Le domande da porsi sui fatti di Parigi

Le domande da porsi sui fatti di Parigi
Di Alfredo Ranavolo
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- Perché i sospetti non sono stati monitorati più attentamente? Precedenti penali, avvicinamento già accertato all’estremismo islamico. I fratelli

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- Perché i sospetti non sono stati monitorati più attentamente?

Precedenti penali, avvicinamento già accertato all’estremismo islamico. I fratelli Kouachi e Amedi Coulibaly erano nel mirino dell’antiterrorismo, ma non abbastanza. Coulibaly e Cherif Kouachi sono entrambi legati alla progettata evasione di Smain Ait Ali Belkacem, il terrorista algerino condannato all’ergastolo per gli attentati del 1995 alla ferrovia Rer di Parigi. Anche se solo il primo dei due fu condannato. Said Kouachi è stato addestrato in Yemen e ha incontrato Anwar al-Awlaki, responsabile di diversi attacchi terroristici.
Le autorità francesi hanno riconosciuto che i fratelli Kouachi non sono stati controllati a dovere, ma si giustificano: non c’erano elementi che facevano pensare a un attacco imminente. Ci sarebbero circa 5.000 profili simili in Francia, in particolare alcuni jihadisti da poco tornati dalla Siria. Alcuni sono soggetti ad attento monitoraggio. La sorveglianza continua di un sospetto richiede la mobilitazione di venti poliziotti.

- Perché la sede di Charlie Hebdo non era protetta meglio?

La precedente sede del settimanale era stata attaccata il 2 novembre 2011, con bombe molotov che la distrussero, a causa della pubblicazione di vignette su Maometto. Il direttore Stephan Charbonnier, detto Charb, era stato minacciato di morte e, da allora, era sotto protezione. Ma non è stato sufficiente a salvare né lui né le altre vittime.

- Come hanno fatto i sospetti a sfuggire per così tanto tempo dopo l’assalto alla sede di Charlie Hebdo?

Tra le prime segnalazioni alla periferia nord est di Parigi e quella alla stazione di servizio di tra Crepy en Valois e Viller Cotteres passano quasi 20 ore. Dove sono stati i fratelli Kouachi in tutto questo tempo? E dopo, quando è risultato chiaro che si stavano di nuovo avvicinando a Parigi? Una vasta area della Piccardia è stata battuta palmo a palmo, senza risultati. L’enorme spiegamento di uomini non è bastato a rintracciarli, prima che andassero a chiudersi in trappola nella tipografia di Damamrtin en Goele.

- Perché c‘è voluta una giornata per collegare i fatti di Montrouge all’attentato a Charlie Hebdo?

Per molte ore, dopo che Coulibaly ha sparato alla giovane agente della polizia municipale a sud di Parigi, la vicenda è stata considerata scollegata da quella di Charlie Hebdo, nonostante quasi da subito abbia cominciato a indagare l’antiterrorismo. I legami tra Cherif Kouachi e Coulibaly avrebbero dovuto essere facilmente rintracciabili, ma se ne è parlato solo nel pomeriggio del giorno dopo.

- Dov‘è Hayat Boumeddiene?

Si è detto che fosse in macchina con Coulibaly a Montrouge, poi che non lo fosse. Che fosse nel supermercato kosher, che fosse riuscita a scappare assieme agli ostaggi, poi smentito anche questo. Ora risulta che si trovi in Siria e c’era già prima degli attentati. Ed è scoppiata anche una polemica tra Francia e Turchia, perché i servizi segreti transalpini non avrebbero segnalato l’arrivo della donna il 2 gennaio a Istanbul.

- Come hanno fatto i terroristi ad avere i kalashnikov?

Sia i fratelli Kouachi che Coulibaly erano armati fino ai denti, con fucili da guerra. Hanno legami con la criminalità “tradizionale”? Fabrice Rizzoli, presidente dell’associazione Crim’Halt e ricercatore francese, sottolinea come i terroristi siano facilmente in grado di rifornirsi di armi attraverso il crimine organizzato, per rifornirsi ma anche da circuiti meno conosciuti che passano dal Medio Oriente, Yemen e Siria in particolare. In giro ci sono molti kalashnikov “reduci” dalle guerre nella ex Jugoslavai degli anni ’90. Le armi arrivano in Francia per lo più smontate in piccoli pezzi e vengono poi rimontate.

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