Guida alle elezioni europee 2024: tutto quello che c'è da sapere per il rinnovo dell'Europarlamento

Le elezioni di giugno eleggeranno i 720 membri del Parlamento europeo.
Le elezioni di giugno eleggeranno i 720 membri del Parlamento europeo. Diritti d'autore Jean-Francois Badias/Copyright 2022 The AP. All rights reserved
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Di Jorge Liboreiro
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

L'Unione europea è in piena campagna elettorale in vista delle elezioni parlamentari di giugno. Non preoccupatevi se non sapete esattamente come funzionano. Questa guida di Euronews vi spiega tutto quello che c'è da sapere.

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Le elezioni europee vedranno l'elezione di 720 europarlamentari. Si tratta di un aumento rispetto agli attuali 705 seggi, una variazione che tiene conto dei cambiamenti demografici in diversi Stati membri.

Il Parlamento è l'unica istituzione dell'Ue a essere eletta direttamente dagli elettori. Gli altri due organi principali sono eletti indirettamente: la composizione della Commissione europea richiede l'approvazione degli eurodeputati, mentre il Consiglio dell'Unione europea è composto dai ministri dei governi dei Paesi membri.

Le tre istituzioni lavorano fianco a fianco per portare avanti la legislazione in un ampio campo di settori, come l'azione per il clima, la regolamentazione digitale, la migrazione e l'asilo, il mercato unico, la protezione dell'ambiente e il bilancio comune. Non sempre Commissione, Consiglio e Parlamento hanno una linea condivisa.

Quando si terranno le elezioni?

Le elezioni del Parlamento europeo si svolgeranno dal 6 al 9 giugno e saranno organizzate secondo le regole elettorali di ogni Stato membro. Gli elettori sceglieranno i rappresentanti del loro Paese in liste aperte, semi-aperte e chiuse. Una spinta per l'introduzione di liste transnazionali non ha avuto successo.

Lo scrutinio inizia nei Paesi Bassi giovedì 6 giugno, seguito dall'Irlanda venerdì 7 giugno. Lettonia, Malta e Slovacchia parteciperanno sabato 8 giugno, mentre i restanti Paesi esprimeranno il loro voto il 9 giugno.

La Repubblica Ceca e l'Italia permetteranno di votare in due giorni: Venerdì e sabato per i cechi e sabato e domenica per gli italiani.

Qual è l'età minima per votare?

Come per il giorno delle elezioni, anche in questo caso dipende dalla nazionalità.

Nella maggior parte degli Stati membri, l'età minima per votare è di 18 anni. Tuttavia, negli ultimi anni, alcuni Paesi hanno abbassato la soglia nel tentativo di aumentare l'affluenza alle urne. In Grecia possono votare persone di 17 anni o più. In Belgio, Germania, Malta e Austria l'età limite è stata fissata a 16 anni.

Per contro, l'età minima per candidarsi al Parlamento varia dai 18 anni di Paesi come Germania, Francia e Spagna ai 25 anni di Grecia e Italia. Tutti i cittadini dell'Ue hanno il diritto di candidarsi in un altro Paese dell'Unione se vi risiedono.

L'affluenza alle elezioni europee è alta?

Questa è una delle domande più scottanti a Bruxelles. Da decenni le elezioni dell'Europarlamento sono contraddistinte da bassi tassi di partecipazione. Nel 2019, il dato si è attestato al 50,66 per cento, la prima volta che ha superato la soglia del 50 per cento dal 1994.

Quest'anno, il blocco spera di raggiungere nuovamente la soglia del 50 per cento. Tradotto: almeno 185 milioni di voti sui 370 milioni degli aventi diritto al voto nell'Unione.

I giovani sono considerati un gruppo demografico chiave per aumentare l'affluenza alle urne. Questo spiega perché i funzionari dell'Ue hanno puntato su Taylor Swift e altre celebrità di primo piano per convincere la generazione Z e i millennial ad andare a votare.

Il voto è obbligatorio?

Il voto è obbligatorio solo in quattro Stati membri: Belgio, Bulgaria, Lussemburgo e Grecia. Questa disposizione viene applicata con indulgenza e non si traduce necessariamente in numeri più alti. Nel 2019, la Grecia ha registrato un'affluenza del 58,69 per cento e la Bulgaria solo del 32,64 per cento.

Il Parlamento europeo è l'unica istituzione del blocco ad essere eletta direttamente dai cittadini
Il Parlamento europeo è l'unica istituzione del blocco ad essere eletta direttamente dai cittadiniJean-Francois Badias/Copyright 2023 The AP. All rights reserved

Posso votare dall'estero?

Come regola generale: sì, è possibile. Ma anche in questo caso cambia da Paese a Paese.

Tutti gli Stati membri, tranne la Repubblica Ceca, la Germania, l'Irlanda, il Lussemburgo, Malta, i Paesi Bassi, l'Austria e la Slovacchia, permettono ai loro cittadini di esprimere il proprio voto nelle ambasciate e nei consolati all'estero, un'operazione che spesso richiede una pre-registrazione. (Bulgaria e Italia consentono questa opzione solo all'interno di un altro Paese dell'Ue).

