Polonia: il futuro di Danzica dopo l'assassinio del "sindaco dei diritti"

Polonia: il futuro di Danzica dopo l'assassinio del "sindaco dei diritti"
Di Damon Embling
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In quest'episodio della nostra serie "L'Europa lontana dagli schermi", siamo andati in Polonia per fare il punto sui diritti umani e delle minoranze in questo paese cattolico e conservatore.

In quest'episodio della nostra serie "L'Europa lontana dagli schermi", siamo andati in Polonia per fare il punto sui diritti umani e delle minoranze in questo paese cattolico e conservatore.

Danzica, una perla rara

L'Unione Europea da tempo punta il dito contro i paesi dell'est, colpevoli, secondo molti, di alimentare nazionalismi e ostilità contro gli immigrati e di violare lo stato di diritto. Ma le divisioni sono più profonde, e riguardano i diritti umani.

La Polonia è un paese conservatore, dove la Chiesa cattolica esercita una grande influenza. Un posto come Danzica rappresenta un'eccezione. La città portuale sul Baltico, che si sta ribellando contro l'establishment, è considerata da molti una "enclave progressista".

Gran parte del merito va a Pawel Adamowicz, che ha governato la città come sindaco per oltre vent'anni, incoraggiando politiche di riconoscimento dei diritti per ogni categoria, inclusi immigrati e omosessuali. Politiche grazie alle quali si è guadagnato molti sostenitori, ma anche odio da parte di alcuni. Lo scorso gennaio è stato accoltellato a morte mentre partecipava a un evento benefico.

Abbiamo incontrato la vedova di Adamowicz, Magdalena, al Centro europeo di Solidarnosc, un museo che fu fortemente voluto dal sindaco di Danzica e che ripercorre la storia del sindacato all'origine del movimento di resistenza che contribuì al crollo del comunismo.

Magdalena ci parla della personalità trascinante del marito: "Era una persona molto aperta, il suo marchio di fabbrica era il sorriso. Era aperto nei confronti delle persone, che molto spesso lo avvicinavano e gli parlavano per strada... Si fermava sempre e aveva sempre tempo per queste persone, le ascoltava e cercava di aiutarle il più possibile".

In origine conservatore, con gli anni era cresciuto verso un approccio più liberale verso le minoranze, prosegue Magdalena: "Ha imparato per tutta la vita, è maturato e si è evoluto. Ha scoperto che molti gruppi in Polonia sono estremamente discriminati, e non gli è piaciuto. Per questa ragione ha voluto sostenere le minoranze e gruppi come gli immigrati o le persone Lgbt".

Magdalena è ora candidata alle elezioni europee come indipendente. Una decisione che ha preso, dice, spinta dall'uccisione del marito: "Mi sento come se il suo potere fosse venuto a me. Al funerale, il sacerdote ha urlato che dobbiamo smetterla con i discorsi di odio, e io ho pensato: sta parlando con me, che ho sofferto tanto, e devo combattere per questo. Combattere contro l'odio, le fake news, le mezze verità, perché sgretolano l'integrazione europea, l'Unione europea dall'interno".

Un "pericolo" per la comunità

Si stima che a Danzica vivano circa 40 mila immigrati. Alcuni hanno deciso di aprire un'attività, come Mohammed Amer. Mohammed, palestinese, e si è trasferito in Polonia dopo essere venuto in visita da suo cugino. Ora gestisce un'azienda alimentare, dove lavorano immigrati provenienti da diversi paesi, fra cui Bangladesh, India e Nepal.

Ma non è stato facile. Quando ha cercato di comprare una casa in un villaggio con la sua compagna polacca, il sindaco ha respinto la richiesta dicendo in una lettera che Mohammed rappresentava un pericolo per la comunità. "Siamo rimasti scioccati - ricorda lui -. Allora ci siamo rivolti ai media, e a quel punto il sindaco ha cambiato idea, e ci ha permesso di comprare questa casa. Ma ci è voluto tempo, abbiamo dovuto aspettare più di un anno. Ma da quando viviamo in questo villaggio, sono tutti molto disponibili, molto gentili".

Mohamed aiuta altri migranti a integrarsi nella città. Lo raggiungiamo in un centro di sostegno agli immigrati, dove accompagna una persona che ha appena scoperto di non essere in regola con i documenti. Ad assistere il migrante c'è Yulia Shavlovskaya, originaria della Bielorussia, che aiuta stranieri come lei a orientarsi fra le leggi e i regolamenti polacchi sull'immigrazione. "Purtroppo questa è una situazione tipica - lamenta Yulia -, perché il sistema e il governo polacco non sono preparati per ricevere gli immigrati. Lui ha seguito questa procedura per un anno, e poi ha ricevuto una lettera che lo informava che il suo caso era stato cancellato". Ma si ritiene fortunata perché, prosegue, "Danzica è un posto davvero aperto e tollerante nei confronti degli stranieri. Penso che ce l'abbiamo nel sangue, perché quando vivi qui capisci che vivere in pace è davvero bello. Ed è meglio costruire che distruggere". Anche se con un governo anti-immigrati non è facile.

