La caccia alle spie in Cina è un problema anche per l'Unione europea

La legge cinese contro lo spionaggio mira a mobilitare "tutti i cittadini e le organizzazioni" negli sforzi per proteggere la sicurezza nazionale.
La legge cinese contro lo spionaggio mira a mobilitare "tutti i cittadini e le organizzazioni" negli sforzi per proteggere la sicurezza nazionale. Diritti d'autore Ng Han Guan/Copyright 2021 The AP. All rights reserved.
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Di Jorge LiboreiroGianluca Martucci
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Le nuove regole di contro lo spionaggio in Cina cozzano con il dovere di diligenza che Bruxelles chiede alle aziende europee per il rispetto dell'ambiente e della lotta al lavoro minorile

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Le nuove regole di contrasto allo spionaggio entrate in vigore in Cina stanno preoccupando la Commissione europea per gli effetti che potrebbero avere sulle imprese e gli investitori. Il vicepresidente esecutivo della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha lanciato l'avvertimento durante il suo viaggio in Cina a settembre 2023, finalizzato a riattivare il dialogo tra Bruxelles e Pechino alla luce dell'impatto della pandemia, delle divergenze in politica estera e delle dispute commerciali.

Bruxelles critica le nuove regole per l'eccessiva ambiguità. Il nuovo quadro giuridico "lascia troppo spazio all'interpretazione" e "riduce significativamente" la fiducia degli investitori, ha detto Dombrovskis.

Entrata in vigore nel 2014, la legge ha l'obiettivo di "prevenire, vanificare e punire" gli atti di spionaggio. E concede al governo di Pechino ampia libertà nel reprimere le attività che sono considerate come una minaccia contro la "sicurezza, l'onore e gli interessi nazionali".

L'azione di governo in Cina è strettamente legata al controllo esercitato dal partito comunista cinese su cittadini, aziende e organizzazioni. Sotto Xi Jinping, il rapporto tra Stato e partito è stato rimodellato dando risalto ancora di più all'accentramento del potere nella figura del presidente della Repubblica (che è anche leader del partito e presidente della Commissione militare centrale).

La crescita della Cina come superpotenza geopolitica ed economica ha permesso a Xi di contrastare con più vigore la concorrenza dei Paesi del G7 (il gruppo delle sette economie più industrializzate al mondo). Perchino ha accusato l'Occidente di ostacolare il Paese asiatico nel diventare un attore globale leader nella tecnologia e nell'innovazione. 

Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea con delega al Commercio (il secondo da destra), Valdis Dombrovskis in Cina
Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea con delega al Commercio (il secondo da destra), Valdis Dombrovskis in CinaAaron Berkovich/EU

La maggiore assertività nella politica commerciale e nell'influenza sulla produzione di materie prime in Africa da parte della Cina ha attirato però anche le critiche dei Paesi occidentali, che accusano la leadership cinese di voler smantellare l'ordine basato sulle regole del diritto internazionale sancite alla fine della Seconda guerra mondiale e di imporre un sistema alternativo alla democrazia.

La revisione della legge del 2014 contro lo spionaggio asseconda il clima di sospetto e sfiducia nel confronti degli attori stranieri. Entrate in vigore il 1° luglio, le nuove regole sono allineate alla necessità del partito comunista cinese di esercitare un controllo su tutti gli aspetti della società, anche quelli che si svolgono all'estero.

La principale novità del testo risiede nell'articolo 4, che elenca gli atti di spionaggio da reprimere. Il nuovo articolo aggiornato ora include anche le attività "svolte, istigate o finanziate" da persone ed entità "diverse dalle organizzazioni di spionaggio e dai loro rappresentanti".

A essere perseguiti sono anche la raccolta illegale di "altri documenti, dati, materiali o oggetti relativi alla sicurezza nazionale" e l'esecuzione di attacchi informatici, intrusioni e interruzioni contro proprietà dello Stato e infrastrutture critiche. Il paragrafo finale cita anche "altre attività di spionaggio" perseguibili penalmente, senza fornire ulteriori spiegazioni.

Gli stranieri accusati di spionaggio possono essere rapidamente espulsi e non possono entrare in territorio cinese anche per 10 anni. "Tutti i cittadini e le organizzazioni" sono invitati a "sostenere e assistere" le autorità centrali e a "segnalare prontamente" comportamenti sospetti. Per questo compito sono previsti "encomi e premi".

