Stato dell'Unione: Ue discute la stratgia per l'uscita dal lockdown

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Di Stefan Grobemaria irene giuntella
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L'Europa sta discutendo su come allentare alcune delle restrizioni del lockdown.

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¨La crisi del Coronavirus, è tutta un'operazione verità: i numeri, la scienza, le prospettive, ma anche le azioni politiche.

Queste sono le parole di Ursula von der Leyen davanti a un Parlamento Europeo quasi vuoto.

La presidente della Commissione europea ha detto qualcosa che i politici raramente ammettono:

 “Sì, è vero che nessuno era davvero preparato a questo. È anche vero che troppi non sono stati disponibili quando l'Italia aveva bisogno di una mano all'inizio. E sì, è giusto che l'Europa nel suo insieme offra scuse sincere”.

Ma l'Europa ha imparato da questo. Quindi è anche vero che l'Unione è diventata il cuore pulsante della solidarietà nel mondo, ha affermato von der Leyen.

Le sue osservazioni sono arrivate in un momento cruciale della crisi, quando l'Europa sta discutendo su come allentare alcune delle restrizioni dellockdown.

La Commissione europea ha raccomandato un approccio graduale.

Ogni azione deve essere costantemente monitorata, anche rispetto a una ripresa del virus.

In Danimarca riaprono le scuole

Alcuni paesi hanno appena esteso le misure per il lockdown, mentre altri hanno iniziato con cautela ad allentarli.

In Danimarca sono stati riaperti asili nido, scuole materne e scuole elementari, per bambini di età inferiore agli 11 anni.

Il primo ministro danese Mette Frederiksen ha accolto personalmente i bambini in una scuola di Copenaghen.

I bambini devono sedersi a distanza, e sono suddivisi in gruppi ristretti con un bidello o insegnante di turno.

La decisione della scuola è stata controversa. I bambini non comprendono la distanza sociale come i più grandi.

Alcuni esperti hanno affermato che sarebbe stato meglio tenere i bambini più piccoli a casa un po' più a lungo e iniziare con quelli più grandi.

Esperti: ancora lontani dalla normallità

Nonostante l'allentamento di alcune restrizioni, siamo ancora lontani dalla normalità.

Gli esperti avvetono che le cose possono ancora sfuggirci di mano.

Stefan Grobe ha intervistato David Alexander, professore per la mitigazione dei rischi e delle catastrofi all'University College di Londra.

 Professor Alexander, grazie per essere con noi. Ha condotto ricerche sulle catastrofi negli ultimi quarantanni, attualmente insegnando la gestione delle catastrofi e la pianificazione delle emergenze. Come giudicherebbe finora le risposte dei governi europei?

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Alexander: Non particolarmente buone all'inizio, ma sono migliorante man mano. Nella pianificazione e gestione delle emergenze ci sono tre elementi. Ci sono piani, procedure e l'improvvisazione. I piani coordinano le procedure. Dobbiamo agire sempre con lungimiranza, al fine di identificare ciò che deve essere pianificato in anticipo e qualsiasi eccesso nell'improvvisazione - l'improvvisazione non può essere esclusa, ma qualsiasi eccesso di essa - è una forma di negligenza. Ciò che abbiamo visto in particolare all'inizio della risposta al coronavirus è stata l'improvvisazione, nonostante abbiamo avuto un periodo abbastanza lungo dal 2007 o 2008 fino a al 2013 o 2014 in cui le strategie per la pandemia erano in cima alla lista. E per diversi paesi è rimasto cosi'. Ma a volte c'è un abisso tra programmazione e realizzazione.

** I governi sono stati regolarmente avvisati delle pandemie. Eppure, sono stati colti di sorpresa. Perché non erano preparati meglio?**

Alexander: Penso che sia per il "breve termine" dei governi e per il fatto che è possibile pensare alla possibilità che qualcosa non accada durante il ciclo di una determinata amministrazione. E poi, quando succede, si scatena l'inferno, come abbiamo visto.

** Dove andiamo ora? Le cose dovranno peggiorare prima di poter migliorare?**

Alexander: esiste un grave rischio di una seconda ondata. E guardando indietro all'influenza nel 1918-1920, in Europa è durata per 14 mesi e la seconda ondata è stata in realtà peggiore della prima. E' stata più letale. Mentre speriamo non accada questo e nutriamo speranze nella medicina moderna mentre abbiamo popolazioni più numerose e una società interconnessa, speriamo dunque che questo non porti a una forma di vulnerabilità che nel 1918 non esisteva. Quindi ci sono rischi diversi se allentiamo le misure troppo rapidamente. Non dobbiamo farlo. E temo che ci saranno misure per un periodo piuttosto lungo, forse fino al 2022.

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