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Serbia: nuove proteste minacciano il piano di estrazione del litio sostenuto dall'Ue

Il 29 luglio i residenti di Šabac, nella Serbia occidentale, protestano contro il progetto di un'enorme miniera di litio nelle vicinanze, dopo che Belgrado ha firmato un accordo di fornitura di materie prime con l'UE.
Il 29 luglio i residenti di Šabac, nella Serbia occidentale, protestano contro il progetto di un'enorme miniera di litio nelle vicinanze, dopo che Belgrado ha firmato un accordo di fornitura di materie prime con l'UE. Diritti d'autore Darko Vojinovic/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
Diritti d'autore Darko Vojinovic/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
Di Robert Hodgson
Pubblicato il
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Ondata di proteste in tutto il Paese contro l'inversione di rotta del governo su un progetto di estrazione del litio, bloccato in precedenza, e il successivo accordo per la fornitura di materie prime critiche all'Ue

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Pochi giorni prima di firmare un accordo di cooperazione con l'Ue per l'approvvigionamento di materie prime critiche, la Serbia ha dato il nuovo via libera al gigante minerario anglo-australiano Rio Tinto per lo sviluppo di quelle che potrebbero essere le più grandi riserve di litio d'Europa. Il progetto però potrebbe subire un ulteriore ritardo a causa di una nuova ondata di proteste in tutto il Paese.

Il progetto minerario di Jadar è stato sospeso nel 2022, quando Belgrado, in seguito alle proteste, ha ritirato il via libera a un piano territoriale per il sito di 250 ettari. Ma, dopo che all'inizio del mese una corte costituzionale ha dichiarato illegittima la mossa, il 16 luglio il governo guidato dal presidente Aleksandar Vučić ha adottato un decreto che consente l'immediato riavvio del progetto.

Tre giorni dopo il vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič ha siglato un "partenariato strategico" in occasione di un vertice nella capitale serba a cui ha partecipato anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz; entrambi si sono premurati di sottolineare che gli standard ambientali sarebbero stati di primaria importanza, ma questo non sembra aver placato le preoccupazioni degli ambientalisti locali.

Gi attivisti hanno organizzato una manifestazione di massa a Belgrado per il 10 agosto, termine ultimo fissato dall'Alleanza delle organizzazioni ambientaliste della Serbia (Seos) affinché il governo risponda alle preoccupazioni dei cittadini sul progetto minerario.

Gli ambientalisti sostengono che il progetto potrebbe causare danni significativi agli ecosistemi e inquinare i corsi d'acqua della valle dello Jadar, nella parte occidentale della Serbia. I gruppi di opposizione, più in generale, sostengono che il progetto porterebbe pochi benefici ai cittadini serbi, un'accusa che l'esecutivo dell'Ue nega con forza.

Il Wwf Adria, la sezione locale dell'ong ambientalista, che non è direttamente coinvolta nelle proteste, ha dichiarato a Euronews di aspettarsi che la Commissione europea contribuisca a garantire che Rio Tinto e tutte le compagnie minerarie che operano nel Paese siano tenute a rispettare gli stessi rigorosi standard ambientali dell'Ue.

"Il Wwf sostiene con forza l'adesione ai più alti standard di protezione ambientale, esortiamo Rio Tinto ad affidarsi alle direttive sull'estrazione mineraria responsabile e ci auguriamo che le istituzioni europee siano coerenti nei loro approcci e nelle loro politiche all'interno e all'esterno dei confini dell'Ue", ha dichiarato la portavoce Petra Boić Petrač.

Alla domanda se fosse preoccupata che le nuove ondate di proteste potessero nuovamente bloccare il progetto di estrazione del litio, un portavoce della Commissione europea ha risposto che "non commenta né interferisce negli affari interni a livello nazionale".

L'esecutivo dell'Ue ha dichiarato a Euronews che "l'estrazione mineraria responsabile dal punto di vista sociale e ambientale" è un "principio chiave" dei suoi partenariati globali sulle materie prime. Quello con la Serbia è il quattordicesimo accordo firmato in poco più di tre anni.

La transizione energetica dell'Europa dipende dalle batterie ricaricabili per le auto elettriche e da una quantità crescente di accumulatori off-grid necessari per bilanciare le fluttuazioni dell'energia eolica e solare: di conseguenza ambientalisti e politici devono considerare da una parte i vantaggi di abbandonare i combustibili fossili e, dall'altra, i problemi legati all'estrazione del litio e di altri materie prime critiche, un'attività ad alta intensità energetica e potenzialmente distruttiva.

In quanto Paese candidato all'adesione all'Ue, la Serbia è "obbligata ad allineare la legislazione alle normative, agli standard e agli approcci europei, che sono i più severi al mondo", ha dichiarato la portavoce Johanna Bernsel.

"La nostra partnership darà inoltre un ulteriore impulso all'approfondimento della già elevata integrazione economica della Serbia con l'Ue in vista dell'adesione e della piena integrazione nel mercato unico, in linea con l'ambizione del nuovo Piano di crescita per i Balcani occidentali", ha aggiunto Bernsel, aggiungendo che i piani per la produzione di batterie e auto all'interno della Serbia possono generare 20.000 potenziali posti di lavoro.

Rio Tinto, che ha scoperto le enormi riserve di litio nel 2004, sostiene che il discorso pubblico sulla miniera di litio in progetto è stato inquinato dalla disinformazione e, secondo un insider dell'azienda che ha parlato con Euronews a condizione di anonimato, da "fake news" e politica.

"Riconosciamo il diritto dei serbi a protestare, ma incoraggiamo le persone preoccupate per l'impatto ambientale del progetto a leggere la bozza di valutazione dell'impatto ambientale e i materiali informativi associati che sono stati resi disponibili pubblicamente il 13 giugno", ha dichiarato un portavoce del conglomerato minerario e metallurgico in un comunicato inviato via mail.

Sebbene l'inversione di rotta del governo serbo sia stata presentata come un semaforo verde per il proseguimento del progetto minerario, Rio Tinto si trova di nuovo nella posizione in cui si trovava poco prima che il governo bloccasse il progetto nel gennaio 2022, dovendo inoltre ricalcolare le spese di capitale e reimpostare le scadenze per rimettere in moto le cose. Tutto questo significa che potrebbero passare anni prima che le operazioni di estrazione comincino.

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"Sebbene il piano territoriale del progetto Jadar sia stato ripristinato, il progetto deve passare attraverso una lunga fase di procedure legali, di valutazione dell'impatto ambientale e di autorizzazione, nonché di consultazioni pubbliche e valutazioni commerciali, prima di poter procedere", ha dichiarato Rio Tinto.

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