Ungheria: vince Fidesz, maggioranza in Parlamento. Orban: "Difendere il Paese"

Ungheria: vince Fidesz, maggioranza in Parlamento. Orban: "Difendere il Paese"
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Di Lillo Montalto Monella Agenzie:  DIRETTA TV: Diego Malcangi
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Il primo ministro uscente, in carica dal 2010, consolida il potere e ottiene il quarto mandato, il terzo consecutivo. Cresce l'affluenza e la legittimazione popolare per il premier. Congratulazioni da Salvini e da tutta la destra europea

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Vittoria politica netta per il premier uscente Viktor Orban alle elezioni in Ungheria, dove è stato rieletto per il terzo mandato consecutivo alla guida del Paese magiaro ma con una più ampia legittimazione popolare rispetto al passato. L'affluenza alle urne, infatti, è stata maggiore rispetto alle ultime tre tornate elettorali.

Fidesz conferma i 133 deputati in Parlamento, superando la soglia dei due terzi dei seggi (66.8%): obiettivo centrato per l'attuale e futuro premier magiaro che potrà contare nuovamente sulla maggioranza assoluta dell'unica Camera. Lo si può dire con la quasi matematica certezza nonostante i risultati definitivi arriveranno solamente sabato prossimo.

"Abbiamo vinto. Si tratta di un trionfo decisivo, abbiamo creato un'occasione per poter difendere l'Ungheria e adesso lo possiamo fare. L'Ungheria non è ancora dove vorremmo che fosse ma c'è un movimento in atto per portarla lì. Grazie, gloria alla Patria e gloria a Dio", ha detto Orban, 54 anni, ringraziando la folla assiepata davanti al suo quartier generale. Potrebbe diventare il primo ministro più longevo nella storia del Paese.

Intanto Gábor Vona, il leader del partito Jobbik, ha annunciato le sue dimissioni. 

La coalizione di governo avrebbe totalizzato (dato ancora provvisorio) circa il 49% dei voti a livello nazionale portando a casa 133 seggi nell'Assemblea Nazionale su un totale di 199 membri. Secondo partito Jobbik, nazionalista e fortemente orientato verso l'estrema destra (nonostante un riallineamento al centro ultimamente): 26 seggi con il 19%. Venti gli scranni, invece, per i socialisti (12.3% a livello nazionale) che ne perdono così 9 rispetto al 2014. I centristi-europeisti di DK ottengono il 5.5% con 9 parlamentari eletti.

I primi risultati provvisori sono arrivati solamente alle 23 nonostante le urne chiudessero ufficialmente alle 19. La lunghezza delle code ai seggi ha causato tanti ritardi nello spoglio, soprattutto a Budapest: chi si è presentato prima dell'ora di chiusura aveva infatti diritto ad esprimere la sua preferenza e così, alle 21.30, erano ancora aperti due stazioni di voto nella Capitale.

La reazione degli sconfitti: dimissioni e mea culpa

Gabor Vona, leader di Jobbik, ha annunciato che si dimetterà dalla guida del partito, tenendo fede alla parola data nei giorni precedenti il voto. A sinistra invece c'è aria di ricostruzione dalla base. Si sono dimessi anche il co-presidente di la Politica Può Essere Diversa (LMP), Akos Hadhazy, e l'intera presidenza di MSZP, il partito socialista.

"Un'alternativa di sinistra non può essere costruita a lungo termine se non siamo sufficientemente presenti nei piccoli comuni di provincia, questa è la prima lezione. La seconda è che dobbiamo proporre una strategia a tutti per unire le nostre forze all'opposizione ed elaborare una candidatura e una proposta unica", ha tirato le somme il leader del partito dei Verdi (Parbeszed), Gergeky Karacsony, alleato con i Socialisti.

L'estrema destra europea (Geet Wilders in Olanda, Marine Le Pen in Francia, Beatrix von Storch in Germania) si è congratulata con Orban. Lo ha fatto anche Matteo Salvini su Facebook.

Ecco come si comporrà il Parlamento

Il partito di governo Fides conserva la maggioranza assoluta nel parlamento con circa il 49% dei consensi nazionali. I sondaggi della vigilia erano più cauti e davano il partito di Orban, presente fin dalla transizione democratica, al 40%. Nel 2014 la terza legislatura Orban era iniziata con 133 deputati ma aveva sofferto la defezione di due parlamentari strada facendo. Quest'anno il numero di scranni è identico, ma maggiore è la legittimazione popolare e supera il numero di voti presi nel 2014: 2.498.928 contro 2.264.780 al 97% dello scrutinio.

In questa immagine in basso potete vedere come i colori di Fidesz (giallo, nel grafico) si siano progressivamente allargati a macchia d'olio dal 1990 in poi fino a conquistare la centralità e la maggioranza assoluta nella vita pubblica magiara.

Il confronto con i parlamenti precedenti: Fidesz si conferma, Jobbik cresce di poco

Prima della riforma costituzionale che ha dimezzato il numero dei deputati e della revisione della legge elettorale, che ha introdotto il turno unico, nel 2006 e nel 2010 c'erano molti più seggi in palio (386 invece che 199). Guardate quindi il grafico del 2014: Fidesz aveva 133 scranni in Parlamento, tanti quanti ne ha conquistati in questa tornata.

Le opposizioni si dividono le briciole: i socialisti hanno perso 9 seggi mentre Jobbik ne ha guadagnati 3 passando da 23 a 26. LMP passa da 5 a 8, il resto è pressoché insignificante ai fini dei reali rapporti di forza nell'Assemblea Nazionale. La minoranza tedesca (MNOO) porta a casa un seggio: un risultato storico secondo l'eletto Imre Ritter, commercialista, che ha sottolineato come non entrava in Parlamento dal 1933.

Affluenza potenzialmente record

Quest'anno l'affluenza è intorno al 70% ma il dato definitivo verrà annunciato solamente all'indomani del voto, lunedì 9 aprile. Ciononostante la partecipazione popolare è stata in netto aumento rispetto alle ultime tre elezioni politiche in Ungheria (67% nel 2006, 64% nel 2010 e 61% nel 2014) e lo si è visto a colpo d'occhio, sia in patria che all'estero.

Alle 15 più della meta degli aventi di diritto (8.3 milioni di elettori circa) si era già recata alle urne (53,64%) mentre il dato delle 18.30 è stato del 68.13%.

Come ha scritto il corrispondente del FT e del Sunday Times da Budapest, la grande partecipazione popolare è ancora più dolorosa per l'opposizione in quanto mette in luce quanto avrebbe potuto portare a casa se si fosse presentata unita. Al contrario, finisce per legittimare ancor più l'esecutivo di Orban.

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