Niger, non è escluso l'intervento armato per ripristinare l'ordine nel Paese

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Riunione Ecowas Diritti d'autore Gbemiga Olamikan/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
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Di Debora Gandini
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Una settimana dopo la decisione della Comunità degli Stati dell'Africa occidentale di dispiegare una forza di riserva in Niger, questo giovedì e venerdì si terrà in Ghana una nuova riunione dell'organizzazione

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Una settimana dopo la decisione della Comunità degli Stati dell'Africa occidentale di dispiegare una forza di riserva in Niger, questo giovedì e venerdì si terrà in Ghana una nuova riunione dell'organizzazione per cercare di ripristinare l’ordine e la sicurezza.

Un possibile intervento armato nel paese, il prima possibile, per rimuovere i governanti militari dopo il colpo di stato del mese scorso, e reintegrare il presidente Mohamed Bazoum, sarà nuovamente all'ordine del giorno dei capi di stato maggiore dell'Ecowas. A dichiararlo il presidente della Costa d'Avorio Alassane Ouattara.

Intanto dal Cremlino fanno sapere che che il presidente Vladimir Putin ha incontrato il leader maliano Assimi Goïta, per cercare di trovare una soluzione pacifica della crisi in Niger.

Lunedì era stata denunciata dall’Ecowas una "nuova provocazione" da parte dei militari al potere a Niamey che hanno annunciato l'intenzione di perseguire in tribunale il deposto presidente Mohamed Bazoum "per alto tradimento".

Il colonnello Amadou Abdramane, membro del Cnsp, ha sottolineato che “il governo nigeriano ha finora raccolto le prove necessarie per perseguire il presidente deposto e i suoi complici locali e stranieri davanti agli organismi nazionali e internazionali competenti. per alto tradimento e per aver leso la sicurezza interna ed esterna del Niger, a seguito dei suoi scambi con cittadini , capi di stato stranieri e capi di organizzazioni internazionali."

Alassane Ouattara ha fatto sapere che la Costa d'Avorio fornirà "un contingente" di 850-1.100 uomini, insieme a Nigeria e Benin in particolare, e che "altri Paesi" si uniranno a loro. "I putschisti possono decidere di andarsene domani mattina e non ci sarà alcun intervento militare, dipende da loro", ha insistito, aggiungendo: "Siamo determinati a reintegrare il presidente Bazoum al suo posto".

Al termine del vertice di Abuja, tuttavia, il presidente della Commissione Ecowas, Omar Touray, ha ribadito "il continuo impegno per il ripristino dell'ordine costituzionale, attraverso mezzi pacifici".

La minaccia dell'uso della forza è stata sollevata per la prima volta il 30 luglio, in occasione di un precedente vertice dell'Ecowas, quando è stato dato un ultimatum di sette giorni ai militari di Niamey per reintegrare il Presidente Bazoum, rovesciato il 26 luglio, o affrontare un intervento armato. Ma alla scadenza di domenica non è successo nulla. Da allora, i nuovi governanti del Niger sono apparsi chiusi ai tentativi di negoziazione dell'Ecowas.

Una crisi esplosiva

La tensione del paese africano resta altissima. Il Niger è uno dei Paesi più poveri al mondo, nonostante le discrete ricchezze che, tuttavia, vengono gestite da colossi stranieri: nel caso dell’uranio tutto è in mano alla francese Orano.

Attualmente il presidente Mohamed Bazoum si trova agli arresti e a comandare a Niamey c’è il generale Abdourahamane Tchiani.

Bazoum è ben visto dall’Occidente e soprattutto dalla Francia, il secondo invece sembrerebbe guardare più alle potenze emergenti dei Brics e alla belligerante Russia. In particolare i militari sembrerebbero essere propensi a riprendere il possesso dei giacimenti di uranio e carbone, cosa che ha fatto scattare più di un campanello d’allarme a Parigi.

La Francia ha dispiegato, da tempo, oltre 1.500 militari in Niger, dislocati soprattutto nella zona delle miniere anche se lo scopo sarebbe quello di combattere il Daesh, mentre sono 350 i nostri soldati in missione in loco per cercare di mettere un freno alle rotte migratorie.

Risorse addizionali per questo articolo • Agenzie Internazionali

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