Strumento di propaganda

Per l'Ue, le nuove norme della legge anti-spionaggio cinese sono pericolosamente vaghe, perché danno un eccessivo margine di discrezionalità al governo cinese nel decidere cosa rappresenta una minaccia all'integrità della Cina.

Non c'è una chiara definizione di "sicurezza, onore e interessi nazionali", e questo rende ancora più ampio il margine di interpretazione. Azioni che prima erano ritenute innocue, ora, in teoria, possono essere considerate lesive.

Vincent Brussee, ricercatore sulla Cina contemporanea presso l'Università di Leiden, nei Paesi Bassi, ha detto che un altro fattore di incertezza è dovuto al silenzio di Pechino sugli scopi effettivi della legge.

"Il concetto di sicurezza nazionale in Cina si è ampliato a dismisura negli ultimi decenni: Xi Jinping, in particolare, ha introdotto un concetto che si chiama visione 'globale' della sicurezza nazionale", ha aggiunto in un'intervista. "Significa essenzialmente che la sicurezza nazionale copre tutti i settori della società", ha detto Brussee.

"La sicurezza nazionale è il fondamento dello sviluppo nazionale, secondo Xi", ha poi spiegato.

Gli sforzi nel veicolare un certo tipo di narrativa della storia cinese sfocia nella macchina di propaganda che coinvolge anche gli inviati diplomatici. Definiti "guerrieri del lupo", sono pronti talvolta a denunciare chi mette in discussione la narrativa ufficiale del governo cinese su alcuni fatti.

E "la leadership cinese ha tutto l'interesse ad assicurarsi che alcuni attori stranieri, specialmente gli Stati Uniti, non ottengano informazioni contraddittorie rispetto alla linea del partito comunista", ha detto Brussee.

Tra l'incudine e il martello

Secondo un'analisi di De Brauw Blackstone Westbroek, uno studio legale olandese, le nuove regole sono più restrittive per le aziende che gestiscono segreti commerciali e dati relativi alla medicina, alla geologia, alla demografia e ad altri campi di importanza strategica. Il campo d'azione riguarderebbe così anche i settori dell'alta tecnologia, dai semiconduttori all'informatica quantistica fino all'intelligenza artificiale.

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Lo studio legale ha consigliato alle multinazionali che svolgono le loro attività in Cina, di "riesaminare" tutte le operazioni che comportano la raccolta e l'elaborazione di dati e di "valutare attentamente" i rapporti dei loro fornitori con lo Stato.

Questo è un problema soprattutto per le imprese europee che operano anche in Cina. Una direttiva europea, ancora in fase di definizione, chiede alle grandi imprese di intervenire per ridurre l'effetto delle loro attività sull'inquinamento e la perdita di biodiversità e di dimostrare che non contribuiscono al lavoro minorile e allo sfruttamento dei lavoratori. Il mancato rispetto degli obblighi farebbe scattare delle multe.

Un altro regolamento europeo, ancora in fase di negoziazione tra i rappresentanti del Parlamento e del Consiglio Ue, puntaa vietare le importazioni di prodotti realizzati grazie all'impiego di lavoro forzato. L'anno scorso, un rapporto delle Nazioni Unite ha fatto emergere l'uso di lavoro forzato nella regione dello Xinjiang e diversi episodi di violenze sessuali e abusi nei confronti di uiguri, kazaki e altre minoranze etniche. Pechino ha sempre negato.

La legge anti-spionaggio potrebbe rendere ancora più difficile per le aziende europee sapere qual è l'impatto delle attività dei loro fornitori su inquinamento e condizioni di lavoro.

Le azioni della polizia cinese contro le società americane registrate a inizio 2023, già prima dell'entrata in vigore delle nuove regole, non lasciano ben sperare. Un raid a marzo contro il Mintz Group, una società di due diligence aziendale, ha poi portato a una multa di 1,5 milioni di dollari (1,4 milioni di euro) per "lavoro statistico non approvato".

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In linea di principio "se le aziende non sono in grado di rispettare i requisiti dell'Ue saranno costrette ad abbandonare il mercato o ridurre le operazioni in Cina per non incorrere in sanzioni", ha dichiarato un portavoce di BusinessEurope, una delle principali associazioni di settore. Le aziende europee si troverebbero praticamente "tra l'incudine e il martello".

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