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Internazionale nazionalista: le (tante) facce della destra radicale in Europa

Giorgia Meloni e Viktor Orbán sono gli unici capi di governo di partiti di destra radicale nell'Ue
Giorgia Meloni e Viktor Orbán sono gli unici capi di governo di partiti di destra radicale nell'Ue Diritti d'autore Geert Vanden Wijngaert/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Geert Vanden Wijngaert/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Di Vincenzo Genovese
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I partiti di destra radicale sono in crescita in molti Paesi dell'Ue, ma difficilmente formeranno un gruppo unitario nel prossimo Parlamento. Differenze e punti in comune di una galassia molto variegata

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Oggi i partiti di destra radicale sono divisi in due gruppi al Parlamento europeo: Conservatori e riformisti europei (Ecr, 68 eurodeputati), che include Fratelli d’Italia, Vox e Diritto e giustizia, e Identità e democrazia(Id 58 eurodeputati), di cui fanno parte tra gli altri Rassemblement National, Lega e Alternative für Deutschland. Per entrambi è previsto un aumento nel numero di seggi: 76 a Ecr, 81 a Id, stando all'ultimo sondaggio Euronews/Ipsos.

Uniti contro i migranti, divisi sulla guerra

Secondo gli esperti, ci sono alcuni punti in comune fra le due famiglie politiche.

"Il primo elemento è sicuramente l’avversione all’immigrazione", spiega a Euronews Lorenzo Castellani,Professore di storia delle istituzioni politiche all'Università Luiss Guido Carli di Roma. "L’altro è l’euroscetticismo, nel senso che tutti sono contrari a un'ulteriore integrazione nell’Unione Europea. Il terzo è l’idea di rappresentare la 'gente comune', contro l’establishment liberale progressista e contro i partiti tradizionali".

Generalmente i membri di Ecr e Id condividono anche una certa avversione per le politiche ambientaliste, considerate troppo dannose per l'economia e il tessuto produttivo dei Paesi europei: lo dimostrano i voti contrari a quasi tutti i provvedimenti del Fit for 55, il piano per ridurre del 55% le emissioni di gas climalteranti entro il 2030.

La più profonda faglia di divisione riguarda invece la politica estera, e in particolare la guerra in Ucraina.

"I membri di Ecr sostengono l'Ucraina e sono contrari a qualsiasi concessione alla Russia. Al contrario, quelli di Identità e democrazia sono contrari ai tentativi di supportare l’Ucraina nel prossimo anno e inizierebbero volentieri negoziati di pace con Vladimir Putin", dice Castellani. 

Questa differenza ha persino spinto il partito finlandese Perussuomalaiset (Veri finlandesi) a cambiare gruppo, passando ai Conservatori e riformisti europei da Identità e democrazia. 

Anche nella famiglia politica a cui appartiene la Lega, comunque, si registrano posizioni diverse sul conflitto russo ucraino: dalla ferma condanna dell'invasione del francese Rassemblement National, fino a chi come il candidato capolista di Alternative für Deutschland Maximilian Krahsostiene che l'Ucraina dovrebbe cedere i propri territori orientali e non ne considera possibile l'ingresso nell'Ue.

Ecr e Id: chi è più a destra?

Anche l’euroscetticismo dei partiti di Id e Ecr ha sfumature più o meno accentuate. Generalmente i primi sono più radicali ed estremisti, i secondi più "costruttivi", spiega Dave Sinardet, professore di scienze politiche alla Vrije Universiteit di Bruxelles.

Una tendenza che si riflette anche in Italia, dove Fratelli d'Italia sembra aver assunto posizioni più moderate nei confronti dell'Ue e la Lega mantiene quelle più dure, a cominciare dallo slogan di Matteo Salvini per le prossime elezioni: "Più Italia, meno Europa".

Ma non dappertutto è così: in Francia ad esempio Reconquête! di Éric Zemmour (Ecr) è considerato su vari aspetti più radicale del Rassemblement National (Id) ora presieduto da Jordan Bardella. In altri casi i partiti si assomigliano molto per linea politica e narrazione, come lo spagnolo Vox e il portoghese Chega!, guidati rispettivamente da Santiago Abascal e André Ventura.

Tanto che, secondo diversi analisti, dopo le elezioni alcuni partiti potrebbero cambiare gruppo producendo un riassestamento degli equilibri nella destra radicale che dipenderà soprattutto da Viktor Orbán: il suo Fidesz, con una delegazione di 13 eurodeputati, non appartiene oggi a nessuna famiglia politica, ma difficiltmente resterà fra i "non affiliati" anche nella prossima legislatura.

In generale, l'intera galassia dell'estrema destra sembra aver abbandonato le posizioni più estremamente anti-europee. Partiti come Rassemblement National o Lega non sostengono più apertamente l'uscita dall'Unione europea o dall'Euro. L'idea di un referendum per abbandonare l'Unione_,_ molto complicata e difficile da attuare, resiste solo nei progetti dell'olandese Partij voor de Vrijheid (Partito per la libertà) o Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania).

"Siamo convinti che Giorgia Meloni sosterrà il candidato del Ppe alla Commissione europea"
Lorenzo Castellani
Professore di storia delle istituzioni politiche all'Università Luiss Guido Carli di Roma

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L'influenza della destra radicale nel prossimo Parlamento**

Probabilmente, riflette Sinardet, il diverso posizionamento dei partiti di destra radicale deriva anche dal fatto che quelli di Ecr sono più spesso al comando, o coinvolti, nelle maggioranze di governo dei rispettivi Paesi. 

Ciò significa anche che partiti come Fratelli d’Italia potrebbero sostenere in futuro la  Commissione europea: o formando parte della maggioranza nel Parlamento che scaturirà dalle prossime elezioni, oppure anche soltanto supportando per la presidenza una figura del Partito popolare europeo (la candidata capolista è l'attuale presidente Ursula von der Leyen).

Di certo, la crescita della destra radicale avrà un’influenza sulle politiche dell’Ue, minacciando ad esempio la realizzazione del Green Deal, il piano per azzerare le emissioni di gas climalteranti nell'Unione entro il 2050.

Anche se un'unificazione dei due gruppi appare oggi impossibile, tanto quanto una maggioranza tutta spostata a destra, si potrebbe assistere a una cooperazione rafforzata fra i partiti della destra radicale, secondo Lorenzo Castellani.

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"Insieme potrebbero cercare di esercitare un’influenza sul Partito popolare europeo. Insieme Ppe, Ecr e Id avrebbero una sorta di potere di veto: quindi se c'è un provvedimento legislativo sgradito agli elettori di destra, moderati e radicali, questi tre gruppi possono cooperare per bloccarlo".

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