"Alcuni paesi europei diventeranno musulmani"

Fra i cittadini, però, non tutti sono così aperti nei confronti dell'immigrazione. Come Grzegorz Pellowski, proprietario di una catena di pasticcerie. È cattolico, è un elettore del partito conservatore Diritto e Giustizia al potere, e dice che l'immigrazione va tenuta sotto controllo: "Non mi piace il fatto che in Germania o in Svezia abbiano spalancato le porte e abbiano cominciato ad accettare in modo incontrollato persone che poi hanno un'influenza sul futuro del paese. Perché ormai è detto in modo ufficiale che alcuni paesi europei diventeranno paesi musulmani".

Grzegorz è stato un sostenitore del movimento ultranazionalista Gioventù polacca, che nel 2017 ha emesso falsi certificati di morte per 11 sindaci, fra cui Pawel Adamowicz, citando come cause del decesso "il liberalismo, il multiculturalismo e la stupidità".

Per Grzegorz "Voleva essere un messaggio simbolico, per indicare la morte delle sue opinioni e della sua politica, perché non ci piacevano. In effetti il messaggio era molto forte. E a volte, per ottenere risultati, bisogna usare un messaggio forte. Ma in questo caso era troppo forte. Si sono scusati. Se fosse stato per me, non l'avrei fatto".

Un modello per la parità di trattamento

Studiando le politiche di Danzica, siamo incappati in un documento davvero interessante, dove si fa riferimento alla città portuale come modello per la parità di trattamento, che è stato firmato dalla giunta comunale. Il documento copre in pratica tutto quel che riguarda la comunità di Danzica e i diritti. Parla di genere, età, etnie, nazionalità. Ma l'aspetto forse più interessante è che c'è una sezione sull'orientamento sessuale. E non è qualcosa che si trova nella costituzione nazionale.

Jacek Jasionek, avvocato, lasciò la sua cittadina per venire a Danzica quando era ancora studente. Allora, negli anni Novanta, gli venne detto che la vita sarebbe stata più facile per lui, in quanto gay, in una grande città. Lui conferma: "Vivo a Danzica da 25 anni e mi trovo bene qui. È una cosa che pensano molti gay e lesbiche e la comunità Lgbt in tutto il paese. Quindi in molti vengono a vivere a Danzica. Ma non significa che la vita qui sia perfetta per ogni persona Lgbt, e sono sicuro che molto si possa migliorare"

Jacek ha partecipato al suo primo gay pride nel 2015. Dice che per lui è stato esaltante, ma di aver anche avuto paura: "Temevo che sarebbe venuta gente che ci odia e che ci avrebbero lanciato delle pietre. È stata un'esperienza positiva, che mi ha aperto la mente".

La comunità Lgbt denuncia la mancanza di una legislazione nazionale sui loro diritti. Jacek aveva sperato che l'adesione all'Unione Europea nel 2004 avrebbe cambiato le cose in Polonia. Ma dice che non è stato così: "In Polonia non ci sono leggi sulle unioni civili o sul diritto al matrimonio, l'odio verso le persone Lgbt non è reato, la legge non prevede reati motivati dall'omofobia. Per non parlare dell'assenza di leggi sui figli cresciuti da coppie dello stesso sesso. È tutto molto arretrato, abbiamo un livello di legislazione simile a quello della Russia. In questo momento è come se fossimo sulla cresta di una montagna: o cadiamo sul lato non democratico, dove i diritti umani non sono rispettati, dove i gay sono cittadini di serie B che non meritano i pieni diritti; oppure la società accetta di riconoscere i diritti delle minoranze sessuali".

"Il governo vorrebbe che non esistessimo"

Jacek fa volontariato presso l'associazione Tolerado, dove abbiamo assistito a uno dei loro workshop, in cui i militanti dell'associazione dipingevano striscioni e manifesti per il prossimo pride, previsto per maggio. Uno di loro è Dominik, bisessuale: "Mi sono trasferito a Danzica l'anno scorso - racconta -, sono originario di Breslavia. Sono arrivato una settimana prima del pride, è stato un bel benvenuto. Personalmente qui non mi sono ancora imbattuto in omofobi ma, naturalmente, ne ho sentito parlare".

La testimonianza di Ulka Kolodziejczyk, 25 anni, è straziante: "Mia madre sa del mio orientamento sessuale da quando avevo 15 anni, e prima lo tollerava. Non l'ha mai approvato, ma lo tollerava. Più o meno tre anni fa, ha cominciato ad andare spesso in chiesa ed è diventata molto religiosa. Non mi accetta più, e nemmeno mia nonna mi accetta".

