Migranti: "UE in difficoltà con una nuova ondata"

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Intervista a Gerald Knaus, Presidente della "European Stability Initiative" su migrazione, politiche europee e nuove rotte

Dalla rotta Balcanica arrivano nuovi segnali sul fronte dell’immigrazione. Segnali che stanno iniziando a preoccupare alcuni Paesi e che potrebbero anche irrigidire ulteriormente certe posizioni nell’Unione europea. Come affrontare la questione? Sophie Claudet ne ha parlato con Gerald Knaus, Presidente della "European Stability Initiative".

euronews: Abbiamo visto nel nostro reportage che i migranti ora stanno utilizzando una rotta diversa nei Balcani occidentali per entrare in Europa. Questo perché i paesi europei hanno rafforzato la loro politica migratoria?

Gerald Knaus, Presidente della "European Stability Initiative": "Tutti i paesi balcanici affermano di aver chiuso i loro confini. L'Austria dice di aver chiuso i suoi confini. Ma questo non è esattamente corretto perché alla fine ci sono siriani, iracheni, iraniani, afgani e pachistani che vengono in Germania. Arrivano da più parti, non sono segnalati, non ci sono riprese televisive. Migranti che hanno dato molti soldi ai contrabbandieri per raggiungere, a volte con successo, il loro obiettivo.”

euronews Quindi sta dicendo che quello che sta accadendo al confine croato, con alcune guardie che a volte sono anche un po’ violente, è molto di più rispetto a un servizio fotografico per i media?

Gerald Knaus: "Non penso che sia solo una questione di immaigni per i media, ma è chiaro che tutti i paesi europei vogliono inviare un messaggio alle persone, ovvero che è quasi impossibile riuscire ad attraversare le frontiere. La realtà tuttavia è che quelli che sono arrivati a Bihac, che hanno già attraversato cinque o sei confini internazionali, che si trovano a soli 300 chilometri dall'Austria, non si tireranno indietro per quello che sta facendo la polizia croata."¨

euronews: Eppure, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni sostiene che sta rimpatriando molte persone nei loro paesi d'origine..

Gerald Knaus: "Sì, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni sta rimpatriando gente anche dalla Grecia e tutte le persone che, alla fine, si sono arrese e si sono rese conto che, forse, i contrabbandieri hanno mentito. Questa è una opzione. Ma finché avremo, come abbiamo visto nella prima metà di quest'anno, più di 90.000 migranti che riescono ad entrare in Germania, circolerà ancora la notizia che è possibile arrivare in Europa centrale. Ciò significa che quelle persone che hanno fatto un viaggio molto difficile per raggiungere la Bosnia, e che ora sono molto vicine alla loro destinazione finale, ebbene la maggior parte di queste non si arrenderà tanto facilmente."

euronews: Abbiamo visto nel nostro reportage che a molte persone non è stata concessa la possibilità di presentare domanda di asilo, indipendentemente dal fatto se siano migranti economici o rifugiati di guerra; è legale impedire alle persone di presentare domanda di asilo?

Gerald Knaus: "Nell'ultimo anno, pochissime persone hanno fatto domanda di asilo in Croazia, il che è una cosa rilevante: nella prima metà del 2018, circa 400 persone hanno presentato domanda in Croazia, il che significa che né le autorità croate né la maggior parte dei migranti che hanno attraversato il Paese, sembra avere un interesse particolare per quel posto; o si fermano temporaneamente in Bosnia o attraverso la Croazia e la Slovenia cercano di andare verso quei paesi più ricchi, come l'Austria e la Germania."

euronews: In chiusura, quali sono le sue previsioni sul fenomeno migrazione verso l'Europa nei prossimi decenni, tenendo conto che probabilmente i conflitti continueranno, così come la povertà, senza dimentica il fattore dei cambiamenti climatici.

Gerald Knaus: "La tendenza degli ultimi decenni ha dimostrato che un gran numero di arrivi è raro, li abbiamo visti dopo la guerra siriana nel 2015, per tre anni abbiamo visto arrivi in Italia su larga scala dalla Libia, ma la media del numero di persone che ogni giorno attraversano il Mediterraneo, negli ultimi decenni, è inferiore a 300. Ora questi sono numeri che l'Europa dovrebbe essere in grado di affrontare e trattare coloro che arrivano in modo umano, mi riferisco anche al trattamento delle richieste di asilo in modo equo e rapido. Dovrebbe essere in grado di rimpatriare coloro che non hanno bisogno di protezione. Le politiche europee, tuttavia, attualmente non stanno reagendo come devono anche con un basso numero di arrivi, quindi se ci saranno crisi future, altre guerre che potrebbero scoppiare, temo che i numeri saliranno di nuovo e che, alla luce dell'attuale situazione, l'Unione europea si troverebbe nuovamente in difficoltà, in poche parole si troverebbe impreparata. "

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