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Gaza ancora sotto le bombe: Israele rifiuta un cessate il fuoco

La situazione nella Striscia di Gaza è ormai drammatica dal punto di vista umanitario
La situazione nella Striscia di Gaza è ormai drammatica dal punto di vista umanitario Diritti d'autore Mohammad Zaatari/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Mohammad Zaatari/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Di Andrea Barolini
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Nuovi bombardamenti e combattimenti nella Striscia di Gaza. Israele fa sapere di rifiutare l'ipotesi di una tregua. La Corte penale internazionale in Egitto per valutare possibili violazioni del diritto internazionale umanitario da parte di Tel Aviv

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Nuove interruzioni delle comunicazioni telefoniche e dei collegamenti a internet sono state segnalate questa notte nella porzione settentrionale della Striscia di Gaza, mentre Israele continua le azioni di terra contro Hamas. Fonti palestinesi hanno riferito di "pesanti combattimenti" contro i soldati di Tel Aviv nella giornata di domenica 29 ottobre.

Israele rifiuta l'ipotesi di un cessate il fuoco

Nonostante le richieste di un cessate il fuoco umanitario, le truppe dello Stato ebraico continuano infatti le operazioni di terra e i devastanti bombardamenti aerei. Alcuni ufficiali militari di Israele hanno affermato che uno degli obiettivi della "seconda fase" dell'operazione è di colpire i leader di Hamas e dei gruppi militanti affiliati. In particolare, è stato citato Yahya Sinwar, capo del Movimento Islamico di Resistenza nella Striscia di Gaza. Ma la realtà è che a patire è l'intero popolo palestinese, stretto in un lembo di terra bombardato continuamente, senza più viveri, né acqua, né medicinali e nell'impossibilità di fuggire.

Ciò nonostante, Mark Regev, portavoce dell'Ufficio del primo ministro israeliano, ha dichiarato ai media che Tel Aviv non ha intenzione di conquistare la Striscia di Gaza, ma solo di eliminare a Hamas. Ha aggiunto che Israele si oppone fermamente all'ipotesi di un cessate il fuoco. "Hamas sta spingendo per ottenerlo, ma noi non siamo disposti a tornare allo status quo che esisteva alle 6 del mattino del 7 ottobre".

Un procuratore della Corte penale internazionale in Egitto

Un procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, è arrivato domenica in Egitto con l'intenzione di visitare Gaza e valutare la situazione. Il magistrato ha insistito sul fatto che Israele ha l'obbligo "morale e legale" di rispettare il diritto internazionale umanitario, ovvero di non impedire gli aiuti alla popolazione civile. Domenica, altri sei veicoli sono arrivati a Gaza attraverso il valico di Rafah, trasportando cibo e medicinali; ma la Croce rossa internazionale li ha definiti "solo una goccia in un mare".

Allo stesso tempo, la situazione nel nord di Israele, lungo il confine libanese, sembra diventare sempre più tesa. Hezbollah e l'esercito di Tel Aviv continuano a scontrarsi e le truppe israeliane dicono si essere pronte "a qualsiasi evoluzione". L'inquietudine su un possibile allargamento del conflitto è aumentata ulteriormente quando è stato annunciato che il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, terrà il suo primo discorso pubblico dall'inizio della guerra, in tv, venerdì 3 novembre.

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