Allo stesso tempo, Belgio, Germania, Estonia, Spagna, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Paesi Bassi, Austria, Slovenia, Finlandia e Svezia consentono agli elettori di inviare le schede per posta. In alcuni casi, le spese di spedizione possono essere rimborsate.

Inoltre, Belgio, Francia e Paesi Bassi autorizzano l'uso di deleghe: una persona impossibilitata a recarsi alle urne può designare un'altra persona a votare per suo conto.

L'Estonia è l'unico Paese dell'UE che offre il voto elettronico.

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D'altra parte, c'è una minoranza di Stati membri che non hanno alcuna possibilità di votare dall'estero: Repubblica Ceca, Irlanda, Malta e Slovacchia.

Per maggiori informazioni sulle modalità di voto, consultare il sito web dedicato del Parlamento.

Quando si conosceranno i risultati?

I risultati delle elezioni saranno resi noti solo domenica sera. In questo modo si evita che i Paesi che votano prima possano influenzare il risultato dei ritardatari.

I servizi del Parlamento europeo intendono pubblicare le prime stime parziali alle 18.15 Cet di domenica e la prima proiezione dell'emiciclo completo alle 20.15 Cet. Questi dati combineranno le stime di voto e i sondaggi di opinione preelettorali.

Alle 23.00 Cet, una volta chiusi i seggi in tutti gli Stati membri, avremo una visione affidabile e completa sulla composizione del prossimo Parlamento europeo.

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Cosa succede dopo le elezioni?

Poco dopo la fine delle elezioni, le autorità nazionali comunicheranno al Parlamento chi è stato eletto in modo che l'emiciclo possa iniziare a costituirsi.

I deputati devono organizzarsi in gruppi politici in base al loro orientamento politico e alla loro agenda. I gruppi devono comprendere un minimo di 23 deputati provenienti da almeno sette Paesi. Coloro che ne sono esclusi saranno considerati "non iscritti" (o "non aderenti") e avranno meno importanza nei dibattiti e nelle commissioni.

L'attuale emiciclo conta di sette gruppi: Partito Popolare Europeo (Ppe), Socialisti e Democratici (S&D), Rinnovare l'Europa, Verdi/Alleanza Libera Europea, Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), Identità e Democrazia (Id) e La Sinistra.

La X legislatura comincerà il 16 luglio, data della prima seduta plenaria. Quel giorno, i 720 eurodeputati eleggeranno il presidente del Parlamento, 14 vicepresidenti e cinque questori.

La prima seduta durerà fino al 19 luglio e vedrà la selezione di commissioni e sottocommissioni. Ma i posti di presidenza, che i principali gruppi tradizionalmente si spartiscono in un gioco di scambi, saranno annunciati nei giorni successivi alla plenaria.

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E gli Spitzenkandidat?

Nel 2014, l'Ue ha deciso di provare qualcosa di nuovo: prima delle elezioni parlamentari, ogni partito è stato invitato a designare pubblicamente un candidato principale, o Spitzenkandidat in tedesco, per presiedere la Commissione europea, cioè l'organo esecutivo dell'Unione.

Questa preselezione, si pensava, doveva rendere la Commissione più democratica e responsabile agli occhi degli elettori europei.

Quando nel 2014 il Ppe ha vinto le elezioni con 221 seggi, i leader dell'Ue hanno rispettato il nuovo sistema e hanno nominato Jean-Claude Juncker, il candidato principale del partito, come presidente della Commissione. L'emiciclo ha poi approvato la sua candidatura con una maggioranza assoluta.

Nel 2019, tuttavia, le cose sono andate diversamente: lo Spitzenkandidat del Ppe, Manfred Weber, è stato messo da parte dai leader dell'Ue (in particolare dal francese Emmanuel Macron). Il rifiuto ha portato all'inaspettata nomina di Ursula von der Leyen.

La scelta di Von der Leyen, votata dall'emiciclo con un margine sottilissimo, ha spinto analisti e giornalisti a dichiarare morti gli Spitzenkandidaten. Per le elezioni del 2024 esiste l'intenzione di riportare in auge la prassi: quest'anno, von der Leyencorrerà come candidato principale. Anche i socialisti, i verdi e la sinistra si sono attivati per proporre un candidato alla presidenza. Ma altri gruppi, come Renew Europe e Id, continuano a evitare il sistema, che del resto non è previsto dai trattati dell'Ue.

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Indipendentemente dalla provenienza del candidato, il Parlamento apre una sessione plenaria tra il 16 e il 19 settembre per consentirgli di presentare il suo programma e guadagnare la fiducia di almeno 361 dei suoi 720 membri.

Se  in quest'occasione il presidente della Commissione è eletto, il Parlamento comincia le audizioni dei commissari designati in base ai portafogli loro assegnati. Nel 2019, tre nomi proposti sono stati respinti durante il processo di selezione.

Una volta che tutti i commissari sono designati, il Parlamento tiene un voto di fiducia sull'intero Collegio per un mandato di cinque anni. Solo allora la nuova Commissione entrerà in carica e i lavori cominciano.

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