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L'Unione europea si interroga sulla sua politica agricola comune

Le proteste degli agricoltori sono diffuse in vari Paesi dell'Ue
Le proteste degli agricoltori sono diffuse in vari Paesi dell'Ue Diritti d'autore Alvaro Barrientos/Copyright 2019 The AP. All rights reserved
Diritti d'autore Alvaro Barrientos/Copyright 2019 The AP. All rights reserved
Di Sandor Zsiros
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La Politica agricola comune dell'Unione europea rappresenta circa un terzo del bilancio comunitario. Ma i suoi destinatari, gli agricoltori, non sono soddisfatti

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Le proteste degli agricoltori non si fermano e dopo quella di Bruxelles hanno raggiunto anche la sede del Parlamento europeo di Strasburgo, che ospita questa settimana la seduta plenaria.

Minore e più semplice regolamentazione del settore e concorrenza leale sono le loro richieste principali.

"Ricevere sussidi dall'Europa è positivo, ma è assurdo che funzioni così. Preferiamo guadagnarci da vivere con ciò che vendiamo piuttosto che fare affidamento sui sussidi", dice un agricoltore francese.

"Se chiedete agli agricoltori, vi diranno che non vogliono più sussidi, ma un prezzo migliore per la loro produzione"
Dacian Cioloş
Eurodeputato di Renew Europe ed ex commissario europeo all'Agricoltura

Fondi contestati

Il settore agricolo resta il principale destinatario dei fondi comunitari: tra il 2021 e il 2027 la Pac, la Politica agricola comune, rappresenta circa un terzo del bilancio pluriennale europeo: 387 miliardi di euro su un totale di 1.210.

Eppure l'Unione europea è sotto accusa da parte degli agricoltori: forse perché l’attuale sistema di sostegno è obsoleto, spiega a Euronews l'eurodeputato romeno Dacian Cioloş, agronomo di professione e commissario europeo all’Agricoltura dal 2010 al 2014.

"La cosa sbagliata è il modo in cui vengono assegnati i soldi. Secondo me i pagamenti diretti che abbiamo ormai da diversi decenni non sono adatti ai bisogni legati alle attività agricole. Se chiedete agli agricoltori, non vogliono più sussidi, ma un prezzo migliore per la loro produzione".

Il co-presidente del gruppo dei Verdi/Ale Philippe Lamberts segnala invece che l'80% dei soldi europei finisce alle grandi aziende agricole. I piccoli agricoltori non ricevono sovvenzioni sufficienti e sono messi sotto pressione dalle catene di vendita al dettaglio, che mantengono bassi i prezzi.

"Queste persone vengono effettivamente schiacciate. Se si vuole cambiare la situazione, bisogna prima cambiare la struttura del mercato e limitare il potere sia dei fornitori che, soprattutto, dei loro clienti, della grande distribuzione e dell'industria agricola, in modo che i veri agricoltori possano guadagnarsi da vivere con il loro lavoro. Poi devono essere ricompensati tramite la Politica agricola comune per tutti i servizi che forniscono alla società, come il ripristino della qualità dell’acqua e della biodiversità, che non gli fruttano denaro.

C'è anche chi chiede di abolire del tutto i sussidi europei all'agricoltura, come Alexandr Vondra, rappresentante ceco del gruppo dei Conservatori e riformisti europei.

"Gli agricoltori cechi raccomandano costantemente l'abolizione di tutti i sussidi. Siamo pronti a competere, ma con una concorrenza leale".

L'ultima riforma della Pac è avvenuta nel 2021 e la ripartizione dei sussidi che ne deriva è destinata a durare fino al 2027. A meno di cambiamenti oggi difficilmente prevedibili.

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