Sylvie Guillem: danzando, forte e vulnerabile

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Di Euronews
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“Steps”, il prestigioso festival di danza contemporanea organizzato a Zurigo, conta quest’anno in cartellone la danzatrice francese Sylvie Guillem col suo spettacolo “6000 Miles Away”.

L’ex étoile de l’Opéra di Parigi si è raccontata in “Bye”, del coreografo svedese Mats Ek.

“Bye è una sorta di addio all’infanzia, a un certo tipo di carriera, alla donna che sono stata e non sono più. Ogni giorno diciamo addio a qualcosa per trovare qualcos’altro, è una costruzione e una costruzione significa voltare pagina, più volte.

“Gli anni passano ma ho l’impressione di essere sempre la stessa ragazzina, continuo a vedermi nel cortile della scuola con altre quindicenni! Mi sembra di non essere mai cresciuta da un certo punto di vista. C‘è sempre quella ragazzina, che non è cambiata.”

Artista impegnata, Sylvie Guillem milita anche in una ONG che lotta per la tutela dei mari.

“Sono sempre stata attirata dalle persone entusiaste, sono persone che mi mettono allegria. E a Sea Shepherd c‘è gente veramente entusiasta. Poi c‘è chi mi domanda: ‘ma che senso ha occuparsi di pesci?’ Intanto, le balene non sono pesci! Poi il mare, gli oceani, sono un organo vitale… e la gente se ne infischia! Ho subito abbracciato questa causa – si vede che sono una loro militante?”, dice mostrando fiera la felpa con la scritta Sea Shepards.

Una coscienza politica che va di pari passo con la consapevolezza artistica.

“Appena mettete piede sul palcoscenico è subito presente! Ma è un presente che ha una dimensione ‘altra’, extra-ordinaria. Si esce dall’ordinario una volta di fronte al pubblico. Il tempo si dilata, ed è un presente stupendo!”

Parliamo d’altro.

“Prima ignoravo quello che mi diceva il corpo – è il privilegio di essere giovani. Ma a un certo punto ho cominciato ad accorgermi che provava dolore, che era fragile, e che bisognava stare attenti, e che dovevo cambiare. E i cambiamenti ci sono stati: il mio modo di vedere le cose, il metodo di lavoro, e così via. Ma ciò che pure è mutato è la visione che avevo della mia invulnerabilità – ora mi sento vulnerabile.”

Una carriera invidiabile, la celebrità, il rispetto dei colleghi… E tuttavia la fine di tutto ciò non è tabù per Sylvie Guillem.

“‘E’ un po’ che faccio questo mestiere, e ne conosco il prezzo; per cui è vero che ogni tanto mi dico: ‘non sarà male il giorno che dirò basta’. Ma adesso non mi va che finisca, soprattutto quando ancora mi diverto… l’ago della bilancia resta in zona positiva, per cui per ora la questione non si pone, ma ci penso da quel dì, ed è vero che a volte mi balena quest’idea di darmi… al giardinaggio!”

Nel servizio è possibile ascoltare alcuni momenti dell’arietta di Ludwig van Beethoven dalla Sonata per pianoforte op. 111; la musica del balletto Rearry è invece opera di David Morrow.

Per visionare materiale supplementare tratto dall’intervista di Sylvie Guillem a Euronews, cliccate sul seguente link : http://fr.euronews.net/2012/05/03/entretien-avec-sylvie-guillem

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