Boris Nemtsov è stato freddato il 27 febbraio 2015 sul ponte davanti al Cremlino. Le circostanze non sono mai state davvero chiarite: incriminati cinque ceceni
Sono passati nove anni da quando quattro colpi di arma da fuoco freddarono a Mosca Boris Nemtsov, il politico russo oppositore di Vladimir Putin. L'omicidio è avvenuto la sera del 27 febbraio 2015 sul ponte Bolshoy Moskvoretsky a poche centinaia di metri dalle mura del Cremlino, una delle aree più sorvegliate di tutta la Russia.
Il politico russo, liberale riformatore, nel 1997 fu nominato vice-primo ministro: la sua ascesa termina però con l’arrivo al potere dell’attuale presidente Vladimir Putin. Da allora Nemtsov diventa un attivista e una delle figure di riferimento dell’opposizione del Cremlino: negli ultimi anni si era fatto da parte per lasciare spazio ad altri leader come Alexei Navalny, morto in carcere il 16 febbraio scorso.
La commemorazione sul "Ponte Nemtsov"
Nonostante la repressione del governo russo e i tentativi di fermare ogni tipo di commemorazione per la recente morte di Alexei Navalny, il 27 febbraio decine di persone si sono date appuntamento sul "Ponte Nemtsov", come è stato rinominato dopo la sua morte.
Tra i presenti che hanno lasciato fiori per ricordare Nemtsov, anche diversi ambasciatori internazionali.
I ceceni dichiarati colpevoli dell'omicidio
Nel 2017 cinque cittadini ceceni sono stati giudicati colpevoli dell’omicidio di Boris Nemtsov dalla giuria popolare del tribunale militare di Mosca.
Zaur Dadayev, l'ex ufficiale del battaglione Sever del presidente ceceno Ramzan Kadyrov, è stato ritenuto l’esecutore materiale dell’esecuzione. Beslan Shavanov, anche lui sospettato e membro del Sever, si è suicidato prima di essere arrestato a Grozny, in Cecenia.
Per la famiglia dell’ex premier ucciso di fronte al Cremlino nel febbraio del 2015, i mandanti non sono mai stati davvero identificati: la figlia Zhanna ha portato il caso davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo. A luglio 2023 il tribunale internazionaleha condannato la Russia per non aver condotto un'indagine adeguata ed efficace sull'omicidio di Boris Nemtsov.