“Il governo italiano non tratta con i trafficanti”. È ferma la smentita della Farnesina alle accuse di un accordo tra il governo di Tripoli e alcune milizie per impedire ai migranti di attraversare il Mediterraneo. La stampa italiana però, rilancia l’inchiesta compiuta da media stranieri che punta l’indice verso il ministero degli interni e il suo occupante, Marco Minniti. È un fatto gli sbarchi in Italia si siano dimezzati a luglio e ad agosto. Un successo riconosciuto anche da Francia, Germania e Spagna. L’accusa circostanziata è però che Roma abbia stretto accordi con due potenti milizie libiche che solo qualche tempo fa erano direttamente coinvolte nel traffico.
Che esso in Libia sia un business lo sanno tutti. Roma però, secondo le accuse sarebbe andata, oltre e avrebbe stretto accordi con partner inaaffidabili come il governo di Fayez al Sarraj, che controlla quasi solo il territorio della città di Tripoli, e la sua Guardia costiera, in realtà un gruppo di bande armate che lucra sul traffico di uomini. Le milizie hanno anche dei nomi: Martire Abu Anas al Dabbashi e Brigata 48. Entrambe hanno sede a Sabratha, una piccola città non distante da Tripoli che negli ultimi mesi è diventata il principale punto di partenza dei barconi e gommoni dei migranti. Minniti avrebbe avviato discussioni anche con il generale Khalifa Haftar, uomo forte del governo di Tobruk, un dialogoallargato anche all’Egitto.
E i migranti? Queste persone vengono tenute segregate. Adesso il sospetto è che molte vengano fatte sparire. Fra quelle che riescono ad imbarcarsi alcuni arrivano sulle coste italiane, altre muoiono nel tentativo.