Secondo l'inviato dell'Unione europea per l'attuazione delle sanzioni David O'Sullivan, il controllo per evitare che la Russia riceva tecnologia prodotta nell'Ue e utilizzata per le attrezzature militari dovrebbe iniziare a livello nazionale
"Lo sottolineo sia ai nostri Stati membri che ai Paesi che visito: la lotta all'elusione inizia a casa", ha dichiarato O'Sullivan in un'intervista esclusiva a Euronews.
Le responsabilità delle aziende europee
Dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina, l'Ue ha imposto undici pacchetti di sanzioni a Mosca nel tentativo di complicare l'approvvigionamento dell'industria bellica russa. Ma molti prodotti europei che contengono componenti utilizzati per la fabbricazione di droni, missili e proiettili d'artiglieria, vengano riesportati attraverso Paesi dell'ex Unione Sovietica.
O'Sullivan è stato incaricato di visitare i Paesi terzi per esortarli a ridurre l'accesso della Russia a questi cosiddetti beni "a doppio uso", ma afferma che l'Ue deve anche guardare a casa propria.
"Questi prodotti sono europei. Sono fabbricati qui e le nostre aziende, probabilmente inconsapevolmente, li inviano da qualche parte e da lì arrivano in Russia. Gli Stati membri si stanno impegnando a fondo per parlare con le aziende europee, indagare sui flussi commerciali e verificare se ci sono aziende che ancora vendono prodotti che potrebbero finire in Russia".
Secondo O'Sullivan, i Paesi dell'Ue devono incoraggiare le loro aziende a fare i dovuti controlli commerciali e individuare soggetti sospetti. "Si tratta di un'azienda creata solo di recente o di una con una buona esperienza nell'acquisto di questi prodotti, magari da altre parti? Sono queste le domande che le aziende devono porsi".
Combattere l'elusione
O'Sullivan riconosce che ci sarà sempre un certo grado di elusione, visti i guadagni che ne derivano, me è determinato nel ridurla al minimo e fiducioso che i suoi tentativi stiano funzionando, rendendo "più difficile, più lento e molto più costoso" per la Russia procurarsi i prodotti di cui ha bisogno la sua industria bellica.
L'Ue, in collaborazione con l'Ucraina, ha infatti stilato un elenco di 45 prodotti altamente ricercati per la campagna militare russa. Si tratta di componenti ampiamente utilizzati in dispositivi di uso quotidiano come semiconduttori, circuiti integrati, lettori di fibre ottiche e schede di memoria.
"La Russia fatica a procurarsi la tecnologia di cui ha bisogno e si rivolge ora all'Iran o alla Corea del Nord. I russi sono costretti a usare armi più vecchie e impiegare carri armati più vecchi per mantenere le loro forze armate equipaggiate".
L'esperto ritiene inoltre che le misure restrittive stiano imponendo danni crescenti alla Russia, che ha "400 miliardi di euro in meno da spendere" e un deficit di circa il 3%. Nonostante la crescita dell'economia russa, il 30% della spesa pubblica è destinato all'espansione dell'esercito, con inevitabili ricadute su sanità, ricerca, istruzione e altri settori chiave.
"Credo si tratti più di una foratura lenta che di un'esplosione. Ma questo ha un impatto molto forte sull'economia e sulle forze armate russe: penso che prima o poi diventerà molto, molto difficile per la Russia sostenere questo sforzo bellico".
La 'maggior parte' dei Paesi terzi collabora
Paesi terzi come la Turchia e la Cina sono stati nel mirino dell'Ue, perché accusati di facilitare le forniture di beni a duplice utilizzo alla Russia.
Secondo alti funzionari dell'Unione, mentre le esportazioni complessive dalla Cina alla Russia dei cosiddetti prodotti ad alta priorità per il fronte sono diminuite, i beni a duplice utilizzo continuano a destare preoccupazione.
Secondo O'Sullivan, "la maggior parte" dei Paesi che non stanno attuando sanzioni dirette contro la Russia "non vogliono alimentare la macchina militare russa" e stanno prendendo provvedimenti per impedire le riesportazioni.
"La maggior parte di loro è stata abbastanza reattiva nel dire che non vuole essere coinvolta in questo commercio. Non vogliono il danno reputazionale di essere un Paese visto come un canale di elusione, perché questo farà sì che le aziende ci pensino due volte prima di investire".
O'Sullivan ha anche affermato che il tetto imposto dall'Ue al prezzo del petrolio russo sta avendo un impatto positivo, pur riconoscendo che Paesi come l'India continuano ad acquistarlo e a rivenderlo agli Stati europei. "L'obiettivo principale è assicurarsi che le entrate russe vengano significativamente ridotte con il tetto del prezzo del petrolio. Credo che ci siano molte prove del fatto che ciò sta avvenendo".