un’operazione militare, purché sia contro l’Isil.

euronews: Parliamo della crisi dei rifugiati. Molti in Europa e in Occidente sarebbero pronti a fornire un contributo economico ai Paesi vicini alla Siria affinché si prendano cura dei rifugiati e li ospitino. In Turchia i rifugiati sono più di due milioni. Qual‘è la sua posizione?

Kılıçdaroğlu: Penso che l’Occidente non stia agendo in buona fede. E lo dico in tutta sincerità. Lo dico perché, con oltre due milioni di rifugiati presenti in Turchia, non abbiamo ricevuto altro sostegno che a parole. L’Occidente ha capito quanto fosse importante ciò che facevamo soltanto quando i rifugiati hanno iniziato ad arrivare in Europa. Allora hanno detto: i rifugiati non dovrebbero cercare di venire qui. Ci hanno detto: vi paghiamo perché restino in Turchia. Questo non possiamo accettarlo. Bisogna mettere fine alla guerra in Siria, ricostruire le città distrutte e permettere ai siriani di tornare al loro Paese.

euronews: Parliamo brevemente del vostro memorandum per le prossime elezioni. Avete proposto una riforma costituzionale e volete alzare la soglia di sbarramento elettorale, attualmente al 10%. Perché?

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Kılıçdaroğlu: Il colpo di Stato del 12 settembre 1980 è considerato un passo indietro nella storia democratica della Turchia. I militari hanno preso il potere e hanno riscritto la costituzione. La soglia di sbarramento che esiste oggi venne inserita allora: è figlia di un colpo di Stato. Noi vogliamo cambiarla. Vogliamo cambiare la costituzione, la legge elettorale e i regolamenti parlamentari. Oggi, in Turchia, la stampa è sottoposta a forti pressioni politiche. E invece di cambiare le leggi nate dopo il colpo di Stato, quelle leggi vengono rafforzate. Nell’ambito dei media lo si vede chiaramente.

euronews: Questa visita a Lione è stata aggiunta all’ultimo minuto tra le tappe del suo tour in Europa. Che cosa promette il suo partito agli elettori turchi, soprattutto qui a Lione e più in generale in Europa?

Kılıçdaroğlu: Chiediamo agli elettori di votare per il nostro partito, se vogliono democrazia, libertà, giustizia, una stampa libera e una magistratura indipendente, proprio come in Francia.

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