La poesia di Nizami illumina l'Azerbaigian

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Di Euronews
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Sconosciuta a gran parte dei turisti occidentali, Ganja è la città natale di Nizami, il più grande poeta epico e romanzesco della letteratura persiana, visse e scrisse nel XII secolo.

Menzionata già nelle cronache di inizio Seicento, la sua tomba è stata per secoli un luogo di pellegrinaggi.

Gulnara Ismayilova dirige il mausoleo a lui dedicato. “Nizami – dice – non è soltanto un filosofo. Lui e le sue opere hanno una enorme importanza. Non solo gli adulti, ma anche gli alunni delle scuole vengono a visitare il mausoleo. E’ la prima cosa che chi viene a Ganja vuole vedere”.

Padre di uno stile realistico e colloquiale fino ad allora estraneo all’epica persiana, Nizami si affermò come figura di spicco del poema romanzesco, lasciando poi una feconda eredità in tutto l’Oriente Islamico.

Saadaf insegna in una scuola. Oggi in visita al mausoleo con la sua classe, riassume ai nostri microfoni il valore ancora oggi accordato a Nizami dalla cultura azera.

“Nizami ci insegna moltissimo con le sue poesie – dice -. Alcune le ha dedicate al figlio, ma il loro è un messaggio universale per tutti i bambini. Un incitamento ad amare la loro patria, a restare vicini alla famiglia, ma anche ad essere saggi e a dare il meglio di sé. Chi ascolta le sue parole dovrebbe poi farsi ambasciatore dei suoi insegnamenti e provare a calcarne le orme”.

Fulcro della sua opera è un “Quintetto” di poemi romanzeschi, il cui corpo centrale è dedicato all’amore. Noti in persiano anche come “I cinque tesori”, secondo alcuni avrebbero addirittura ispirato a Shakespeare la tragedia di Giulietta e Romeo.

Molti gli scrittori e i poeti locali, che affascinati dall’eredità di Nizami ancora oggi decidono di trasferirsi a Ganja. Drammaturgo e poeta con quarant’anni di attività alle spalle, Sahid Ibrahimli è uno di loro.

“Vivendo qui in Azerbaigian ho l’impressione di respirarne la storia – racconta -. Sono interessato soprattutto ai suoi momenti difficili e agli eroi che l’hanno segnata. Continuo a condurre delle ricerche in proposito, perché ritengo che i giovani debbano sapere da dove veniamo. Vorrei che ovunque al mondo si diffondesse una conoscenza più approfondita della nostra storia e del nostro paese”.

Ma la storia dell’Azerbaigian rivive anche attraverso più fantasiose forme di creazione artistica.

“Ora sto lavorando a un guerriero azero – dice Aftandil Malikov, mostrandoci la sua ultima scultura -. Per creare queste opere, utilizzo come unici materiali dei fiammiferi e le loro scatole”.

Nel laboratorio di Aftandil troneggia un’altra opera che ha realizzato con la stessa tecnica. Un anno di lavoro e 3500 fiammiferi hanno così dato corpo a una statua di Nizami.

Non lontano dal centro di Ganja troneggia poi una singolare fantasia architettonica: bottiglie venute dalla regione francese di Champagne e pietre importate da quella russa di Sochi hanno qui dato vita a un originale monumento alla memoria. Dedicato a un soldato sovietico scomparso durante la Seconda Guerra mondiale, è l’omaggio che il fratello ha per lui assemblato in 30 anni di lavoro.

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