Ponte: Donferri, il viadotto doveva chiuderlo Morandi
Imputato, perchè i cavi erano nati già corrosi
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Di ANSA
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(ANSA) - GENOVA, 15 NOV - "L'ingegnere Morandi, se avesse
voluto, lo faceva chiudere il ponte. Ma lui non ha detto nulla.
I cavi sono nati già corrosi e lui lo sapeva". Lo ha detto in
aula Michele Donferri Mitelli, ex numero tre di Autostrade e uno
dei 58 imputati nel processo per il crollo del viadotto (14
agosto 2018, 43 vittime). Il manager ha spiegato che "i cavi
secondari non servono a tenere in piedi la struttura. E i cavi
primari, se il progetto fosse stato eseguito correttamente,
sarebbero stati ben protetti. Ma i lavori vennero eseguiti male.
E i problemi non sarebbero stati visibili a occhio nudo", ha
continuato.
Donferri si è avvalso della facoltà di non rispondere
sull'intercettazione tra lui e l'allora numero due Paolo Berti
dopo la condanna di quest'ultimo per la tragedia di Avellino, in
cui morirono 40 persone. Secondo gli inquirenti in quella
conversazione si comprende che in quel procedimento Berti non
avrebbe detto la verità per difendere la linea aziendale
contribuendo all'assoluzione dell'allora ad Giovanni
Castellucci. Il manager ha letto soltanto il verbale della sua
testimonianza. "Non posso sapere se ci fossero ragioni
economiche da discutere né so se fosse in atto qualche forma di
proposta illecita".
L'imputato ha poi spiegato che i tecnici di Spea "facevano
bene i controlli" e che il "problema era il management" in
particolare "Galatà (uno degli imputati) non aveva più una
consistenza manageriale". Donferri ha però ammesso di non avere
mai guardato i report, le relazioni trimestrali "perché c'era un
ufficio preposto con Di Taddeo". (ANSA).
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