Festival del Documentario di Salonicco, 18ma edizione

Festival del Documentario di Salonicco, 18ma edizione
Di Euronews
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Il Festival del Documentario di Salonicco si concentra sulla crisi dei rifugiati. Testimonianze di disperazione e speranza diventano film. Il Premio

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Il Festival del Documentario di Salonicco si concentra sulla crisi dei rifugiati. Testimonianze di disperazione e speranza diventano film. Il Premio del pubblico per il migliore documentario di lungometraggio della 18esima edizione del Festival, che si è concluso il 20 di marzo, è stato assegnato a “Landfill Harmonic – A Symphony of the Human Spirit”.

Il documentario racconta la storia della Recycled Orchestra di Cateura, una piccola città del Paraguay. Bambini che vivono nella baraccopoli costruita su una discarica, imparano a suonare strumenti realizzati con rifiuti riciclati. La loro storia diventa virale e l’orchestra gira il mondo.
Il documentario è una testimonianza del potere trasformativo della musica e della capacità di resilienza dello spirito umano. I registi Brad Allgood e Graham Townsley non hanno potuto essere presenti al festival.

“Argo Navis” di Stelios Efstathopoulos e Susanne Bausinger ha vinto il Premio del pubblico per il miglior documentario greco di lungometraggio.

Nel 2003, un gruppo di scienziati inizia a ricostruire una nave preistorica come parte di un programma di ricerca nautica e archeologica sperimentale. “Argo Navis” è il racconto della nascita di questa nave, dalla scelta degli alberi per la sua costruzione durata due anni e del suo viaggio in mare. Dopo la mitica avventura degli Argonauti che con 10.000 colpi di remo al giorno hanno raggiunto l’antica Colchide da Volos, oggi la nostra moderna Argo deve completare un viaggio di 1.200 miglia in 60 giorni.

Stelios Efstathopoulos, regista: “É stato un viaggio da sogno, indietro nel tempo, e poi di nuovo qui nella realtà.”

Susanne Bausinger, regista: “Abbiamo girato il film nel periodo in cui molte persone morivano in mare. Mi sentivo male. La spedizione degli Argonaut ci ricorda cos‘è il mare. Un luogo dove si scambiano idee, schiavi, armi e merci e che qui diventa un mare simbolo di pace e convivenza dei popoli del Mediterraneo. Un luogo di cooperazione invece che una tomba.”

Maro Anastopoulou ha ottenuto il FIPRESCI Award per il suo documentario “Whispers of the Sky”.

Le persone che vivono nella piccola isola greca di Amorgos lavorano duramente e si godono la vita. Leggere i segni del cielo è pratica comune. Vento, stelle, nuvole e mare sussurrano all’orecchio degli isolani.

Maro Anastopoulou, regista: “Non me lo aspettavo. Questo premio è molto importante per me, perchè questa è stata davvero una produzione fatta in casa. Tutto il mio equipaggio ha creduto nel progetto e ce l’abbiamo fatta. Hanno tutti lavorato pro bono.”

Il primo riconoscimento del Festival assegnato a Mark Cousin. Il regista dell’Irlanda del Nord, autore e scrittore, che vive e lavora in Scozia. Inizia la sua carriera cinematografica nel 1990. I suoi documentari combinano poesia, filosofia e sensibilità. Perché i documentari le piacciono così tanto?

Mark Cousins, regista di “I’m Belfast”: “In inglese diciamo che la verità è più strana della finzione. Credo sia vero. Quando si guarda a ciò che accade nel mondo reale, quando si guarda cosa succede in una città come Salonicco, non puoi farci nulla. La vita è una valle di lacrime, ma anche la cima di una montagna. Così la finzione nei film sembra ordinaria, rispetto alla sorprendente gamma di emozioni che si puó scoprire nei documentari.”

Secondo tributo del Festival a Jon Bang Carlsen, uno dei registi più importanti di Danimarca, che sforna documentari da oltre 40 anni. Ben noto per le sue idee non convenzionali sulla realizzazione di documentari, Carlsen deliberatamente sfuma i confini tra realtà e finzione, senza inibizioni e trasformando le immagini registrate, che altri come lui, invece preferirebbero lasciare invariate.

Jon Bang Carlsen, regista di “Deja Vu”: “In realtà, non credo nelle semplici verità. Non mi interessano. Preferisco l’onestà. Penso che siamo tutti intrappolati all’interno della nostra mente, dietro i nostri occhi. L’unica cosa che posso fare, come regista, è cercare di ritrarre quello che trovo interessante, quello che trovo emozionale, chiaramente, se possibile anche organizzato artisticamente.”

Il Festival del Documentario di Salonicco diventa “adulto” e l’incarico del direttore Dimitri Eipides termina qui. Lui è il “padre” di questo bambino, che ormai ha 18 anni. Perché questo festival ha così tanto successo?

Dimitris Eipides, direttore del Festival del Documentario di Salonicco: “Penso che il primo responsabile del successo del Festival di Salonicco sia il suo pubblico. La città lo ha abbracciato e fatto suo fin dall’inizio e lo ha sostenuto in ogni modo. Ecco perché è la festa più importante dei Balcani e anche molto aprezzato in Europa.”

Yorgos Mitropoulos, euronews: “Per 10 giorni, Salonicco ha ospitato quasi 200 documentari da tutto il mondo. Sempre sensibile alle problematiche di attualità, il Festival si è occupato del problema cruciale dei rifugiati e della crisi umanitaria. La presenza dei film greci è stata impressionante: 73 i documentari proiettati quest’anno, un record nella storia del Festival..”

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