Marta Maggott, vice presidente di Tolerado, riassume così la situazione: "Le relazioni omosessuali non sono rispettate dal nostro stato, e il nostro governo vorrebbe che non esistessimo. Ci sono casi di stati molto religiosi, molto cattolici, che hanno cambiato idea sui diritti Lgbt, come è successo in Irlanda o nel Regno Unito, quindi è fattibile. Il problema è se sia fattibile in Polonia. Ma se non pensassi che è possibile, non sarei qui".

Chiesa e diritti

La Chiesa ha un ruolo molto importante nel formare l'opinione pubblica. A Marzo, una fondazione evangelica ha pubblicato foto di preti che hanno bruciato pubblicamente oggetti ritenuti blasfemi, inclusi libri come la saga di Harry Potter e la trilogia di Twilight. Le foto sono poi state ritirate.

Non siamo stati autorizzati a intervistare uno dei preti, che ha pubblicato una dichiarazione sui social media in cui descrive il rogo di libri come 'inopportuno' dicendo che non voleva essere un attacco alla letteratura e alla cultura in quanto tali. Conclude dicendo che se qualcuno l'ha percepito così, lui se ne scusa.

Non tutti i sacerdoti adottano un approccio così controverso nel predicare la parola di Dio, assicura padre Pawel Kowalski: "Cerchi gli strumenti migliori per presentare la tua fede, e a volte, semplicemente, commetti degli errori. E quello per me, e sono sicuro che sia lo stesso per tutte le chiese in Polonia, al cento per cento, è stato un errore".

La Chiesa non cede di fronte a chi scende in piazza per chiedere più diritti, che sia per l'aborto, su cui la Polonia ha una delle leggi più restrittive in Europa, o per le coppie omosessuali. A cedere un po' invece è la logica di padre Kowalski sull'argomento: "Rispetto ai diritti, quello che la gente chiede, noi come Chiesa siamo chiamati a discernere. Perché alcuni dei diritti che chiedono sono un vero messaggio di Dio, un messaggio dello Spirito santo che ci chiama a difenderli. Ma altri probabilmente non lo sono".

Diritti della famiglia: soldi contro asilo nido

A chiedere più diritti sono anche le famiglie e le donne. Incontriamo Renata e la sua bambina di dieci mesi per capire come sia la vita in famiglia a Danzica, e in Polonia in generale. Renata è un'insegnante, in questo momento in congedo di maternità, per cui riceve un'indennità di circa 120 euro al mese nell'ambito del programma governativo Famiglia 500 plus. Il programma è stato introdotto per incoraggiare le nascite, ma c'è chi teme che possa scoraggiare le donne a tornare al lavoro.

Renata preferirebbe poter fare affidamento su un asilo nido: "La bambina è nella lista del nido pubblico- spiega -, ma è all'ottocentesimo posto. Noi non possiamo permetterci un asilo nido privato, quindi al momento è impossibile".

Allora, chiediamo, per una madre che voglia tornare al lavoro, quanto è difficile la situazione in Polonia? "È difficile - risponde - perché i soldi che riceviamo dal governo non risolvono il problema. Preferirei che ci fosse un posto per lei al nido piuttosto che ricevere soldi, perché i soldi posso guadagnarmeli. Posso dare lezioni private o lavorare di più. Ma se non posso trovare qualcuno che si occupi di lei, non può funzionare". 

Il problema, secondo Renata, è più ampio, e riguarda la presenza - o piuttosto l'assenza - di donne in posti chiave: "Penso che siano decisamente sottorappresentate, penso che ci dovrebbero essere più donne in posizioni più rappresentative", dice.

L'eredità di Pawel Adamowicz

È chiaro che i sindaci nelle città hanno un ruolo di rilievo, ma devono fare i conti con le frustrazioni provocate da leggi e regolamenti nazionali. Il futuro di Danzica è ora nelle mani dell'ex vice di Pawel Adamowicz, l'avvocata Aleksandra Dulkiewicz. La prima donna sindaca della città. Non abbiamo potuto incontrarla, ma siamo riusciti a parlare con un assessore, Piotr Kowalczuk: "È un'enorme perdita, quella di Pawel Adamowicz - ci ha detto -. È la perdita di vent'anni di lavoro fatto per i cittadini di Danzica, nella costruzione dei valori di libertà, solidarietà, apertura mentale e uguaglianza, in modo che chiunque si sentisse bene qui. Cercheremo di portare avanti quest'eredità, e i programmi sociali che ha creato con diverse persone e ong. Perché non è solo la nostra sfida, non è solo la sua eredità, è la vita di tutti i giorni dei cittadini di Danzica".

Journalist • Selene Verri

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