A urne chiuse la Repubblica Moldova affronta un destino ancora più incerto, in bilico tra il cammino verso l’Europa e il richiamo della Russia.
Il Partito Socialista, filo-russo, è stato il più votato con il 22% delle preferenze. Ma i 3 partiti europeisti, alla guida del Paese con un governo di coalizione dal 2009, hanno un leggero vantaggio rispetto al blocco filo-russo dei socialisti e comunisti.
“È necessario discutere un accordo post-elettorale e agire rapidamente con la coscienza che anche dopo le elezioni la pressione sulla Moldova continuerà. Saranno una pressione economia e una pressione mediatica finalizzate ad allontanare il nostro Paese dal cammino dell’Europa” ha detto Vlad Filat, leader del partito Liberal Democratico.
L’opposizione socialista, che si batte contro ogni forma d’integrazione europea, rivendica il proprio risultato elettorale:
“Avete votato per l’alternativa. Avete votato per una Moldova prospera assieme ad una Russia forte. Avete votato per una Moldova nell’Unione Doganale Eurasiatica accanto alla Russia” ha detto Igor Dodon, a guida del Partito Socialista.
Ora con una proiezione di 54 seggi su cento uno le foze europeiste potrebbero ritentare una coalizione. Ma con un margine risibile.
Sergio Cantone, inviato di euronews a Chishinau: “La coalizione pro-europea è leggermente in testa. Ciononostante questo non sembra preservare la Moldova da un rischio destabilizzazione. Ecco perchè si dovrà cercare di allargare la base politica sulla quale la coalizione si poggia”.