Portogallo, approvata manovra finanziaria più dura della storia recente

Portogallo, approvata manovra finanziaria più dura della storia recente
Di Euronews
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Il Parlamento portoghese ha approvato la più dura manovra finanziaria nella storia moderna del paese, nel tentativo di raggiungere gli obiettivi di bilancio concordati nell’ambito del piano di salvataggio europeo da 78 miliardi di euro.

La legge di bilancio 2013 spiana la strada a un nuovo anno di recessione, il terzo consecutivo in Portogallo, ed è destinata a inasprire le tensioni sociali che già si sono manifestate nelle ultime settimane con imponenti proteste di piazza.

Il passaggio parlamentare, se da un lato va nella direzione auspicata da Unione europea e Fondo monetario internazionale, dall’altro segna l’inizio di una battaglia che potrebbe arrivare davanti alla Corte costituzionale, con esiti che gli analisti giudicano del tutto imprevedibili.

Di tutto questo abbiamo parlato con Pedro Santos Guerreiro, analista economico e direttore del giornale portoghese Jornal de Negócios.

Euronews: Ancora austerità. Quali sono gli effetti di questa finanziaria sui cittadini?

Santos Guerreiro: Altra austerità che si aggiunge a quella degli ultimi anni. La conseguenza maggiore sarà una forte riduzione dei redditi. E questo a causa di un aumento delle tasse – come ha detto il ministro delle Finanze – e in particolare dell’imposta sul reddito. Ma a parte questo ci saranno anche riduzioni delle deduzioni fiscali e al’innalzamento di altre imposte. Di conseguenza, il carico fiscale previsto per l’anno prossimo sarà pazzesco, soprattutto per coloro che hanno un lavoro e per coloro che hanno un patrimonio. Poi bisogna prevedere che ci saranno tagli alle pensioni e l’aumento della disoccupazione. Dunque il timore, per l’anno prossimo, è che il potere d’acquisto diminuirà e ci sarà una recessione più grave del previsto. Il Portogallo si sta mettendo in un ciclo negativo e in una spirale recessiva.

Euronews: Il ministro delle Finanze, Vitor Gaspar, continua a ripetere che non ci sono alternative. E’ d’accordo?

Santos Guerreiro: L’unica alternativa sarebbe quella di ridurre la spesa statale, il governo avrebbe potuto fare di più in questo senso quest’anno, ma arrivati a ottobre non c’erano altre possibilità. Quello che ci è richiesto di fare in termini di riduzione del deficit, quello che ci impone la troika, è una riduzione netta. Non ci sono scappatoie. La troika condiziona in modo determinante la nostra legge di bilancio.

Euronews: Quando si parla di Europa e Paesi che patiscono la crisi, soprattutto a Bruxelles si pensa alla Grecia e alla Spagna, ma non al Portogallo. Perché accade questo?

Santos Guerreiro: Paradossalmente perché il Portogallo è il Paese più virtuoso. Il governo applica le misure – e intendo tutte – le misure imposte dalla troika, senza mai contestare. E anche i cittadini nel primo anno hanno accettato l’austerità, certo hanno protestato ma hanno accetato la cosa. Il paradosso è che non funziona. I vantaggi per lo Stato non si vedono. La situazione non è fuori controllo, ma non abbiamo raggiunto gli obiettivi previsti. Vista da fuori, l’immagine del Portogallo è quella di un Paese che mantiene gli impegni. E questo è vero. Finora il Portogallo ha rispettato tutte le misure di austerity e sta facendo tutto quello che vuole la troika per tornare sui mercati finanziari già nel 2013. Ma nonostante ciò mi sembra che la troika debba riconoscere che bisogna fare aggiustamenti nei confronti dell’atteggiamento verso il Portogallo.

Euronews: Crede che il Portogallo potrà uscire dalla crisi senza altri aiuti?

Santos Guerreiro: Si, è possibile, ma bisogna ridimensionare gli obiettivi. Così come è previsto il programma in questo momento, è poco probabile che il Portogallo arrivi a realizzarlo e questo perché la recessione si aggrava.
Se non ci saranno cambiamenti nel programma, il Portogallo potrebbe non essere in grado di raggiungere gli obiettivi. E questo mi pare un errore doppio, perché il Portogallo sta mettendo in ordine i conti e questo non può essere dimenticato, né dai portoghesi né dall’Europa.

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