Quinoa e amaranto: il cibo del futuro?

Quinoa e amaranto: il cibo del futuro?
Di Claudio Rosmino
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Progetto "Protein2Food". Piante come la quinoa o l'amaranto, già note alla civiltà degli Incas, sarebbero un'alternativa al consumo di carni.

Progetto “Protein2Food”

La risposta ai futuri problemi alimentari mondiali potrebbe venire dal passato. Piante come la quinoa, già note alla civiltà degli Incas, sarebbero un’alternativa al consumo di carni. Qui a Caserta, nel sud dell’Italia, si stanno sperimentando questo tipo di coltivazioni nell’ambito del progetto Protein2Food.

Mangiare sano e proteico senza consumare carne

Look at this. That’s amazing! Yes it is the euronews</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/Futuris?src=hash">#Futuris</a> episode on <a href="https://twitter.com/hashtag/protein2food?src=hash">#protein2food</a> project. <a href="https://twitter.com/hashtag/p2food?src=hash">#p2food</a> <a href="https://twitter.com/EUFIC">EUFICpic.twitter.com/GL6YWVhn01

stroclaudio (RosmiNow) June 2, 2017

Un giorno queste piante potrebbero modificare i nostri regimi alimentari, attualmente troppo ricchi in proteine animali. Secondo la Fao entro il 2050 la domanda di cibo nel mondo aumenterà del 70%; saranno dunque necessarie fonti alternative di proteine di alta qualità, come la quinoa e l’amaranto, che hanno valori nutrizionali simili alla carne. Come ci spiega Cataldo Pulvento, ricercatore presso il CNR-ISAFOM, la composizione delle proteine di quinoa e amaranto è costituita da tutti gli amminoacidi essenziali, per cui anche avendo un livello proteico inferiore alle leguminose hanno una qualità (nutritiva) superiore.

#Quinoa in Italy, UCC</a> taking part at the 2nd annual meeting in Italy <a href="https://twitter.com/hashtag/P2Food?src=hash">#P2Food</a> <a href="https://twitter.com/SciFoodHealth">SciFoodHealthpic.twitter.com/9gcv3i7DQF

— Cereal Group UCC (@CerealGroup_UCC) May 31, 2017

Ancient crops are the future for our dinner plate https://t.co/sb6fONxqLh via ScienceNordic</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/protein2food?src=hash">#protein2food</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/agriculture?src=hash">#agriculture</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/H2020?src=hash">#H2020</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/research?src=hash">#research</a> <a href="https://t.co/yYakYIZ3y8">pic.twitter.com/yYakYIZ3y8</a></p>— Emphasis Project (EmphasisProject) October 17, 2016

Le proprietà nutritive di colture come quinoa e amaranto

In Italia, come negli altri paesi che partecipano a questo progetto finanziato dall’UE, i ricercatori studiano diversi tipi di colture per capire quali sono le più adatte a crescere in particolari condizioni. “Quinoa e amaranto sono culture molto tolleranti agli stress abiotici. Nella zona del sud Europa gli stress abiotici principali sono la scarsità idrica e la salinità”, prosegue Pulvento

Durante i test, le piante vengono annaffiate a ritmi differenti con acqua a salinità variabile. Proprio l’acqua è una delle principali vittime della produzione intensiva di carne, in quanto ne sono necessarie enormi quantità per la coltivazione dei mangimi degli animali. “Possiamo mangiare carne, è buona, ma consuma molta terra per produrre il foraggio che usiamo per nutrire gli animali. Inoltre c‘è un enorme consumo di acqua per ogni kg di carne prodotta, che è circa dieci volte superiore a quella usata per le piante “ Sven Erick Jacobsen, Professore presso l’Università di Copenaghen e Coordinatore del progetto Protein2Food.

I ricercatori del CNR di Ercolano studiano in dettaglio, attraverso immagini in 3D, l’impatto degli stress test sulla produzione e la qualità dei raccolti. Fattori chiave per capire il potenziale delle colture. “L’importanza per il coltivatore è quella di essere sicuro di coltivare una pianta che ha una buona resa per la sua azienda, per il consumatore andiamo a distinguere le diverse componenti del seme, ognuna delle quali presenta delle proprietà che possono essere desiderabili dal punto di vista del consumatore”, ci fa notare Giacomo Mele, ricercatore presso il CNR-ISAFOM.

The future of #food is not bad if you follow the #science path. Know more in euronews</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/futuris?src=hash">#futuris</a> magazine on <a href="https://twitter.com/hashtag/p2food?src=hash">#p2food</a> and <a href="https://twitter.com/hashtag/plantproteine?src=hash">#plantproteine</a> <a href="https://t.co/llRW2dqBQC">https://t.co/llRW2dqBQC</a></p>— stroclaudio (@RosmiNow) May 30, 2017

Il progetto si basa su un approccio multidisciplinare, che copre tutta la catena di approvvigionamento alimentare, ecco perché si deve tenere conto anche della parte culinaria, visto che ha un impatto diretto sui consumatori. Raffaele Ingicco, chef presso il ristorante Giosole Capua, ci spiega che il principale problema è che la gente non conosce la quinoa. “Se la abbiniamo ad altri legumi può essere un ottimo ingrediente per far fare un salto di qualità alle zuppe, per esempio.”

In pratica queste antiche colture, come sostiene anche il Professor Jacobsen, miglioreranno la nostra dieta quando saremo seduti a tavola per cenare con la famiglia. La nostra alimentazione sarà più ricca. La fertilità del suolo ne trarrà un grande beneficio.

Incentivando la produzione di proteine vegetali si porteranno vantaggi anche all’ecosistema e quindi alla nostra salute. Secondo gli scienziati del progetto, infatti, la transizione dalle proteine di origine animale a quelle vegetali porterà una riduzione della quota di emissioni di CO2.

When you film a report as #Futuris every sequence count to tell the story. euronews</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/science?src=hash">#science</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/protein2food?src=hash">#protein2food</a> <a href="https://t.co/f0DkTosiEn">pic.twitter.com/f0DkTosiEn</a></p>— stroclaudio (@RosmiNow) May 29, 2017

We are close to Caserta to film a #eu funded project called #protein2food. Soon in #futuris on euronews</a> <a href="https://t.co/oNDBoJZAhy">pic.twitter.com/oNDBoJZAhy</a></p>— stroclaudio (@RosmiNow) May 29, 2017

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