L'Erasmus non finisce con l'Erasmus

L'Erasmus non finisce con l'Erasmus
Diritti d'autore 
Di Euronews
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

Michael Dilissen: “Lavoro per la televisione pubblica fiamminga, faccio il reporter. Ho imparato quando ero in Erasmus a Milano. Quando sono

PUBBLICITÀ

Michael Dilissen: “Lavoro per la televisione pubblica fiamminga, faccio il reporter. Ho imparato quando ero in Erasmus a Milano. Quando sono arrivato, all’inizio era difficile perché non avevo un appartamento o una stanza. Quell’esperienza mi ha davvero aiutato a crescere e mi ha dato molta fiducia in me stesso”.

Nuno Prudêncio, euronews: “Per Michael e per la coppia che conosceremo tra poco, il programma Erasmus è stata un’esperienza che ha cambiato la loro vita. Ma adesso esiste una nuova piattaforma che garantisce che le cose non si fermino lì”.

Secondo uno studio di impatto della Commissione europea, più di un milione di bambini sono nati da coppie che si sono formate durante i programmi di studio all’estero. E’ il caso di Alonso, napoletano, e della sua compagna Beatriz, conosciuta a Jaén, in Spagna. Oggi vivono a Bruxelles e hanno due figli. I dati suggeriscono che un terzo dei partecipanti all’Erasmus finisce per scegliere un partner di diversa nazionalità.

Il 40% degli ex studenti Erasmus si trasferisce in un altro Paese dopo la laurea. Per loro, il tasso di disoccupazione è più basso del 23%, a cinque anni dalla fine dell’Università.

Alfonso Scirocco: “Ho imparato lo spagnolo molto bene. E poi ho certamente acquistato una maggiore apertura nei miei orizzonti. Il fatto che i miei bambini parlino non soltanto l’italiano, che è la mia lingua, e lo spagnolo, che è la lingua di mia moglie, ma anche il francese è qualcosa di cui vado molto fiero”.

Beatriz García Rodríguez: “L’aspetto più positivo dell’Erasmus è che la gente ha una mentalità più aperta. E oggi, con la crisi economica e i problemi di razzismo e xenofobia, la gente che ha vissuto all’estero è meglio preparata ad accettare ogni tipo di differenze”.

Più di tre milioni di studenti hanno beneficiato di questa opportunità dal 1987, traendone vantaggi che possono rivelarsi utili anche in una fase di crisi occupazionale.

“E’ un momento un po’ difficile economicamente in Europa – riconosce Alfonso – però credo che, per le persone che hanno questa ricchezza e questa apertura, sia sempre molto più facile inserirsi nel mercato del lavoro o creare un’impresa”.

Affinché questo potenziale non si disperda, da alcuni anni è attiva la Fondazione garagErasmus: un network professionale che collega fra loro gli ex studenti Erasmus al fine di promuovere opportunità di lavoro.

Nicola Filizola, co-fondatore di garagErasmus: “Per la prima volta, vogliamo riunire la generazione Erasmus e renderla visibile ai datori di lavoro e a tutte quelle imprese che cercano persone con una mentalità aperta al contesto internazionale”.

Con il sostegno del programma Erasmus+, la Fondazione ha aperto alcune associazioni in città come Lisbona, Atene e Praga, per sviluppare contatti con imprese e istituzioni.

“L’idea alla base di garagErasmus – spiega Nicola – è quella di creare un vero ecosistema di partnership pubbliche e private. L’obiettivo è favorire un collegamento tra città, atenei, imprese e studenti, affinché ognuna di queste realtà possa trarne i propri benefici”.

Generation Y continua sulle nostre pagine di social media.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Immersi nelle traduzioni

Danza urbana senza frontiere: il progetto 7STEPS

Erasmus+ in Slovenia, cittadinanza attiva dei giovani