Uno Bianca: Fabio Savi, non ho mai cercato sconti

Lettera del killer per una docuserie, il 29 novembre su Rai2
Lettera del killer per una docuserie, il 29 novembre su Rai2
Di ANSA
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(ANSA) – BOLOGNA, 27 NOV – “Convivo quotidianamente con
rimorsi per il passato, una famiglia distrutta e tanto dolore
causato, al quale non vi è purtroppo rimedio, ma non cerco
sconti e non ne ho mai cercati, così come mai farò qualcosa che
possa essere interpretato come strumentale, sebbene consapevole
di quale beneficio possa portare una lettera di scuse contenuta
nel mio fascicolo, che questa sia accolta o pure no”. Parole di
Fabio Savi, in una lettera inedita, scritta dal carcere di
Bollate e letta dal suo avvocato nella docuserie ‘La vera storia
della Uno Bianca’, in onda il 29 novembre in prima serata su Rai
2, per il ciclo Crime Doc, coproduzione Rai Documentari e Verve
Media Company. In due episodi, con la regia di Alessandro Galluzzi, Flavia
Triggiani, Marina Loi, sono raccontate le vicende del gruppo
criminale, composto per cinque sesti da poliziotti che tra il
1987 e il 1994 lasciò una scia di sangue tra Bologna, Romagna e
Marche. Sono state raccolte testimonianze di giornalisti,
giudici, pm, investigatori, parenti delle vittime, avvocati, ma
anche di chi è sopravvissuto agli attacchi, come Luca Di
Martino, o come Ada Di Campi, giovane poliziotta che nel 1987 fu
vittima di un agguato insieme ai colleghi, uno dei quali poi
morì. Di Campi racconta per la prima volta i momenti di orrore,
in cui la sua vita è cambiata per sempre a causa delle ferite
alle gambe, ma soprattutto delle ferite che porta ancora dentro
di sé. A parlare saranno anche i due poliziotti Baglioni e
Costanza, che si misero sulle tracce dei fratelli Savi, ed Eva
Mikula, la giovanissima compagna di Fabio Savi, l’autore della
nuova lettera indirizzata anche ai familiari delle vittime. “Spero che non succeda mai che li vediamo fuori, perché
veramente non so come vada a finire. La gente è ancora
arrabbiata. Sono passati 31 anni da quando è morto mio marito,
io sono ancora arrabbiata”, è la posizione della presidente
dell’associazione dei familiari delle vittime Rosanna Zecchi,
anche lei intervistata nella docuserie. (ANSA).

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